Marsiliano 2008 Campania igt La Sibilla
Uve: marsigliese 70% olivella 20% piedirosso 10%
Fermentazione e maturazione: barriques
Fascia di prezzo: dai 15 ai 20 euro
Quello spuntino nel verde del patio della splendida cantina La Sibilla in questi giorni è tornato prepotentemente alla mente: le cicerchie, qui presidio Slow Food, le fave fresche appena raccolte e un morso di formaggio abbinato ai vini dell’azienda e a chiacchiere dense e giuste che pian piano fanno Pasqua. Sicuramente La Sibilla è una delle cantine per vini, famiglia, atmosfera e lavoro che meglio parla dei campi flegrei. Del Marsiliano di tanto in tanto ne apro una bottiglia e sempre con immenso piacere e curiosità. Fu amore a prima vista quando, durante la prima visita in cantina, assieme a Restituta Di Meo provai questo bicchiere. Da allora a me pare sia migliorato. Sarà la pratica giacché la prima bottiglia fu nel 2006, sarà la ventata di entusiasmo, ingegno e sperimentazione che ha apportato la presenza stabile come enologo del giovane Vincenzo Di Meo, figlio di Luigi e Tina Di Meo, o semplicemente il territorio dei campi flegrei, Bacoli, che fa vini eccezionali; fatto sta che anno dopo anno guadagnano in eleganza senza mai perdere di vista il territorio.
La bella cantina ha una data di nascita ufficiale che risale al 1996, ma è certamente riduttivo limitare l’esperienza del vino dei Di Meo a una quindicina d’anni. Ormai sono 5 generazioni che si occupano del vino su queste terre che portano qui e lì ancora i segni della viticoltura tradizionale che voleva sistemare in ogni spazio libero alberi da frutta e varie colture stagionali. Gli ettari di vigneto, sparsi in giro per queste colline tra i 50 e i 350 metri sul livello del mare sono 9,5. Il suolo è inconfondibile con quei terreni limoso-sabbiosi di origine vulcanica. L’idea di Vincenzo è di razionalizzare ciò che c’è senza stravolgere il territorio e per chi, come i Di Meo ce l’ha nel sangue, è anche il miglior alleato.
Proprio giocando col territorio troviamo un grande impegno nella riscoperta dei vitigni tradizionalmente presenti nei campi flegrei. Così oltre ai sempre ben riusciti piedirosso e falanghina, costante garanzia aziendale, cominciano con marsigliese, olivella e aglianichella. Si sono spinti poi fino alla verdeca o localmente detta “pisciarella” e Vincenzo ha reintrodotto, con il Domus Giulii, un’antica modalità di produzione dei bianchi. La falanghina rimane 5 mesi su bucce e vinaccioli e dopo un anno in acciaio sui propri lieviti è imbottigliato non filtrato. Attendiamo impazienti la nostra prossima visita per vedere come sta quest’anno.
Intanto stappiamo il nostro Campania IGT Marsiliano 2008 nel suo brillante colore rubino vivace e ciliegioso. Appena aperto, ha un primo naso di mineralità verticale e travolgente. Spesso si abusa di questo termine ma qui è inevitabile. Fiori come petali di rosa appassiti, uno sbuffo di geranio, note ematiche ed erbe mediterranee e ancora la salvia. Segue più lieve la frutta rossa matura e succosa e chiude con una leggera nota di pepe nero e foglia di tabacco. Al palato continua in linea perfetta con il naso quindi il ritorno minerale, la terra vulcanica, l’humus, erbe e frutta. E’ sapido, succoso, abbastanza fresco ed è provvisto di un tannino sottile. E’ diventato col tempo più complesso e buono. Io lo berrei adesso e non più avanti, ma forse è solo voglia di Pasqua e subito quello spuntino!
Questa scheda è di Sara Marte
Sede in via Ottaviano Augusto, 19 in Bacoli. Tel 081 8688778. Sito : www.sibillavini.it Enologo: Vincenzo Di Meo in collaborazione con Roberto Cipresso. Bottiglie prodotte: 70.000. Ettari vitati: 9,5. Uve: piedirosso, aglianichella, olivella, marsigliese, falanghina.
6 Commenti
I commenti sono chiusi.
Famiglia rara e vino altrettanto ricercato. I Campi Flegrei possono fare questo tipo di prodotti come il Marsiliano: rappresentativi del territorio e unici. C’ è tanto da offrire in questa terra che ha lottato e ancora lotta con l’ignoranza ed il cemento. Questi sono i migliori esempi di come si possa costruire e progredire nel rispetto della nostra terra.
Buona domenica a tutti e avanti così.
Giampaolo
Scoprire questo vino è sempre una grande emozione. Anno dopo anno è arrivato tra le prime posizioni dei miei preferiti tra i vini dei campi flegrei, perchè non è un vino immediato ma anzi non è di facile comprensione. La cosa più bella è scoprirlo con molta pazienza e lasciarsi trasportare dai profumi della terra e del territorio da cui proviene. Un vino eccezionale e una bella realtà quella di la sibilla.
Grazie per avercelo ricordato.
Francesco
L’accuratezza con cui i Di Meo guardano al territorio è cosa assai unica. I vini rispecchiano proprio questa cura . Non sapevo di questo lavoro così minuzioso di ricerca e riscoperta dei vitigni autoctoni e noto anche delle tecniche. Grazie per le numerose informazioni che ci avete fornito con questo articolo . Non posso che apprezzare ancora di più questa cantina che per me è Cruna Del Lago, Marsiliano come vini principe e la falanghina e il piedirosso.
Quanto ai Campi Flegrei , per me La Sibilla e la famiglia Di Meo sono una delle realtà più interessanti, vere e produttive del territorio. Quando dico produttive intendo dire produrre un circolo virtuoso di qualità e amore per la propria terra. Un esempio è questo vino, così poco chiacchierato , ma questo ovvimanete vale in generale però perchè , seguendo il blog, prendo atto del fatto che la Signora Sara ne parla sovente e che il dottor Pignataro da sempre è affezionato ai Di Meo. Sono felice che si trattino queste bottiglie di nicchia e che si permetta con chiarezza e semplicità di renderle comprensibili ai più. Per chi non avesse mai provato il Marsiliano non tardi ancora.
Ho avuto il piacere di parlare con Vincenzo in occasione delle strade della mozzarella lo scorso maggio e sono rimasta piacevolmente colpita da come un giovane si dedichi con tanta passione a proseguire nel cammino intrapreso dai genitori, nella rivalutazione di un territorio non facilissimo ma che ha tanto da “dare”, enogastronomicamente e culturalmente. Complimenti e buona domenica delle palme a tutti.
Sono d’accordo con il giudizio dato, senz’altro è un vino che con il passar del tempo potrà migliorare e raggiungere livelli più alti, opera meritoria il recupero dei vitigni autoctoni, termine abusato e spesso conflittuale tra gli esperti del settore, io preferisco “italici” o “indigeni”, di cui si stava perdendo anche la memoria, sostituiti da altri nella zona. Avanti così …………..