Malazè 2011. Pagine da gustare alla Sibilla: la cena dei parenti ispirata al romanzo “Giallo Tufo” di Francesco Escalona
La Cantina ed Azienda Agricola La Sibilla è uno di quei luoghi della memoria, dove passato e presente si fondono alla perfezione, nessuno dei due ingombra più di tanto. La famiglia di Meo, formata da Luigi, Restituta e Vincenzo, oggi primo enologo dell’azienda, è una vera e propria stirpe. Non si contano, nonni, zie, cugini e compari il cui sapere è stato raccolto con passione da Restituta di Somma in questo luogo magico che si è trasformato in un prezioso scrigno di tesori viventi.
L’occasione per l’evento è nata da Malazè 2011, il grande contenitore dei campi Flegrei che, alla sua sesta edizione è ormai una vera e propria “macchina da guerra”, o meglio, colomba ambasciatrice di pace e biodiversità, guidata dall’instancabile Rosario Mattera.
La serata, organizzata con il contributo di Michela Guadagno, ha visto protagonista ai fornelli, Mimmo De Gregorio del Ristorante Lo Stuzzichino di Sant’Agata sui due Golfi che si è cimentato con grande entusiasmo e divertendosi come un pazzo, nella preparazione di quattro piatti profondamente territoriali, realizzati con i prodotti di due territori d’eccellenza, appunto i Campi Flegrei e la Penisola sorrentina.
Circa cinquanta ospiti, seduti ad una favolosa lunga e conviviale tavolata di famiglia, con bellissimi piatti di ceramica vietrese personalizzati per la Sibilla e posate, spesso diverse tra loro, a sottolineare che si è trattato di una serata in famiglia, perché tale è stata l’accoglienza e l’atmosfera che solo i Di Meo sanno creare.
Tra vigne, filari di broccoli di natale, alberi di frutta e melograni Vincenzo di Meo ci ha accompagnato, prima della cena, a visitare il vecchio cellaio di tufo, la cantina costruita dal nonno, oggi utilizzata solo per l’affinamento di alcuni vini e per l’archivio aziendale delle varie annate:: cosa buona e giusta. Il nostro giovane enologo ci ha spiegato con occhi scintillanti durante la salita attraverso le vigne, le varietà e le caratteristiche della viticoltura flegrea con tre sistemi di lavorazione a confronto, espressione delle tre generazioni ancora presenti in vigna, oltre le antiche e le nuove tecniche di trasformazione dei vini oggi in produzione.
La serata è l’occasione per una riproposizione del romanzo di Francesco Escalona, attivissimo past President del Parco dei Campi Flegrei, “Giallo Tufo” edizioni Valtrend. Un libro dal filo giallo, il tufo, che caratterizza in primis i Campi Flegrei, ma anche la città di Napoli. Un testo appassionato con un capitolo dedicato ad “un pranzo in famiglia” che descrive tante tipicità flegree e campane con uno stile scoppiettante e figurativo.
Passiamo alla lunga tavolata, ci sono tanti “ personaggi” che lavorano attivamente per la rinascita dei Campi Flegrei: in primis la famiglia Di Meo al gran completo che, senza, nessun formalismo, si è occupata del servizio a tavola e del servizio del vino. Non poteva mancare, stavolta, in veste di semplice ospite, il fiduciario della Condotta Campi Flegrei, Vito Trotta e, ancora, Nando Salemme e Vanna Ambrosino di osteria Abraxas, altro rifugio della tradizione agricola flegrea, il giornalista Antonio Fiore con la classica mise di “Groucho”,Fabrizio Mangoni, urbanista, esperto di gastronomia e conduttore di programmi televisivi; Mario Scippa antiquario e mentore napoletano di uno dei più vivaci salotti letterari napoletani e l’archeologa flegrea Costanza Gialanella.
La cena è stata una progressiva esplosione di sapori dal tortino di melanzane con pomodorini cannellini della Sibilla, con tanto di colta spiegazione di Vito Trotta sull’origine della parola Parmigiana,
alla fantastica zuppa di cicerchie allo Stuzzichino, con introvabili gamberetti di nassa di Crapolla, a seguire un saporito e originale involtino di pesce bandiera con provola affumicata.
E, in chiusura, una splendida torta – mousse con pistacchio di Bronte Presidio Slow Food, e nocciole e cioccolata.
La cena è stata accompagnata da un pane dal sapore antico, di produzione di un forno a legna a Colli di Fontanella nelle vicinanze di Sant’Agata ed, in progressione i vini de La Sibilla: Falanghina 2010, Cruna del Lago 2009, una straordinaria promessa, Pedirosa, uno dei migliori rosati della Campania, Piedirosso 2010, Piedirosso per antonomasia, un campione di tipicità di cui diremo separatamente, un assaggio di Marsiliano e per chiudere Passio, il passito da falanghina. L’atmosfera familiare, scandita dal tintinnio dei bicchieri e delle posate, dal vocio dei commensali, dai versi e dalle letture di Escalona e Mangoni, ha avuto il suo apice, quando è comparsa una chitarra. Abbiamo conosciuto una nuova veste del serioso Arch. Escalona che ci ha trainati in pizziche e canti popolari di brigantesca memoria.
Questa è la strada per far crescere il territorio e mandare avanti l’agricoltura e la terra, lo hanno compreso in tanti: Malazè, Slow Food, tutti ristoratori della zona che hanno aderito alla manifestazione, la stampa e il pubblico. Non ci resta che andare avanti con determinazione ed entusiasmo. Que viva Campi Flegrei, adelante Campania che va. Dovremmo però andare tutti insieme nella stessa direzione 365 giorni l’anno :-)
5 Commenti
I commenti sono chiusi.
Ma che bel racconto! Deve essere stata una fantastica serate e, vista le mie assidue visite a queto sito, sentendomi ormai una dellla famiglia, una domanda sorge spontanea: Come fare a partecipare a questi incontri? e poi, quanto eventualmente costa? Attendo fiduciosa una risposta.
Grazie per il bel racconto Giulia, complimenti ancora e… peccato non esserci stato: che invidia!!!
‘A Giuliè… nun ch’ai preso un link sui vini! :-)
Bella storia comunque…
Grazie a tutti voi per la bella serata!
E’ stato un onore oltre che un immenso piacere essere stato ospite vostro.
Mario Scippa
muy buenas las fotos no entiendo mucho pero la comida se ve sabrosa y el lugar muy lindo