Morto Domenico Clerico, ha fatto grande il Barolo


Domenico Clerico

Domenico Clerico

di Luciano Pignataro

Ieri sera è morto Domenico Clerico. Lo  avevo conosciuto in circostanze davvero straordinarie. Era un bel settembre, quello del 2001, e scorazzavo in Langa lungo un percorso che mi aveva disegnato Walter Musso tra grandi e piccoli, tradizionalisti e innovatori. Da Domenico arrivammo nel pomeriggio di martedì 11 e fu la visita più surreale che mi sia mai capitata di fare. Impossibile parlare di vino e di vigne con la tragedia di New York in corso. Restammo incollati al televisore, poi, sul tardi, decidemmo di andare a cena da un giovanissimo Davide Palluda all’Enoteca a Canale. Furono ore piacevoli di discussione su tutto, Domenico era uno che amava la vita nonostante fosse stato messo a dura prova per la perdita della figlia Cristina, curioso. Langarolo doc, per lui che non era mai stato a Napoli venivo da lontanissimo e mi riempì di domande, le classiche: è vero che…e in effetti 16 anni fa,  le distanze erano ancora impegnative. Passammo tutta la serata tirando fino a notte perché con lui non si finiva mai. Grande costruttore, grande innovatore, me ne andai contento di aver conosciuto un uomo speciale anche se il cuore era pesante come mai era accaduto.

Per chi non lo conoscesse, copio e incollo la presentazione che lui stesso ha scritto sulla pagina web aziendale

“Caro Papà, è con grande onore che accetto di far proseguire l’azienda che tu hai creato in una vita di fatiche! Ma ti prego di accettare la mia volontà: nel massimo rispetto verso tutto ciò che hai fatto e mi hai tramandato, io voglio proseguire solo facendo vino. Voglio dimostrare a tutti, con il tuo appoggio e l’aiuto di Giuliana, che posso fare grandi vini che la gente apprezzerà, perchè la terra in cui viviamo ha un qualcosa di prezioso che ancora non comprendiamo”…
Da tempo, mio padre produceva uve, che conferiva alla cantina sociale, ed una modesta quantità di frutta che vendeva nei mercati della zona. Era una tipica, piccola, azienda agricola piemontese, di circa 4 – 5 ettari di terra.
Nel 1976 egli mi chiese se avessi voluto prendere in mano le redini dell’azienda. D’accordo con mia moglie Giuliana incominciai questa grande avventura…
Sin dall’inizio privilegiai il lavoro tra i filari, convinto che per ottenere vini buoni si debba allevare la vigna con amore e dedizione, instaurando con la terra un legame intenso e di scambio continuo per imparare a capire le esigenze della vite in ogni momento dell’anno.
E così, proseguendo nella mia avventura, la scelta di iniziare a produrre grandi vini, mi pose di fronte alla necessità di acquistare nuove vigne, ben posizionate nei cru che preferivo.
Nel 1977 ho acquistato un piccolo appezzamento nel cuore della “Bussia”, che mi ha permesso di produrre il mio primo Barolo : “Briccotto Bussia”. Qualche anno più tardi riesco ad ottenere una fantastica vigna nel cru “Ginestra” dalla quale ho iniziato a produrre il mio Barolo “Ciabot Mentin” e poco dopo un’altra vigna in questo splendido cru da dove ottengo il Barolo “Pajana”.
Nel 1995 scelgo un appezzamento in altro cru chiamato “Mosconi” ed inizia la vita del mio Barolo “Percristina”.
Con molte fatiche e buona volontà siamo arrivati a costruire un’azienda che oggi è composta da circa 21 ettari per un totale di 110.000 bottiglie annue.
Non pago, nel periodo tra il 2005 e il 2006 ho fortemente cercato un nuovo obiettivo che mi desse lo stimolo giusto per mettermi, ancora una volta, in discussione.
Nasce così il mio Barolo da un comune molto vicino a Monforte d’Alba e per certi versi molto diverso, Serralunga d’Alba. Prende vita così Aeroplanservaj.
Ancora oggi, nonostante le difficoltà che la vita ci riserva, resto focalizzato solo sulla qualità, cercando di tenere alto il nome del Barolo, dalla vigna fino alla bottiglia”.

Infine rilancio un suo pensiero, ripreso su Facebook da Francesco Saverio Russo
«La differenza fra ‘modernisti’ e ‘tradizionalisti’ non esiste più. E se penso a botte piccola o botte grande, penso che il legno è lo strumento che ciascun produttore utilizza per fare un grande vino, seguendo la propria interpretazione personale».
Domenico Clerico…

2 Commenti

  1. Non ha fatto grande il Barolo, Domenico, ma ha fatto tantissimo per divulgarne nel mondo la leggenda. Mi inchino al ricordo di un uomo che ha sempre accettato anche le critiche. Chapeau! Che la terra ti sia leggera Domenico..

  2. Che il signore lo abbia in gloria perché con i suoi vini ci ha dato in terra un assaggio di paradiso.FM.

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