Nasce la Prima Contrada del Vesuvio a firma Casa Setaro: la cantina é tra i “Wine Heroes” di Joe Bastianich
Presentata ufficialmente al Vinitaly 2022, anche nell’ambito dell’importante convegno “Versanti e Contrade del Vesuvio” di Confagricoltura con la giornalista Antonella Amodio e l’enologo Vincenzo Mercurio, nasce “Contradae 61·37 Vesuvio Doc 2019” di Casa Setaro. L’azienda vesuviana di Massimo Setaro è tra le 20 realtà italiane scelte da Joe Bastianich per il podcast “Wine Heroes”.
É stata presentata ufficialmente al Vinitaly 2022 ed è l’ultimo progetto vitivinicolo della cantina Casa Setaro: un lungo lavoro di zonazione alle pendici del Vesuvio ad opera di Massimo Setaro che dal 2004, insieme alla moglie MariaRosaria De Rosa, porta avanti il sogno di valorizzare e salvaguardare questo territorio nel segno del Nettare di Bacco.
Sull’idea delle contrade etnee, nel più piccolo comune vesuviano, Trecase, nasce ufficialmente “Contradae 61·37” Vesuvio Doc 2019, un vino bianco concepito da un progetto di zonazione viticola nella Contrada Bosco del Monaco sul versante Sud del vulcano più famoso del mondo a firma Casa Setaro. Ma perché questo nome? Sull’etichetta, sono presenti i numeri 61 e 37 a raccontare, secondo la Smorfia napoletana, rispettivamente il “Bosco” (61) e il “Monaco” (37): una scelta nata dall’impossibilità, secondo il disciplinare oggi vigente, di denominare questo vino con la parola “contrada”.
La volontà, però, di Massimo Setaro è da sempre quella di studiare in maniera approfondita il territorio dove è cresciuto, esaltandone le potenzialità e l’identità: questo blend, in cui domina il Caprettone affiancato da viti di Fiano e Greco, segue infatti proprio la filosofia dei Grand Cru. Sono tutte vite a piede franco e prefillossera (metodo propaggine) che vengono custodite da generazioni dalla famiglia Setaro nel contesto urbano della provincia di Napoli. Non è un caso quindi che la cantina vesuviana, pioniera nella spumantizzazione Metodo Classico sul Vesuvio, è stata scelta e raccontata dall’imprenditore americano Joe Bastianich nel suo nuovo lavoro, il podcast “Wine Heroes”, in cui sono state selezionate solo sono 20 realtà italiane (in Campania, Casa Setaro e Fiore della Costiera Amalfitana).
“Da bambino sono rimasto sempre affascinato quando ascoltavo mio padre e i suoi amici contadini fare discorsi sulle zone del Vesuvio dove si producesse meglio il Caprettone, piuttosto che un’altra uva – afferma Massimo Setaro, terza generazione di vignaioli sul Vesuvio -, e avevano ragione. La zonazione è stata utile anche per verificare l’importanza e la adattabilità di un vitigno in quella specifica unità di paesaggio, raffrontando la risposta sensoriale e organolettica del prodotto finale ottenuto in sottozone differenti”.
La scelta della migliore matrice, che combini in modo ottimale le variabili del cosiddetto concetto di “terroir”, sulla base dell’utilizzo di mappe realizzate grazie alle informazioni raccolte in seno allo studio di zonazione (uno strumento scientifico per caratterizzare e conoscere il rapporto tra i vitigni e gli ambiti pedo-climatici dove sono coltivati), ha soprattutto lo scopo di utilizzare al meglio il patrimonio viticolo, valorizzando le peculiarità.
“Tutto questo consente di intervenire di anno in anno in modo differenziato a seconda dell’andamento stagionale, a livello agronomico (diradamenti, cimature, sfogliature, etc) e negli apporti di concimi ed antiparassitari mantenendo sempre una viticoltura biologica certificata (d’ispirazione biodinamica) in funzione delle reali necessità della coltura”, conclude Setaro.
Il Contradae 61·37 è frutto dell’esperienza accumulata negli anni sulle varie parcelle e della selezione di una di queste: si tratta di un piccolo appezzamento (2.500 le bottiglie totali prodotte) sui 150 slm nella contrada Bosco del Monaco, sul versante Sud del Vesuvio. Qui, l’uva viene raccolta a mano, con una doppia vendemmia. In periodi diversi per ogni vitigno, si raccoglie in prima battuta per favorire l’acidità e, in seconda volta, quando il grappolo ha raggiunto una perfetta maturazione fenolica. Segue la diraspatura e la pigiatura soffice, per estrarre solo il mosto fiore: il processo di fermentazione continua in acciaio per un anno. Pronto dopo poco più di 12 mesi in bottiglia.
Già il padre di Massimo, “don Vincenzo”, aveva condotto una viticoltura di salvaguardia dei vitigni impianti da secoli in quella zona, specie del Caprettone, che in passato è stato sempre confuso con il Coda di Volpe e usato perlopiù come uva per tagliare la Falanghina. Questo è il primo blend bianco di produzione aziendale: le referenze a bacca bianca, presenti fin oggi, sono state tutte monovitigno, perché “si voleva studiare prima separatamente le potenzialità e le sfaccettature di ogni vitigno, sui diversi appezzamenti”, racconta il vignaiolo vesuviano.
La presentazione del progetto si è tenuta a Verona, al secondo giorno del Vinitaly, e ha trovato spazio anche nel convegno di Confagricoltura “Versanti e Contrade del Vesuvio” condotto dalla giornalista Antonella Amodio, con l’enologo Vincenzo Mercurio, ideato dell’accademia Le Ali di Mercurio, che ha sottolineato – mostrando anche una mappa – le differenze esistenti nell’areale del Vesuvio e delle peculiarità del “terroir” vesuviano; e con lo stesso Massimo Setaro che ha raccontato il progetto attuato..
Ad ogni sorso, Contradae 61·37 ricorda di essere nato su un vulcano, ma non solo: le vecchie vigne della famiglia Setaro risalgono i terreni sabbiosi, rocciosi e dove sono visibili “sciare” di lava, testimoni dell’antica memoria vignaiola del piccolo comune di Trecase. Color giallo intenso dorato, al naso emerge una complessità olfattiva che spazia dai fiori gialli, erbe selvatiche e basalto. Al palato, è succoso, con una sapidità sferzante, condito da note che vanno dall’albicocca alla pesca integrate a fiori di ginestra, gesso, macchia mediterranea, per un sorso fresco e piacevolmente lungo.
Volume alcolometrico: 13% Vol.
Temperatura di servizio: 10-12° C
Formato bottiglia: 0,75 litri