Napoli, Pizzeria Trianon: dal 1923 sulla cresta dell’onda
Quanta magia c’è nella pizza? Non si può contarla.
La Pizzeria Trianon di Napoli la descrive con semplici parole: “un pezzetto di pasta (ottenuta con acqua, farina e un pizzico di lievito) schiacciata da un pizzaiolo, erede di una tradizione che si tramanda da ottant’anni: il segreto è tutto qui. Essa viene spruzzata di sale, bagnata con un filo d’olio, farcita con pomodoro maturo e magari con qualche fetta di mozzarella e il tutto profumato dalle foglie di basilico, fiorite nei vasi di coccio al sole di Napoli”.
Molti più di otto decenni sono trascorsi da quel lontano 1923 nel quale Ciro Leone, con la moglie Giorgina De Somma, aprì quel forno a ridosso di Piazza Calenda che in pochi anni sarebbe divenuto la Pizzeria Trianon dal nome del celebre teatro che negli anni Quaranta e Cinquanta ha visto sfilare le più grandi stelle della scena partenopea: Totò, Macario, Nino Taranto e gli altri della Rivista. La zona si conserva popolare, appena diluita dallo scorrere dei passanti del Corso Umberto I o, come lo chiamano i napoletani, “il Rettifilo”, ricordando che sul finire dell’Ottocento fu creato per risanare e tagliare in due con precisione geometrica i quartieri Porto, Vicaria, Pendino e Mercato, ancor oggi una tra le strade più ampie di una metropoli che è per lo più un groviglio sorprendente di vicoli.
In questo angolo del centro storico che, dall’agosto del 2010, ha visto andare in frantumi per mancanza di fondi il progetto di restituire al celebrato teatro del popolo, Trianon, la dignità sottrattagli da lunghi anni di militanza come squallido cinema porno, sono concentrate due icone dell’arte di far pizza a Napoli, una di fronte all’altra: la Pizzeria “Trianon”, da un lato, e quella “Da Michele” dall’altro. Non c’è guida della città che non le celebri entrambe e si può dire che, in ragione della loro storia, essendo tutt’e due perennemente prese d’assalto, specialmente nel week end, è facile che i napoletani saltino dall’una all’atra delle file che si sviluppano davanti alle loro soglie cercando di raggiungere il prima possibile l’obiettivo agognato di sedersi. I due locali hanno in comune il rispetto per la tradizione che vuole che la pizza resti sostanzialmente offerta a pressi bassissimi e che le sue dimensioni che, nell’uso divenuto proprio del centro storico, esorbitino il piatto che la contiene.
La pizza “a ruota di carretto”, da Trianon, è un vanto esibito. Al punto che uno dei suoi cavalli di battaglia è una pizza con otto gusti nella quale l’enormità del disco di pizza è esaltata e valorizzata al massimo, riuscendo a produrre un effetto caleidoscopico: il rosso del pomodoro, il rubino del salame, il rosa del prosciutto, il verde tenero dei carciofini, il violaceo delle olive, il verde del basilico, il bianco perlaceo del fiordilatte e cosi’ via.
A prescindere dalla tendenza dei napoletani ad esercitare nei confronti di ciò che più amano il più spietato giudizio, arrivando a denigrare, per quanto riguarda la pizza, gli esercizi di più antica di schiatta verso i quali nutrono un’ inconsapevole esagerata aspettativa, sembra non essersi mai appannata la stella di questa pizzeria. Lo suggeriscono i numeri che negli anni le hanno consentito di espandersi. Partendo dal piccolo locale fondato da Ciro, con i suoi quattro tavoli, si è passati, conquistando via via i piani superiori, dove fino a circa una trentina di anni fa la famiglia Leone ha vissuto, agli attuali 420.
Quattro i livelli – incluso quello del piano terra dove ancora si può mangiare sui tavoli di marmo di 70 anni fa – e tre i forni in attività all’occorrenza, tutti allegramente piastrellati e affidati alla benevola protezione di Sant’Antonio, patrono dei pizzaioli, la cui immagine, apposta sulla bocca del forno, tutela il fuoco.
“La famiglia di Pasquale Leone viveva qui. Mia moglie ci è nata” racconta Giuseppe Fuffaro che con il cognato Angelo Greco gestisce il locale in società con le cognate Marilisa e Daniela e il figlio della zio Giuseppe, Ciro. Sono gli eredi di una tradizione che da Ciro Leone, scomparso nel 1973, è passata prima ai figli di lui, Giuseppe e Pasquale, per poi trasferirsi sui figli di questi utlimi. Non avendo, Pasquale Leone figli maschi ed essendosi le sue figlie, Giorgina e Donatella, dedicate alla cura della famiglia, è toccato anche a loro, i mariti, provenienti da ambiti professionali molto diversi, portare avanti il nome di Trianon in città. Mentre al banco si sono alternati, prima gli operai del fondatore e i loro allievi, poi, oggi, ancora, una serie di collaboratori storici, gli eredi Leone, del ramo Giuseppe e del ramo Pasquale, gestiscono professionalmente i rapporti con i clienti e i fornitori alternandosi nel locale.
E’ cresciuto cosi’, negli anni, a partire dal 1992, l’impero di Trianon che oggi annovera un esercizio da 200 posti a Salerno (Piazza Flavio Gioia, 22-24 – 089 252530), un take away a Pozzuoli (via Sacchini, 19 – 081 5266537), un locale da 200 posti sulla collina del Vomero (Via Morghen, 12 – 081 3723232) gestito dalla figlia di Ciro Francesca; oltre l’ultimo nato (nel 2010) a Caserta (Via Tescione, 162/166 – 0823 1540497).
Oltre che nella versione base proposta a prezzo popolare (4,00 euro. 3,50 euro, invece, per la Marinara), la Margherita, presso la sede storica, è servita in molte varianti: con mozzarella di bufala, con mozzarella di bufala campana dop, con filetto di pomodoro, con uovo, con funghi, alla romana, con prosciutto e funghi, con panna, con salsiccia, con salsiccia e funghi . Clou di una serie di altre pizze non lontane del solco della tradizione, la Gran Trianon che sfoggia, appunto, ben otto gusti e che non è mai la stessa, visto che gli ingredienti li mette insieme il pizzaiolo a seconda di quello che si trova. In questo locale, curato e accogliente, pizza e birra mediamente, servizio incluso, 11 euro.
Pizzeria Trianon Da Ciro
Via Pietro Colletta, 44/46
Tel: 081.5539426 – 081.3723232