Nude 2004 Aglianico Irpinia igt di Antonio Di Gruttola|Voto 90/100


Nude 2004, Cantina Giardino

CANTINA GIARDINO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Vista: 5/5. Naso 22/30. Palato 28/30. Non omologazione 35/35.

Torniamo dopo oltre dieci anni da Guglielmo Ventre alla Pignata di Ariano Irpino per sentire il profumo del pane e dell’olio da ravece, le preparazioni della nouvelle vague irpina della seconda metà anni ’90, quando sulla scia di Gugliemo e dei fratelli Fischetti si affacciarono quasi contemporaneamente sulla scena tanti bei locali (La Maschera, Taberna Vulgi, Osteria del Gallo e della Volpe, La Pergola di Gesualdo, Il Megaron di Paternopoli, Il Gastronomo e la Locanda di Bu, L’incanto) capaci di presentare in allegria i grevi piatti della tradizione.


Siamo nel paese di Antonio Di Gruttola e chiediamo il Nude più antico. 2004, la Campania è come in America, una cosa di sei anni è già da considerare vecchia perché quasi nessuno ha fatto biblioteca, archivio, l’incertezza ancestrale del futuro riduce la costruzione della memoria a lusso di intellettualoidi borghesi.
Sarà suggestione, parliamo dell’uva di Tecce poi finita nel Poliphemo, ma tutto, dal colore all’olfatto, ci riporta a Paternopoli. E’ un vino ruspantino al naso e molto deciso in bocca, l’annata merita e ci trasporta lontano dalla quiete dei Taurasi anni ’90: c’è ancora frutta rossa, ma anche un sottofondo tostato e un filino iniziale di ossidazione che poi si dilegua quasi subito. In bocca fa un bel balzo in avanti e sfodera il carattere deciso dell’Aglianico che piace a noi, a cominciare dall’attacco, no sweet, la grandissima freschezza, la pienezza del corpo, la fantastica sapidità che detta il tema, la chiusura decisa e pulita proprio grazie alla componente acida. Come una piena di un fiume travolge tutto nel palato e lo butta giù rapidamente.
Un vino sicuramente riconoscibile, molto piacevole al cibo, da tracannare sull’agnello con il quale abbiamo chiuso il pranzetto del nostro consueto sabato irpino.
I vini di Antonio fanno impazzire i bianchisti macerati a lungo, ma secondo me lo stacco più interessante rispetto agli altri enologi è proprio sui rossi. Il motivo è semplice: quando bevi i suoi bianchi avverti la ricerca anche concettuale dell’estremo, mentre nei suoi rossi la diversità appare essenzialemente semplice e diretta, naturale insomma.

Scheda del 23 settembre 2009 di Mauro Erro. Succede così che, ogni volta che io e Antonio ci vediamo, s’inizi a parlare davanti un paio di calici di vino di globalizzazione e d’agricoltura per arrivare, ovviamente, a discutere di vino. Quasi mai del suo.
Ricordo che una volta parlammo del Monumentale Taurasi 1968 di Mastro.
Mi fa: “Ne trovi ancora in giro, qualche bottiglia, c’è ancora.” Quelle di Antonio erano ben custodite nella sua cantina.
Eh già, perché fino agli anni ’90, tolto qualche coraggioso (Struzziero, per citarne uno), Taurasi voleva dire Mastroberardino e Mastroberardino voleva dire Taurasi. Di conseguenza, chi vuol produrre Taurasi o un aglianico da Taurasi come questo, non può fare a meno di confrontarsi con la Tradizione e la Tradizione vuol dire Mastro e il suo monumentale 1968, e i due fantasmi 1938 e 1928 che in pochi dicono di aver visto (dicono, perché fin quando non li assaggi tu personalmente, quei vini non esistono; una vecchia regola del provetto degustatore).
Ma che c’entra tutto questo con il vino di Antonio Di Gruttola e di Cantina Giardino? C’entra, perché se avete letto il post di Luciano sul loro Greco
Adam (ivi compreso lo sfottò nei miei confronti :-) c’è da fare una piccola considerazione: perché al pubblico i loro bianchi appaiono così diversi, mentre i rossi no?
Già, negli anni in cui il Galestro impazzava tanto da far diventare il colore di un vino bianco così candido e trasparente come l’acqua è come se nel palato dei consumatori si fosse conservato un richiamo arcaico che, in tema di rossi, li riporta al passato nonostante la deriva dei “super barricati” (Tuscan, Campani, Sicily ecc. ecc.) e dei vitigni migliorativi (migliorativi de che?).
Ora, l’unica è interrogarsi su quanto durerà questo vino e questi Taurasi, così tanti buoni come non mai, che abbiamo: 10, 20, 30 anni?
A me il gioco d’azzardo non piace, per cui spero di aver messo abbastanza Nude 2004 da parte per stapparne almeno una bottiglia all’anno e vederne l’evoluzione. Il lavoro, innanzitutto.
Naso di prugna, di spezie e cuoio, di salvia e alloro, di papaccelle, di grafite e di buccia d’arancia amara. Poi il palato sontuoso nell’ingresso, caldo, teso e saporito. Sì, saporito di sale. Tannino pienamente svolto e carezzevole, alcol un po’ bizzoso, ma quando viene il freddo, va bene anche quello.
Dalle vecchie vigne che
Luigi Tecce cura davanti casa. Nude 2004.
Post Scriptum per Antonio: però qualche volta dei tuoi vini pure dobbiamo parlare. Almeno, fatti dire che sono buoni. Almeno questo.

Sede ad Ariano Irpino, via Petrara 21/b. www.cantinagiardino.com [email protected] – Tel 0825-872288, Fax 0825-873084. Ettari di Proprietà: nessuno. Vitigni: aglianico, fiano, greco, coda di volpe, coda di volpe Rossa. Bottiglie prodotte: tra le 10.000 e le 15.000 a seconda dell’annata.