Murgo 1860 Etna Rosato Doc 2022 e 2023 a confronto: vino del Vulcano, dove la neve è bianca e nera
di Giulia Cannada Bartoli
Sicilia, Etna, “‘A Muntagna”… richiamo di sangue e del cuore per me: per chi non lo sapesse, le mie origini sono per metà siciliane. Antica è anche la mia passione per il vino rosato.
La Cantina Murgo narra l’affascinante storia di un territorio e di una nobile e numerosa famiglia, che risale al 1860. Un grande sodalizio, unito quotidianamente dalla voglia di crescere, produrre buon vino e fare della cantina un luogo d’accoglienza raffinata e rurale. Nel 1860 il senatore Luigi Gravina donò alla famiglia Scammacca circa trenta ettari di vigna.
Il terreno, situato sull’Etna, è lo stesso sul quale oggi sorge la Tenuta San Michele, sul versante Nord Est del Vulcano, nell’omonima Contrada, a Santa Venerina.
Dal 2022 il Consorzio Tutela Vini Etna Doc (al quale Murgo 1860 è associata) ha realizzato, in collaborazione con il Dipartimento Agricoltura dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Sicilia, la mappa che definisce con chiarezza e precisione i confini e la posizione esatta delle 143 Contrade presenti all’interno del territorio di produzione dell’Etna Doc. La grande biodiversità che l’Etna nasconde, si esprime non solo sui diversi versanti del vulcano, ma soprattutto nelle Contrade caratterizzate dalle diverse stratificazioni delle colate laviche e dalle differenti esposizioni dei vigneti. Dal 2011 il disciplinare Etna Doc ha introdotto l’obbligo di imbottigliare in zona e di riportare il nome della Contrada.
Il fondatore, barone Emanuele Scammacca Del Murgo, padre di Manfredi e di altri sette figli (tutti maschi), importante Ambasciatore e uomo lungimirante, riconverte dal 1981, gli antichi possedimenti in moderne aziende agricole, che sono divenute punto di riferimento nella svolta vitivinicola avvenuta sull’Etna dalla fine degli anni ’80. In questi anni si compie il cambio generazionale: Michele alla produzione, Pietro si occupa sia, di amministrazione e logistica, sia, di accoglienza e ristorazione, con l’agriturismo e un’elegante locanda di campagna. Matteo segue le pratiche agronomiche, mentre, Manfredi è alla direzione dei mercati Italia e Estero.
La cantina si trova su una delle strade che portano dritte al cratere dell’Etna, “‘A Muntagna” che dista, in linea d’aria, 10 km.
Siamo esattamente sul versante Est del Vulcano a 500 mt. sul livello del mare. Questo versante è caratterizzato da un territorio più scosceso che declina verso lo Ionio. La vicinanza del mare si manifesta con una maggiore piovosità e una spiccata ventilazione. L’ambiente pedoclimatico favorisce la maturazione ottimale del nerello mascalese.
Il microclima è caratterizzato da forti escursioni termiche, dovute all’altitudine del vulcano (3.403 mt.) che rallentano la maturazione delle uve, conferendo ai vini freschezza e caratteristico profilo aromatico. I terreni vulcanici fanno il resto apportando decisa mineralità alle uve.
Le tenute dell’azienda sono tre: San Michele (Santa Venerina), Gelso Bianco (sulla piana Etnea verso Catania) e La Francescana (Aprilia), la produzione è orientata maggiormente ai vini Etna Doc (Nerello Mascalese, Carricante, Catarratto) ma, anche alla sperimentazione con alcuni internazionali (Pinot Nero). Provengono invece solo da uve di Nerello Mascalese 100%, raccolte prima della piena maturazione, gli spumanti, nel 1990 esce sul mercato il primo spumante Murgo Brut Metodo Classico (nato da una conversazione tra il Barone Emanuele Murgo e Giuseppe Tasca D’Almerita che aveva già cominciato a produrre Spumanti Metodo Classico in Sicilia) che oggi rappresentano il punto di forza della cantina.
La Tenuta San Michele, cuore della produzione Murgo, si trova a 500 mt. sul livello del mare da dove si gode un panorama mozzafiato dominato dall’Etna e dallo Jonio, il sole sorge sul mare e tramonta dietro l’Etna. I terreni, generati da secolari sciare di lava, sono sciolti a granulometria sabbiosa. La Tenuta, al risveglio di “‘A Muntagna”, è spesso ricoperta da coltri di lava.
I vigneti si estendono per circa 45 ettari e sono dedicati per lo più alla denominazione Etna doc. La conduzione della Tenuta San Michele adotta tecniche a basso impatto ambientale ed è in riconversione biologica. La produzione complessiva ammonta a circa 600.000 bottiglie, per metà spumanti metodo classico. In Tenuta Gelso Bianco, sulla piana di Catania, si coltivano olivi, da cui si produce olio Evo Nocellara Etnea dop, e alberi di agrumi. L’enologo è Vito Giovinco che lavora con i vini dell’Etna da oltre 30 anni. In cantina da molti anni, come Head Sommelier, c’è Claudio Di Maria, Miglior Sommelier della Sicilia 2023 e dell’Etna 2024.
L’intervista con Manfredi Scammacca Del Murgo.
Che cosa significa oggi per Murgo 1860 produrre vino?
