Massimo Bottura: il segreto della cucina italiana all’estero è la semplicità che emoziona
di Giulia Gavagnin
Massimo Bottura è ormai imprendibile. L’ho contattato subito dopo il G7, che l’ha visto protagonista per quattro giorni a servire i sette capi degli Stati più importanti al mondo. Tra una trasferta e l’altra è volato a Bordeaux, di lì a Sauternes, per un evento esclusivo firmato Chateau d’Yquem. Finalmente, archiviato il summit di Borgo Egnazia, siamo riusciti a parlare di temi importanti. Come il “Made in Italy”, che assume connotati di prepotente attualità, giacchè in questi giorni si celebra il Summer Fancy Food, l’evento più importante del Nord America sul cibo.
Perchè la percezione che hanno gli italiani delle loro eccellenze sono (ahimè) totalmente diverse rispetto all’amore viscerale che gli stranieri, soprattutto gli americani, hanno nei confronti del nostro paese e del suo know-how. Abbiamo parlato di questo, e di altri argomenti cruciali pochi giorni fa, in un momento
rubato ai mille e mila impegni dello chef italiano più famoso nel mondo.
Ho chiesto a Bottura se dopo il G7 fosse diventato irraggiungibile. Prima le foto col Papa, poi a Chateau d’Yquem in qualità di officiante d’eccezione di un brand leggendario. Francese. Come la sua proprietà, che è nientemeno di Bernard Arnault. Il magnate del lusso mondiale, l’uomo che si contende la palma di più ricco della Terra con Elon Musk. Irraggiungibile e amato dai francesi.
Questa sì che è una novità assoluta. I cugini francesi scelgono il più italiano degli chef italiani per i loro eventi più esclusivi! Non c’è una ventata di novità in tutto questo?
“Non so perchè, ma benchè io sia l’executive di tutti i ristoranti Gucci nel mondo (del gruppo Kering ndr) la Chateau d’Yquem mi ha scelto come brand ambassador per tutti i loro eventi. Ho fatto il banchetto per Alexander Arnault a Venezia lo scorso anno e ovunque gli Arnault siano nel mondo
vengono a mangiare nei miei Gucci restaurants. Penso si siano innamorati della mia interpretazione dell’italianità, intesa nel senso di semplicità. Per dire, all’evento propongo pane sfogliato, mela campanina e culatello in abbinamento allo Chateau d’Yquem. Niente foie gras. Penso che se il culatello vince sul foie
gras come paese abbiamo vinto!”
E’ questa questa “semplicità” ad aver conquistato anche i Capi di Stato al G7?
” Angelo Gaja, che durante il G7 mi ha inviato un accorato messaggio al telefono, scrivendo che non si meravigliava del successo che ha avuto il suo piatto di pane e pomodoro, con gelato al pomodoro e crostone di pane dorato (suppongo si tratti di I Say Tomato…You say Toamto, in carta in questo periodo all’Osteria Francescana), perchè la semplicità è la cosa che piace e colpisce di più e come sappiamo è anche la cosa più difficile”
Eventi di risonanza mondiale come il G7 o la breccia aperta nel cuore dei francesi sono di concreto aiuto nell’acquisto della consapevolezza che il Made in Italy è una delle nostre più importanti risorse?
“Non sta a me dire quanto impattino questi eventi. Io faccio il mio lavoro, solo a Modena siamo più di duecento, nel mondo coinvolgiamo più di centomila persone, io penso che quello che sto facendo sia quello che mi piace fare e sono felice di farlo. Per me è stato bellissimo creare due menu dal titolo “Vieni in Italia con me” per presentare ai capi di stato l’espressione della contemporaneità italiana. Nei miei menu ci sono le eccellenze regionali italiane: l’aceto balsamico, il parmigiano reggiano, la nocciola tonda del Piemonte, il peperone crusco di Senise, il cioccolato di Modica. Con questa materia prima valorizzo anche gli artigiani straordinari che ci sono dietro a questi prodotti. Penso che il Made in Italy nel nostro settore sia un grande gioco di squadra di cui mi sento senz’altro ambasciatore ma non esclusivo, perchè non dimentico mai di menzionare il grande lavoro dei nostri artigiani e non ho mancato di ricordarlo nemmeno al G7.
Sunak e Trudeau mi hanno detto che si sono emozionati quando hanno mangiato i miei piatti, e per me è la soddisfazione più grande. Quello che voglio trasmettere è proprio questo, un’emozione tutta italiana che rappresenti un segno distintivo della nostra eccellenza nel mondo.
Una volta Vittorio Sgarbi mi lusingò molto, disse che Bottura è come Michelangelo perchè trasmette l’emozione dell’universale. Ma non dimentico mai che dietro alla mia ricerca c’è sempre il particolare, che è il lavoro degli artigiani che rendono grande il nostro paese.
Che gli italiani lo abbiano capito?
“Purtroppo nemo propheta in patria, come si dice. All’estero ci adorano, amano l’Italia in modo viscerale, dovremmo esserne più consapevoli. Nella mia città, a Modena, c’è un turismo straniero che non si era mai visto, vengono a mangiare nei miei ristoranti, non solo all’Osteria Francescana. La settimana scorsa sono
venute due signore dalla Nuova Zelanda che poi mi hanno chiesto di fare volontariato al Refettorio di Modena. L’hanno trovato un progetto straordinario. Sono convinto davvero che nel sentirci italiani dovremmo essere più “self- confident”. Grandi progetti nascono da grandi radici. Intanto, io mi accontento di dare emozioni. Sempre nel segno del nostro tricolore. E della semplicità, che vince sempre”.