Nino Graziano: dalla Sicilia alla Russia, a Roma con sapore. Storia di uno chef che ha fatto della sicilianità una bandiera internazionale.


Chef Nino Graziano

Chef Nino Graziano

di Laura Guerra

Il sole ce l’abbiamo noi – dice Nino Graziano, sintetizzando con questa immagine luminosa la principale caratteristica della sua cucina a Mosca.

Sono ormai 18 anni che l’ha fatta scoprire ed amare alla clientela russa ed internazionale, impegno che gli è valso il premio “Modello di ispirazione” assegnatogli da 50 Top Italy 2022.

“Sono molto fiero e contento per questo riconoscimento – commenta, subito dopo cerimonia di premiazione;  è un’occasione in più per dire ai giovani chef, ma anche ai ragazzi che fanno altri lavori in cucina, nella sala e in diversi settori della gastronomia che possono credere nelle idee e nei progetti che vogliono realizzare. Anche quando vivono difficoltà e sentono la diffidenza delle altre persone”.

Come sa bene lui quando ha deciso di portare il sole della Sicilia sulla piazza Rossa, dimostrando che la cucina italiana non era solo pasta alla carbonara, all’arrabbiata o all’amatriciana. Ma piatti eleganti, rispettosi della tradizione, degli ingredienti mediterranei con sole dentro – appunto – e del modello italiano di fare accoglienza, tenendo alto il nome del Bel Paese.

Facendo – altra cosa cui Nino Graziano tiene moltissimo – un lavoro di educazione alimentare, creando un’abitudine ai sapori buoni e autentici dei piatti iconici della tradizione italiana partendo orgogliosamente dalla sua terra: la Sicilia. Dove, quando il fine dining era un mondo per pochi, lui fu il primo stellato dell’isola a conquistare ben due stelle Michelin con il ristorante il Mulinazzo, nel palermitano. Il suo nome entrò nelle pagine della “Rossa” e diede una dignità alla ricca tradizione culinaria siciliana aprendo la strada a tanti chef isolani che sarebbero venuti dopo.

Il riconoscimento gli portò l’occasione di una company che lo coinvolse nel progetto di ristorante di cucina d’autore La Bottega Siciliana, a due passi dal teatro Bolshoi prima, e poi in quello del Focacceria, il bistrot con cui ha conquistato i palati moscoviti di tutte le età, sfornando panelle, arancine, sfincioni, ricette della golosità siciliana più autentica e rotonda.

Sapori che, da alcuni anni, hanno conquistato anche gli onori della Capitale dove, fra Trinità dei Monti e via del Corso, ha aperto con la moglie Sabine Osteria Siciliana e serve, tenendo insieme tradizione e creatività, i grandi classici della sua terra.

Un punto di riferimento gastronomico a Roma, certo, ma anche un motivo per lui per tornare in Italia e in Sicilia, spesso e volentieri, perché “quando lasciamo l’Italia non ce ne andiamo mai veramente”.

Un commento

  1. Simmo ro sud e se nella valigia,oggi non più tenuta insieme dallo spago,riusciamo a portarci dietro ,viaggiando per il mondo,dagli spaghetti alla soppressata non riusciamo però a farci entrare la luce il sole il mare e…….la fantasia.FM

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