Manuela Piancastelli, Pina Amarelli. Veronelli Editore
pp.120, euro 18
di Santa Di Salvo
C’è chi dice liquorizia, chi liquerizia. L’Ottocento preferiva regolizia, noi scriviamo liquirizia. Comunque vogliate nominarla, a tale parole corrisponde un antico, meraviglioso sapore di casa, condito dal ricordo infantile del clic clac delle scatoline verdi col buco da cui uscivano i granellini neri da sciogliere in bocca. A stringa o a rombetti, a stick o a radice la nera delizia di Calabria oggi ha solo un nome, Amarelli. E una sola lady, Pina. Donna creativa e versatile, gran temperamento, inarrivabile mix di charme e managerialità e tanto altro ancora. Soprattutto, simbolo di un singolare destino che ha incrociato le strade della famiglia e del lavoro, rendendola protagonista della rinascita economica e culturale dell’azienda quasi tricentenaria di Rossano Calabro. Pina nasce Mengano e diventa Amarelli non solo per matrimonio ma per scelta assoluta di vita, premiatissima icona di una imprenditoria storica e di una progettualità «familiare» tipica del nostro meridione. La storia di Pina Amarelli e la storia della liquirizia vanno insieme, perché s’intrecciano come una grande vicenda d’amore. È questa la chiave della bella biografia che Manuela Piancastelli dedica a questa raffinata signora del Sud, Pina Amarelli – Il fascino discreto della liquirizia (pagg. 120, euro 17). Un libro fortemente voluto da Luigi Veronelli e realizzato oggi anche in suo ricordo da una giornalista che sa cavarsela ugualmente bene nella scrittura e nella vigna. Dopodomani, giovedì alle 18,30, il volume sarà presentato alla Feltrinelli di piazza dei Martiri. Con l’autrice e la protagonista ci saranno Gian Arturo Rota, Teresa Armato, Mirella Barracco, Gennaro Matacena. Brani del libro saranno letti dall’attore Lello Serao. Di Pina Amarelli e del suo impegno sociale, della sua vita privata e della sua infaticabile attività imprenditoriale Piancastelli coglie non solo l’essenziale, ma molte sfumature che fanno la differenza, grazie anche alla ricchezza delle testimonianze raccolte nel libro. È una scrittura carica di complicità affettuosa, che sa regalare vere emozioni. Alla biografia si alternano pagine di ricerca storica sulla liquirizia, vicende di Casa Amarelli, testi sull’attività di concio e preziosissima documentazione su questa lavorazione artigianale. L’avventura del museo, progettato da Giulio Pane e inaugurato nel 2001 dopo dieci anni di lavoro, sigla perfettamente la filosofia Amarelli: passato e futuro possono convivere, anzi la salvezza è proprio in questa difficile alchimia.
(Dal Mattino del 18 gennaio 2005)