Morto Gianfranco Soldera, re del Brunello di Montalcino e antesignano dei vini naturali
Gianfranco Soldera è morto a 82 anni mentre lavora in vigna. La sua vigna che lo ha fatto vivere in pace con la natura e in guerra con gli uomini negli ultimi 40 anni.
Nato a Treviso nel 1937, si era trasferito in Toscana dopo aver fatto fortuna a Milano come broker finanziario. Qui acquistò all’inizio degli anni’70 la tenuta Case Basse che lo ha reso celebre in tutto il mondo. Il suo Brunello, improntato ad una filosofia produttiva naturale ante litteram, ha visto per la prima volta la bottiglia con l’annata 1977, l’ultima 2006 perché in seguito decise di produrre Toscana Igt pur restando fedele al Sangiovese grosso come unico vitigno.
Proprio questo suo mantra è stato all’origine di incomprensioni con alcuni produttori dell’ambiente che, negli anni del successo facile e dello sviluppo commerciale del Brunello cercarono scorciatoie come purtroppo spesso avviene nel mondo agricolo italiano.
Non è stato insomma un personaggio facile, come tutti i grandi costruttori. Ecco cosa rispose a Luca Mazzella in una sua intervista rilasciata nel 2010 al Fatto Quotidiano
Negli ultimi trent’anni ci sono stati cambiamenti epocali. Che però sia migliorata la qualità dei vini, è tutto da dimostrare. Basta considerare i fatti: negli anni Settanta io producevo 15.000 bottiglie su 700-800.000 totali di Brunello. Oggi, che si producono più di 7 milioni di bottiglie, e si vorrebbe arrivare a 14 milioni, io continuo a produrre la stessa quantità di vino. Ciò dà la misura del cambiamento. Il mercato del vino è in mano agli industriali, non più ai viticultori. Di contro c’è una netta diminuzione dei bevitori intenditori. La critica vinicola è quasi del tutto inesistente. Esiste la pubblicità all’industria del vino. Le guide hanno fatto pubblicità a vini che avevano bisogno di pubblicità per essere venduti.
Queste parole dure furono pronunciate in pieno scandalo Brunello quando alcuni produttori furono denunciati e scoperti per aver aggiunto merlot al Brunello. Il tema?
Sempre lo stesso: ammorbidire il Brunello per renderlo subito pronto al mercato americano per cui da un lato si parlava della complessità del Sangiovese grosso e dei tempi lunghi di attesa, dall’altro si tradiva la fiducia commerciale alterando il vino. Certo, senza danno per la salute del consumatore, ma è come quando in Cina producono i falsi Petrus.
Soldera fu integerrimo difensore della purezza del Brunello e pagò questa sua posizione con un progressivo isolamento da parte di chi riteneva che avesse rotto il muro di omertà.
Insomma, lui è stato al Brunello come Santi Santimaria alla gastronomica con i furibondi attacchi alla cucina molecolare. Nascono da lui molti mantra che troveranno poi fortuna in alcuni circoli neipauperisti: piccolo è bello e buono, grande è brutto è cattivo, piccolo è salubre, grande è avvelenatore contribuendo alla formazione di luoghi comuni con i quali si deve comunque fare i conti.
Un dato però è certo: per stare ad alti livelli non si possono praticare le scorciatoie e purtroppo in Italia questo avviene di continuo. E se i toni di Soldera possono sembrare esagerati resta da vedere quanto più sarebbe apprezzato il Brunello come docg se tutti si fossero mossi in base ai suoi principi evitando di piatare vigne dove prima c’erano cipolle e patate.
E chiudiamo ancora con un botta e risposta
Il Brunello ha avuto bisogno di Banfi per diventare il vino italiano più famoso al mondo?
No. L’area di Montalcino si sarebbe dovuta sviluppare in un altro modo. Ci voleva una crescita lenta e con qualità superiore.
Il Brunello ha avuto bisogno della barricche per essere famoso?
I sapori e i profumi della quercia non sono quelli dell’uva. Se il vino fatto con l’uva ha bisogno della quercia, è perché manca dei requisiti essenziali per essere commercializzato. In ogni caso diventa un prodotto diverso e maschera, cioè nasconde, il prodotto vino.
C’è un gusto americano cui è stato destinato il Brunello assemblato col Merlot?
Non c’è nessun gusto americano. Il Brunello è Sangiovese e il gusto è del Sangiovese.
Il motivo per cui è stato usato il Merlot, secondo alcuni, è che il Sangiovese ha problemi di maturazione. Lei che dice?
Il Sangiovese può avere problemi di maturazione solo se manca la terra vocata o la capacità di coltivare la vigna… Problemi di maturazione del Sangiovese li ho avuti solo un paio di volte in 35 vendemmie: nel 1976 e nel 1989. Ho appreso molto da tali annate. Tanto che ho saputo cosa fare nel 2002 e 2003.
Un commento
I commenti sono chiusi.
Bravo Luciano, un omaggio laico.