“Saper fare vino significa conoscere in profondità la terra, allevando solo vigneti unici per dare vita a prodotti che siano prima di tutto fotografia del territorio, ci sentiamo orgogliosamente figli dell’Etna. Siamo consapevoli di dover produrre rispettando l’ambiente, salvaguardando il paesaggio per trasmettere al consumatore la passione e l’amore che accompagnano ogni fase della produzione. Abbiamo capito che bisogna ormai fare i conti con il cambiamento climatico, cui gli autoctoni resistono sicuramente meglio. Il nostro impianto più vecchio risale alla fine degli anni ‘60, quando fu rifatto a filare e, con grande preoccupazione dei nostri contadini, fu acquistato un trattore, in realtà non fu licenziato nessuno, anzi, abbiamo sempre assunto nel tempo. Gli impianti cd. a spalliera sono in realtà alberelli etnei coltivati in fila.
Il rispetto per il territorio e la sensibilità ambientale maturata nel tempo, ci hanno spinto ad adottare, oltre al disciplinare dell’Agricoltura Biologica, anche un nostro protocollo aziendale di produzione e distribuzione. Nello specifico ci impegniamo a: ridurre ogni tipo di antiparassitario anche se autorizzato; utilizzare solo concimi animali; ridurre gli sprechi di acqua; scegliere mezzi per la lavorazione meno inquinanti; utilizzare energia elettrica da fonti rinnovabili; preferire imballaggi eco compatibili e riciclabili; ridurre gli sprechi di prodotti e di cibo.”
La degustazione
L’Etna Rosato Doc è davvero figlio dell’Etna, da vigneti ad alberello situati sul fronte orientale del Vulcano, da uve di Nerello Mascalese in purezza con breve macerazione (5 ore) per ottenere il particolare colore. La vendemmia manuale cade di solito nella prima decade di settembre (quest’anno – 2024 – a causa del caldo eccezionale e della siccità, la raccolta è stata anticipata).
La vinificazione:diraspatura, pigiatura e breve macerazione a freddo in pressa, delicata pressatura con presse pneumatiche. La fermentazione: raffreddamento del mosto e decantazione statica in serbatoi di acciaio inox a 14°C per circa 20 giorni. Affinamento in acciaio per almeno 6 mesi, successiva permanenza in bottiglia per almeno 2 mesi. Le caratteristiche aromatiche delle uve sono così preservate.
2022 e 2023 sono annate diverse. La 2022 è stata equilibrata, con ottimo bilanciamento tra giorni di pioggia e sole. Inverno abbastanza rigido, primavera mite, ma piovosa, estate equilibrata. Vendemmia nella prima decade di settembre.
La 2023 è stata invece un’annata caldissima e siccitosa con picchi di temperature in luglio oltre i 42°C. Nei mesi di aprile e maggio le piogge hanno prodotto parecchi danni con cali sostanziali in diverse zone dell’Etna, appena il 10% per Murgo. Il mese di settembre ha fatto registrare temperature medie per il periodo. Vendemmia nella prima settimana di settembre. Le elevate temperature hanno prodotto maggiore “concentrazione” nei vini, anche se in questo caso parliamo di un rosato con brevissima macerazione a freddo.
Il calice 2022 – a due anni dalla vendemmia – si presenta elegante e fine con il suo colore lucente rosa antico tenue. All’olfatto esprime profumi abbastanza complessi, con sentori floreali di iris, fresia e petali di rosa. A seguire, fragranze agrumate di pompelmo rosa, melograno e lampone. In bocca, il gusto si apre delicatamente (come l’olfatto) per evolvere verso una chiusura briosamente sapida e di scattante freschezza. La lunga persistenza vira verso note appena fumé. Il sorso è teso, ma pieno e avvolgente. Invita al secondo assaggio e sorprende per la vivacità gusto olfattiva dove il tannino delicato del Nerello Mascalese dialoga perfettamente con la spalla acido/sapida e con la mineralità etnea.
Il calice 2023 si presenta brillante e vivace, di grande lucentezza. Il colore è rosa antico con leggeri riflessi ramati. Il naso, più intenso, esprime rimandi floreali, fruttati di fragolina di bosco asprigna e croccante per chiudere con fragranze agrumate e un soffio appena speziato. L’ingresso al palato è caldo e decisamente sapido. Il sorso è più pieno ma ben sostenuto dalla vivace freschezza minerale. Lunga la persistenza aromatica. Come per il 2022, il vino ha ancora potenziale espressivo e longevità.
Si tratta, per entrambe le annate, di un vino figlio delle marcate escursioni termiche del Vulcano: i due calici si caratterizzano per elevata sapidità (l’influenza marina).La freschezza e la mineralità sono il filo conduttore che lega le due annate a doppio filo con il territorio. Due vini di carattere, sicuramente fini e aromaticamente complessi. Prezzo medio a scaffale sui 14,00 €.
L’abbinamento: con l’annata 2022 i Cappellacci 2.0 di Angelo D’Amico a Locanda Radici a Melizzano,. Il matrimonio di territorio, per la 2023, lo vedo con piatti vegetali, come la classica caponatina siciliana. La struttura (12,5%–13%) consente l’accostamento anche con il pesce spada alla “gghiotta”. E’ una bella proposta anche con la nostra pizza: su tutte la Margherita Classica di 10Diego Vitagliano.
Cantina Murgo 1860, Via Zafferana 13 – 95010 Santa Venerina (CT). Tel.: +39 095.95.05.20 [email protected] www.murgo.it – Enologo Vito Giovinco – Ettari Vitati 45. Vitigni: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante, Cataratto, Grillo, Pinot Noir. Ettari a uliveto (Nocellara Etnea dop) e agrumi:60 – Prenotazioni & Visite [email protected]
Sono stato stamane a santa venerina….a saperlo lo cercavo.
Marco Contursi…peccato!