Omaggio a Corrado D’Ambra | Luigi Moio
di Luigi Moio*
Squilla il telefono e appare un numero sconosciuto. Rispondo. “Ciao Luigi, come stai? Sono Corrado d’Ambra.” “Ciao Corrado, che piacere sentirti, dimmi pure”. “Appena vieni a Ischia, mi piacerebbe scambiare quattro chiacchiere con te”.
Avevo una grande ammirazione e rispetto per lui in quanto, tra le altre cose, mi ha sempre colpito con quale abnegazione si fosse dedicato alla promozione del vino campano mettendo insieme ogni singola azienda attraverso il Movimento del Turismo del Vino. Mi resi disponibile a raggiungerlo subito.
Fu così che dopo qualche giorno da quella telefonata mi recai da lui a Ischia in una bella giornata di primavera. Corrado mi aspettava agli imbarchi e mi venne incontro sorridendo come sempre.
Prendemmo un caffè e subito cominciò a raccontarmi del suo sogno: “Sai Luigi, ho acquistato una piccola azienda con una vecchia cantina, dove c’è un antico palmento e una bottaia, vorrei tanto fartela visitare e raccontarti dei miei progetti”. Arrampicandoci sulla stradina per Fiaiano, raggiungemmo la cantina. Mi spiegò che voleva attrezzarla e destinarla alla produzione di vini di qualità con l’uva dei vigneti che circondavano quella meravigliosa terrazza, raggiungibile solo con la monorotaia, con vista mozzafiato sul Castello Aragonese e su tutto il golfo di Napoli.
Dopo avermi mostrato tutta la proprietà mi svela, con grande tenerezza, il nome dato al suo sogno: Giardino Mediterraneo. Mi dice che sarebbe stato felicissimo se fossi stato io ad aiutarlo nella sua nuova sfida.
Rappresentando lui Casa d’Ambra, un marchio storico di cui sin da piccolo avevo sentito continuamente parlare, ne fui lusingato e naturalmente accettai volentieri. Mi ringraziò con molto affetto e percepii che aveva fretta di iniziare.
In men che non si dica, rendemmo perfettamente operativa la cantina per l’imminente vendemmia.
Ho ancora negli occhi la sua gioia del primo giorno di vendemmia. Arrivai sull’isola la mattina presto e assistetti al trasporto delle casse piene d’uva in cantina con una piccola monorotaia. Quest’ultima rendeva l’atmosfera ancora più romantica e fiabesca.
In cantina c’era un ragazzo, Francesco, che ricordo con tanto affetto. Francesco non aveva mai partecipato a una vendemmia, il suo lavoro – che in seguito purtroppo l’ha portato via – era in mare. Insieme con lui c’erano Angelo e Michele, i figli di Corrado che, coinvolti dal papà, partecipavano anche loro con grande passione. Per me era la situazione ideale, ero contento del fatto che i miei tre nuovi “cantinieri” ischitani non avessero precedenti esperienze, essi si affidavano completamente e seguivano le mie indicazioni con estremo rigore e precisione. Con Corrado, sembravano davvero dei bambini felicissimi e con la loro gioia mi avevano completamente coinvolto.
Il massimo dell’emozione fu quando assaggiammo insieme i primi due vini prodotti: il Biancolella e il Piedirosso. Con i vini nel calice, il sogno di Corrado prendeva forma, aveva il suo vino e cominciò a lavorare alla realizzazione delle etichette che rappresentavano dei chiaroscuri molto sobri e originali. Alla fine del mese di febbraio, in occasione delle degustazioni e degli assemblaggi definitivi per l’imbottigliamento dei vini, sempre con il suo dolce sorriso mi mostrò i tappi di sughero che aveva scelto, riportavano la scritta: “Il vino è un gioco della vita” che, in effetti, sintetizzava il suo rapporto con il vino vissuto per tutta la vita come un bel gioco.
E’ incredibile, sono trascorsi dieci anni da quegli anni belli in cui si è consolidato il nostro legame di stima e amicizia. Insieme abbiamo condiviso l’amore per il vino in un gioco che è proseguito sempre con grande determinazione e impegno e, anche nel periodo in cui lui sapeva di doverci lasciare, il suo sorriso era sempre lo stesso.
Del carissimo Corrado, oltre a qualche sua bottiglia, conservo un piccolo quadro che lui ha voluto fortemente donarmi qualche giorno prima della sua scomparsa. Rappresenta una farfalla in volo verso la libertà, quella libertà che a tutti i costi lui cercò nel suo Giardino Mediterraneo.
*Ordinario di Enologia alla Università Federico II
Un commento
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Che bello leggere “gli omaggi” fatti al grandissimo Corrado D’Ambra.
Un Uomo a cui Ischia deve molto . Anche il mondo della ristorazione gli deve molto, infatti tantissimi anni fa fece ristorazione di alta qualità all’interno dell’azienda vitivinicola d’Ambra.
Libera e Giovanni Iovine sono approdati ad Ischia grazie a Corrado che presentò loro questo progetto:” la Ristorazione Gourmet in Cantina” che con il tempo hanno adottato in molti in tutta Italia.
Anche il Saturnino è ancora presente grazie a Corrado. Le chiacchierate fino a tarda notte davanti ad un bicchiere di buon vino fumando le sue sigarette a cui toglieva il filtro erano,per me,momenti preziosi,a cui ancora oggi penso con nostalgia. Nel 2002 mi prenota un tavolo per due (e che duo!!!!) Corrado insieme al Sig.Gianni Mura . Con quella serata decise la mia strada lavorativa coronata da quell’articolo su Repubblica che cambiò anche il seguito alla mia cucina.