Masseria Felicia, Ioposso Piedirosso Igt Roccamonfina 2016: un riuscito esperimento tra solidarietà e territorio
di Giulia Cannada Bartoli
IoPosso nasce da un’intuizione di Felicia Brini, ispirata a un regalo del nonno: una vigna di piedirosso a piede franco alle falde del monte Massico, con tralci di quasi 100 anni. La diversità di questo piedirosso da quello dei cloni fino a quel momento vinificati per la produzione del Falerno rosso, spinge Felicia, nel 2011, a tentare una vinificazione separata, utilizzando un tonneau da 500 litri di terzo passaggio, lasciando il vino a riposare per un anno. Nasce così “In Punta Di Rosso”, 333 magnum da 1,5 litri con etichette numerate e prodotte solo in quell’anno. Piedirosso in purezza: il vino è molto particolare e davvero buono a detta dei fortunati che riescono ad assaggiarlo. La vigna a piede franco diventa così una risorsa preziosa e da quel momento sarà sempre vinificata separatamente. Non è tutto, si decide, infatti, di innestare sui portainnesti di piedirosso clonati, i tralci della vigna a piede franco per ottenere così un piedirosso realmente autoctono in provincia di Caserta. Il vino riposa in attesa di qualcosa che sarebbe successo di lì a poco. La chef Cristina Bowerman, molto vicina Felicia, parte con un nuovo progetto nel quartiere Prati a Roma: “Romeo e Giulietta”, un ristorante con cocktail bar e una pizzeria nello stesso luogo. Per il lancio del locale Cristina chiede a Felicia un vino in esclusiva, qualcosa di speciale che si potesse trovare solo da “Romeo e Giulietta” e che desse al tempo stesso valore all’iniziativa in collaborazione con l’associazione ValueAble, per inserire persone Down nella ristorazione. Parte dei proventi della vendita del vino sarebbe stata devoluta a ValueAble.
Il piedirosso della vigna antica vinificato nel 2014 diventa così “IoPosso” (perché sei tu), vino dedicato al progetto. Il connubio IoPosso e Romeo & Giulietta va avanti per quasi tre anni, poi, per una serie di dinamiche societarie, il locale chiude e il vino diventa un’etichetta di Masseria Felicia. La successiva annata di produzione, quella adesso in commercio, è la 2016, climaticamente molto bilanciata e parecchio diversa dalla 2014 molto più piovosa.
L’uva è stata raccolta tra il 7 e il 10 di ottobre, un vino nato, come Felicia, sotto il segno della Bilancia. Rese basse (40%), vinificazione tradizionale e affinamento soltanto in acciaio per oltre 12 mesi. Sono appena 800 le bottiglie prodotte.
Giusto qualche nota storica per i non campani: nel XVI secolo la “Palumbina nera” sembrò essere strettamente parente della “Columbina” citata da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia. Il nome piedirosso è usato per la prima volta agli inizi del ‘900. Le descrizioni ampelografiche hanno tutte una caratteristica comune: la particolare colorazione rossa di rachide e pedicello a maturazione: quella appunto delle zampe di colombi e piccioni. Il piedirosso è iscritto nel Registro Nazionale delle varietà nel 1970. Anche se è il vitigno di riferimento delle Doc Sannio, Taburno, Sant’Agata dei Goti e Costa d’Amalfi Rosso, il suo territorio d’elezione è la provincia di Napoli: Doc Campi Flegrei, Ischia (Rosso e Per’ e Palummo), Capri, Vesuvio (Rosso e Piedirosso), Lacryma Christi del Vesuvio e Penisola Sorrentina Rosso. Luigi Moio ha condotto studi importanti sul Piedirosso in purezza, descrivendo, rispetto all’aglianico, “vini meno concentrati, più morbidi, delicati ed equilibrati, con una minore concentrazione polifenolica, con tannini meno duri e acidità più contenuta”.
Il vino, in bottiglia da ormai sette anni, è un bel rubino granato. L’olfatto, a occhi chiusi, ci porta nei Campi Flegrei: intenso, elegante e complesso con sentori floreali, piccoli frutti rossi e spezie fusi in una potente nota minerale dovuta al suolo vulcanico del Roccamonfina.
Il sorso è tanto delicato quanto deciso: le note olfattive ritornano con precisione e lunga persistenza. La mineralità, considerato che siamo fuori dagli areali d’elezione, è davvero stupefacente. L’alcool (12,5%) è ben bilanciato e la freschezza è sorprendente. L’evoluzione si annuncia ancora lunga. La beva è piacevole, i tannini domati con leggerezza dall’enologo Vincenzo Mercurio. E’ un vino che, come Felicia, non “urla” ma, va diretto al cuore di chi lo assaggia.
Gli abbinamenti spaziano tra terra e mare, sfatando la leggenda che con i piatti di pesce il rosso non ci sta. Il calice può sostenere una magnifica pizza di scarole, la prossima cucina primaverile con fave e asparagi, le impedibili “carbonara” d’autore romane o i piatti della nostra cucina di mare con presenza di pomodoro e peperoncino, come la zuppa di pesce o, meglio ancora, la “zuppa di cozze” del Giovedì Santo a Napoli.
Masseria Felicia Località San Terenzano, Carano di Sessa Aurunca – Caserta. tel. 39+0823.377514. [email protected]
Ettari vitati: 5- Vitigni : falanghina, aglianico e piedirosso. Bottiglie: circa 25.000. 2 Ettari uliveto: Sessanella, Itrana, Carolea, Leccino e Frantoio. Enologo Vincenzo Mercurio – Cantina associata Consorzio Vitica. Visite in cantina su prenotazione