‘O Spass e il tempo sospeso del Natale con la ricetta di Angelina de ‘E Curti a Sant’Anastasia
di Carmen Autuori
Secondo la tradizione popolare le feste natalizie rappresentano un tempo sospeso tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Elementi fortemente simbolici di collegamento che suggellano questa tesi, come sostiene il maestro Roberto De Simone, si ritrovano non solo nel Presepe Napoletano, ma anche sulle tavole allestite nel periodo che va dall’ 8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, fino all’Epifania: tra questi la frutta secca, in particolare i semi. Noci, nocciole, mandorle, castagne, pinoli, fichi secchi, datteri rappresentano una sorta di cibo magico al cui interno è possibile ritrovare, secondo la favolistica popolare, doni e creature che appartengono a un’altra dimensione oltre ad essere il cibo preferito dei defunti. È questa la ragione per cui è proprio la frutta secca è la vera protagonista dei dolci natalizi, si pensi ai roccocò, ai susamielli, alla pasta di mandorle oppure ai dolci a base di castagne.
Ma non solo: a conclusione dei pranzi e dei cenoni è immancabile al centro del tavolo il cestino o, meglio ancora, il cuoppo, colmo di frutta secca e semi che accompagna i commensali fino a sera tarda tra una chiacchiera, una partita a carte o un giro di tombola. Parliamo dello “spassatiempo” che qualcuno chiama in maniera tronca ‘o spass (letteralmente divertimento), termine comune anche alla lingua tedesca.
I gusci, così come le bucce di mandarini, spesso vengono utilizzati per segnare i numeri della tombola, secondo la Cabala altro elemento di collegamento tra i vivi e i morti, si pensi alla figura dell’“assistito” a cui Matilde Serao ha dedicato intere pagine ne “Il Paese di Cuccagna”.
La stessa Serao ne “Il Ventre di Napoli” nel capitolo Quello che Mangiamo, centrato sulle abitudini culinarie più che modeste dei napoletani poveri alla fine dell’Ottocento, descrive con la sua consueta maestria ‘o spass: “Ha anche qualche altra golosità, il popolo napoletano: lo spassatiempo, vale a dire i semi, di mellone e di popone, le fave e i ceci cotti nel forno; con un soldo si rosicchia mezza giornata, la lingua punge e lo stomaco si gonfia come se avesse mangiato”. E così il popolo inganna ancora una volta la sua eterna nemica: la fame.
Con gli avanzi dello spassatiempo Angelina Ceriello del ristorante “’E Curti” a Sant’Anastasia prepara un piatto in carta da circa 100 anni.
Generosamente ci ha donato la sua storica ricetta che potrebbe essere una valida e gustosa alternativa al consueto spaghetti e vongole per il primo piatto del cenone della Vigilia.
Ricetta di Angelina Ceriello ristorante 'E Curti - Sant'Anastasia raccolta da Carmen Autuori
- Tempo di preparazione 10 minuti
- Tempo di cottura 15 minuti
Ingredienti per 4 persone
- 350 g di spaghetti
- 8 noci
- 12 nocciole
- 12 olive di Gaeta
- 2 cucchiai di pinoli
- 2 cucchiai di uvetta
- 8 pomodorini del piennolo
- 1 spicchio d’aglio
- Prezzemolo
- Sale
- Olio extravergine d’oliva
Preparazione
Dopo aver ammollato l’uvetta, tritare con un coltello noci, nocciole, pinoli ed uvetta.
In una padella dai bordi alti (vi servirà per amalgamare il condimento con la pasta) rosolare in olio extravergine d’oliva lo spicchio d’aglio, appena si sarà dorato toglierlo dalla padella e versarvi la frutta secca compreso le olive.
Insaporire per qualche minuto ed aggiungervi i pomodorini del piennolo tagliati a metà, salare poco.
Cuocere gli spaghetti bene al dente e farli saltare in padella con il condimento per un paio di minuti, se necessario aggiungere un po’ d’acqua bollente di cottura. Completare il piatto con il prezzemolo tritato.