Il Negroamaro in bianco e la Malvasia nera in purezza di Duca Carlo Guarini; la tradizione salentina dal 1400…
di Andrea de Palma
Torno a scrivere di Scorrano, ma no per il pane o per la piacevole Trattoria degli amici (La Scapece Gallipolina e il pane cotto a legna a Scorrano: la Puglia dei mille sapori), ma per la famiglia Guarini, trapiantata nel Salento dal 1400, proveniente dalla Normandia.
L’azienda vinicola prende il nome dal padre “Duca Carlo Guarini” ma oggi è il figlio Giovan Battista Guarini a guidare un’azienda agricola che produce anche, pomodori in barattolo, ciliegino salsato, pelato San Marzano, passata di pomodoro tradizionale, paté di olive, peperoni rossi e gialli, olive denocciolate, carciofi, legumi, ceci, fagioli, lenticchie, olio extravergine da Ogliarola salentina con frantoio di proprietà sempre adiacente alla cantina.
Giovanni e la sua famiglia hanno sempre fatto vini.
Le vigne sono tutte a Torchiarolo e la mia attenzione cade sul Negroamaro vinificato in bianco, sia fermo che spumantizzato, e su una fantastica Malvasia Nera in purezza.
A essere sincero, le varie versioni degustate promettono bene, soprattutto le annate con due o tre anni d’invecchiamento. Indubbiamente l’intento delle aziende non è quello di invecchiarlo, ma dalle degustazioni emerge questa possibilità.
Mentre più immediato e pronto è lo Spumante Piccolebolle Charmat da Negroamaro in purezza, il naso è molto floreale con note nette di pera; la bocca resta fresca e minerale, con retrogusto gradevole di agrumi e fiori, si beve benissimo; bella anche la sapidità rinforzata dalla mineralità e succulenza, finale armonico e floreale.
Insomma uno spumante che sposa bene una cucina di mare, ma soprattutto consigliato per aperitivi briosi sia a pranzo che a cena. Sui 9 euro .
Il Negroamaro in bianco, Taersia Igt Salento bianco 2015; nei profumi, si mostra da subito ricco di zenzero, fiori, e note agrumate come il mandarino; erbe aromatiche come rosmarino; e poi verte sulla spezia. Buona acidità, piacevolezza diffusa, contraddistingue il gusto; un vino intrigante e sbicchierabile, poco alcol, tanta freschezza e di buona sapidità. A bicchiere vuoto emerge l’agrumato.
Il Negroamaro in bianco, Taersia Igt Salento bianco 2014; già da colore giallo paglierino intenso s’intravede un passo in più; profumi di fiori gialli intesi seguite da note di frutti e agrumi. Al palato si mostra morbido e ricco di corpo, sfoggiando tanta sapidità e mineralità, con finale delicatamente mentolato. Interessante a bicchiere vuoto con note di pesca e spezia bianca.
Il Negroamaro in bianco, Taersia Igt Salento bianco 2013; annata sottotono ma comunque mostra, anche se attenuate le caratteristiche del 2014.
Vini volutamente diversi, sia nello stile che nella lavorazione. Nel 2015 è stata preferita la bevibilità e la schiettezza, sia olfattiva che gustativa; mentre 2014 è un vino più complesso, forse dovuto anche alla selezione naturale avvenuta in vigna a causa dell’annata pessima. Solitamente le vendemmie sono anticipate con fermentazioni solo del mosto fiore in acciaio e successivo affinamento nello stesso. In tutta sincerità preferisco lo stile del secondo, ma prima di sentenziare dobbiamo aspettare qualche anno e fare le nostre valutazioni. Da a 9.00 euro in enoteca.
La Malvasia Nera Malia Igt Salento rosso 2013 biologico certificato; la Malvasia nera leccese in purezza non si trova facilmente, è un vitigno da sempre utilizzato per dare note floreali e vivacità al Negroamaro, una vecchia tradizione che continua ancora oggi. E fra i pochi a vinificarla è Giovan Battista Guarini, con ottimi risultati; sinceramente amo far emergere queste tipicità.
Già nei profumi netti e sinceri, emergono note di spezia come il pepe nero, floreali come la rosa rossa e di frutti come l’amarena; non mancano nuance di tabacco e cuoio che gli donano un tono di classe. La freschezza di frutto e la notevole acidità danno corpo a un palato vibrante e mai stanco; sorprende la nota floreale e di frutto che accompagna tutta la bevuta, con finale succoso e lungo. Macerazione sulle bucce per dieci giorni in acciaio e due anni di affinamento sempre negli stessi.
Nota importante è l’uso esclusivo di acciaio per la maggior parte dei vini e solo per il Primitivo e il Negroamaro viene usata la vasca di cemento per l’affinamento.
Duca Carlo Guarini
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