Morire su un trattore il secondo giorno dell’anno, la morte antica del giovane Luca
Luca Sangiovanni è morto nella campagna di Caiazzo, in provincia di Caserta. No, questo non è il solito resoconto di una delle tante vite giovani bruciate sulla strada in una notte di eccessivo divertimento e di sballo a cui ha fatto riferimento il presidente Mattarella nel suo discorso agli italiani.
La morte di Luca, appena 28 anni, è antica, quasi irreale: il giovane ha perso la vita lavorando nella campagna di proprietà di famiglia perché si è ribaltato con il trattore su un dislivello e per lui non c’è stato nulla da fare. La tragedia alle 17,30: era in compagnia dei suoi due fratelli e insieme, questo secondo giorno dell’anno, avevano deciso di fare un piccolo lavoretto.
Il papà Antonio è il titolare dell’azienda agricola oltre che dell’agriturismo, molto attivo nel sostenere i prodotti del territorio, in particolare le famose olive caiazzane divenute presidio di Slow Food. Il suo olio pregiato finisce nelle pizze di alcuni dei più famosi pizzaioli di Napoli che ben ne conoscono il valore: Sorbillo, Coccia, Salvo solo per citarne alcuni L’ennesimo esempio di come il fenomeno pizza, spesso guardato dall’alto in basso, sta avendo un ruolo pazzesco nel sostenere la piccola agricoltura di precisione e di qualità, quella che restituisce l’orgoglio di lavorare la terra e che trattiene giovani come Luca dall’andare via, verso le luci delle grandi città, per poter godere della purezza del cielo stellato privo di inquinamento luminoso.
Quando la notizia, avvenuta nella bellissima frazione di Santi Giovanni e Paolo del piccolo centro casertano, si è diffusa, molti sono andati con la mente ad un analogo incidente accaduto nel 2007, quando perse la vita un altro giovanissimo, allora ventenne, Fabio Lombardi, fratello dell’attuale presidente della Coldiretti di Caserta che, a seguito della scomparsa del fratello che si occupava della campagna insieme ai genitori a Castel di Sasso, decise di cambiare vita insieme alla moglie e di prenderne il posto nell’azienda di famiglia.
Queste morti ci ricordano che c’è una Italia poco narrata, allontanano dai luoghi comuni con cui spesso superficialmente vengono giudicate le giovani generazioni: sono morti che rivelano un profondo attaccamento alla vita, alla terra, alla voglia di valori profondi che sono progressivamente svaporati a partire dagli anni ’60 e di cui adesso, soprattutto dopo il Covid che ha messo in crisi il modello di vita metropolitano, stanno tornando alla ribalta.
Luca e Fabio, Fabio e Luca. D’ora in poi il loro binomio sarà indissolubile nei bravi agricoltori di olive e di uve in queste colline fantastiche sorvegliate dal placido Volturno. Sono i giovani di una rivoluzione silenziosa, quella strana voglia di lavorare tra gli oliveti il secondo giorno dell’anno mentre alcuni magari stanno ancora eliminando le tossine di una notte sfrenata.
Luca, una morte antica che ci indica un futuro possibile.
articolo pubblicato oggi sull’edizione di Caserta del Mattino