Metodo Cilento, la grande festa degli artigiani del gusto del Parco a Palazzo Gentilcore
di Marco Contursi
Le serate, quelle belle, vedono sempre gli stessi protagonisti: cultura, buon cibo e buon vino. E la voglia di condividere una emozione.
Una vibrazione.
Quella di una terra viva, che ha conosciuto Enea e Parmenide. E un tuffatore. Una terra che racconta di filosofia e di amore, con parole appena sussurrate. Devi stare in silenzio, per sentirle.
Lontano dal caos delle spiagge e delle piazzette.
Vicino ai declivi, vestiti di ulivi, che si tuffano a mare.
La presentazione dell’ultima fatica letteraria di Luciano Pignataro, a Castellabate, si è trasformata in un incontro di amici, davanti a tante, tante, cose buone. E solo, e ribadisco solo, Luciano, poteva essere collettore di così tante persone appassionate.
C’era il Cilento, quello vero, quello di chi si rimbocca le maniche e produce. E lo fa col cuore.
Da dicembre 2019 non organizzavo un evento, mai fatto però con due sì splendide donne, Chiara Fontana e Assunta Niglio, come ieri. Belle e capaci, mica facile starmi dietro. O stare dietro a chi, fino all’ultimo non sapeva se riusciva a venire, perché oggi già si vendemmia.
Bellezza vuole bellezza e Palazzo Gentilcore, si è fatto apprezzare per eleganza ed efficienza dello staff. Dell’altro padrone di casa, l’avvocato, Giovanni Riccardi, mi hanno sorpreso, gentilezza e cordialità, mica scontati al giorno d’oggi. Mi hai fatto sentire a casa, Giovà.
Gli amici c’erano quasi tutti, ne ho conosciuti di nuovi. Potrei fare un elenco ma lascio siano le foto a parlare. Se qualcuno non è ritratto, è solo perché la tensione dell’organizzatore, in me si è sciolta al quarto bicchiere. Alla fine non li ho contati…
Ho conosciuto uno chef assai bravo. E un maitre, mai scocciato, dinanzi all’ennesima mia richiesta di un tavolo.
Ho provato un po’ di tutto, alcune cose incredibili. In un clima da sabato del villaggio, le antiche feste contadine, dove ognuno condivideva ciò che aveva. E lo faceva col cuore. Era tangibile ieri sera questo sentimento di sincera condivisione.
Lascio, ancora, siano le foto a parlare.
Ho bevuto nettare di viti che guardano il mare, bollicine nuove e bollicine affinate 96 mesi. Triglie, olive, cavatelli, pane, salami e formaggi. Mozzarella. Mozzarelle.
E i fagioli di Un grande.
Ho ritrovato Giovanna. E’ lei il Cilento. Lei e i suoi ceci.
I liquori, poi, parlano di piante e magia.
Ho bevuto sudore e sangue, di chi lotta coi cinghiali per sopravvivere.
Ho cercato nei volti dei ragazzi, di aziende giovanissime, la stessa voglia di produrre, che ho io di raccontarne.
Ho incrociato sorrisi deliziosi. Ma quanto sono belle le ragazze cilentane.
Ho ritrovato la voglia di organizzare, che credevo sopita per sempre.
Magari mi torna anche quella di amare.
Questa terra, questi prodotti, questi sorrisi. Questo mare.
Già li porto nel cuore.
Questo è il Cilento. Questa la sua vibrazione.
E ieri sera, era lì.
Con noi.
2 Commenti
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Grandissima ed indimenticabile festa , grandissimo Marco e grandissimo tutto. Hai detto bene caro Marco, questo è il vero e l’autentico Cilento, di cui ci si innamora a prima vista come ragazzini al primo approccio sentimentale. Alè!
Il ritorno al “cuore”del guerriero.Articolo ispirato da verità è passione con sconfinamento nella poesia per una terra che pur cambiando rimane comunque sincera.Con il permesso e la comprensione di tutti gli amici presenti mi soffermo sul sorriso dell’ultima foto:un Bruno de Conciliis che dopo un periodo di stanca ritorna in grande spolvero con veri capolavori come ZERO cui nel tempo ci aveva abituato.A lui e a tutti i presenti i migliori complimenti:questo è il Cilento che ci piace questo è il Cilento che produce questo è il Cilento che alza la testa questo è il Cilento che dai Monti al mare non si può che amare.FM