Morto Antonello Del Vecchio, presidente di Slow Food Puglia
Antonello Del Vecchio, ex presidente di Slow Food Puglia è morto dopo aver perso la sua battaglia contro un male incurabile iniziata qualch mese fa. La notizia mi lacera al termine di una giornata di lavoro, rimbalza da un post di Gaia Muci che lo ricorda teneramente. Anche io ho avuto il piacere di conoscerlo e di passare qualche serata insieme e lo ricordo come un uomo ricco di energia vitale, sempre dispobile, nell’associazione come nel lavoro. La morte fa parte della vita, è sempre difficile da accettare, ma quando colpisce un tuo coetaneo ti fa cogliere il senso profondo di ingiustizia. Antonello se ne è andato a 64 anni. Decisamente troppo presto.
In rete ho trovato un bellissimo ricordo di un suo amico pubblicato sull’edizione di Bari di Repubblica e lo riproduco con grande piacere perchè usa parole che neanche io potrei toccare per andare così a fondo.
Ciao Antonello, hai dato tanto e arai ricordato sempre da chi ti ha amato e voluto bene.
di Paolo Russo
Una data ci legherà per sempre. Il 28 agosto di alcuni anni fa, il giorno del suo compleanno, Antonello corse da Nardò a Bari perché la nostra piccola Chiara aveva deciso di nascere con alcune settimane di anticipo. Lui, primario di Neonatologia all’ospedale Di Venere, era fatto così: una persona generosa, un medico come se ne incontrano pochi, un amico devoto. Ieri il dottor Del Vecchio è morto, ucciso a 64 anni da un male incurabile che lo ha strappato alla sua famiglia in pochi mesi. (I funerali, mercoledì 19 maggio alle 17 nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Nardò).
Come facesse Antonello me lo chiedevo sempre. Una volta glielo domandai: “Come riesci a fare tutto?”. Ai suoi incarichi complicati negli ospedali, aveva sommato per alcuni mesi anche l’impegno di subcommissario del polo pediatrico di Bari. E poi era presidente della Società europea di ematologia e immunologia pediatrica e, allo stesso momento, presidente pugliese di Slow Food. Antonello aveva fondato la condotta neretina nel 1996. Il cibo e la medicina, due passioni nelle quali cercava, cercava ancora e cercava sempre la stessa cosa: l’autenticità.
E infatti, nonostante i suoi mille viaggi, i convegni e le responsabilità, casa sua era sempre e per sempre accanto agli adorati figli Francesco e Niccolò e alla moglie Lucia. L’autenticità appunto, come i pomodori e i peperoni che coltivava ai Masserei. E il sapore indimenticabile di quella pizza che d’estate impastava e cuoceva nel forno a legna per gli amici.
Antonello aveva studiato tanto e continuava a farlo. Un pozzo di conoscenza in tanti campi diversi, eppure (o forse proprio per questo), era sempre interessato a cosa avessero da dire gli altri. “Come faccio a fare tutto? – rispose una volta – Io so vivere solo così”.