Maroccia 2006 Aglianico Paestum Igt | Voto 81/100
AZIENDA AGRICOLA SAN GIOVANNI
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: 10-15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
VISTA 5/5 – NASO 25/30 – PALATO 26/30 – NON OMOLOGAZIONE 26/35
Il fuoristrada dondola e oscilla come un piccolo natante in mezzo al mare sbattuto dai marosi, mentre s’inerpica sui tornanti che portano alla meta. Siamo partiti dalla frazione Lago di Santa Maria di Castellabate, ove la signora Ida è venuta a prendere me e il mio accompagnatore Mario D’agosto per portarci in alto sulla cresta della collina. I sassi lungo la strada sterrata fanno vibrare l’auto e la spingono pericolosamente fino al limite del ciglio stradale. Fortunatamente dopo circa dieci minuti arriviamo alla fine del percorso e qui finalmente si apre alla nostra vista un meraviglioso spettacolo: la natura va in scena accogliendoci in una verdeggiante spianata, contornata tutto intorno da una folta vegetazione. Siamo giunti all’azienda agricola San Giovanni di Punta Tresino, che prende il nome da un vecchio monastero dell’XI secolo, i cui ruderi sorgono a poca distanza.
Al centro del pianoro troneggiano insieme, come due fratelli poco somiglianti, la vecchia e la nuova costruzione aziendale, che l’architetto Mario Corrado, consorte dell’avv. Ida Budetta,
in questi anni ha recuperato, restaurato e ricostruito. I tiepidi raggi del primo sole primaverile vanno a colpire il verde prato, i secolari ulivi, la macchia mediterranea e i vigneti ancora spogli e disegnano uno sfolgorante caleidoscopio cromatico per poi rimbalzare giù fino al burrone per tuffarsi nelle chiare acque salmastre sottostanti. Qui essi si riflettono sulle bianche onde spumeggianti, formando poi un iridescente contrasto. Per qualche attimo non riesco a distinguere bene i vari colori che si sono affastellati negli occhi e nella mente e che d’improvviso sembrano unirsi tutti insieme: marrone, verde scuro e chiaro, giallo dorato, bianco e turchese, in modo particolare. Il cielo, il mare, la vegetazione, gli edifici si confondono e formano un tutt’uno.
I giovani coniugi Corrado, molto gentili e premurosi, ci accompagnano dentro casa e subito ci fanno assaggiare i loro vini. Naturalmente, già li conoscevo per averli testati l’anno scorso quando ero già stato qui. I colori che avviluppano tutto l’ambiente continuano a mostrarsi anche attraverso questi vini, anzi sembra che essi vogliono dare il loro contributo ai festeggiamenti per la ricorrenza dei 150 anni dell’unità d’Italia, formando di fatto la bandiera italiana: bianco e rosso uniti al verde del prato antistante.
I due bianchi a base di Fiano, che ben rappresentano la produzione territoriale con molteplici premi ricevuti, li ho sempre molto apprezzati. Ma adesso m’intriga di più puntare il focus sul rosso Maroccia Aglianico in purezza, di cui se ne sfornano appena 1700 esemplari l’anno. La veste è di colore rosso rubino scuro, con lampeggianti toni purpurei rilevati sull’unghia. L’alta gradazione alcolica di 14,5°C e la forte carica glicerica si materializzano nel bicchiere con un effetto “Gibbs-Marangoni” molto evidente attraverso copiose e lente “lacrime”. Lo spettro aromatico è tipicamente ed inconfondibilmente “aglianicante” ed è poi ampio e intenso, con nuances calibrate e accattivanti e sfumature balsamiche, vanigliate e tostate, che ci ricordano i 18 mesi trascorsi dal vino in barrique di secondo e terzo passaggio, oltre ad una precedente sosta in acciaio per la fermentazione e ad un successivo e conclusivo affinamento in bottiglia di 24 mesi. Non mancano poi effluvi di erbe aromatiche, pepe, tabacco, liquirizia, terriccio bagnato e frutti rossi. Alla prima sorsata si riscontra subito in bocca una buona dose di tannicità, nonostante siano trascorsi giusto quattro anni e mezzo dalla vendemmia. Un’astringenza, comunque, che non disturba più di tanto, anzi è piacevole e gradevole sulle papille gustative e che promette, insieme ad un’ottima spinta acida, un’ancora lunga vita a questo vino. Il suo appeal è sontuoso, imponente, voluminoso e pervasivo.
Ritorna poi in mente il registro organolettico intessuto di frutta rossa e quello del sottobosco, con terziarie note speziate di goudron, e di cassis. Il retrogusto è intenso e persistente. Vino, già pronto, ma volendo si può conservare ancora in cantina per qualche anno per una completa maturazione, se si riesce a resistere alla tentazione di stappare subito la bottiglia. Lo vedo bene affiatato con pasta al ragù, costolette di maiale arrosto, agnello al forno, formaggio grana, provolone del Monaco e di Castelmagno. Avere cura di aprire la bottiglia un’ora prima del pasto alla temperatura intorno ai 18 gradi. Vi consiglio di comprarvene a vagonate, come dice una persona molto competente, perché per il prezzo che costa è un vino veramente conveniente. Provate!
Enrico Malgi
Sede a Santa Maria di Castellabate – Contrada Tresino – Tel. 0974/965136 – 089/224896 – Fax 089/2754259 – [email protected] – www.agricolasangiovanni.it – Enologo: Michele D’Argenio – Ettari di proprietà 10, di cui 4 vitati – Bottiglie prodotte: 20.000 – Vitigni: Aglianico, Piedirosso, Fiano, Trebbiano e Greco.