Maffini. Fiano fiano il Cilento andrà lontano
20 gennaio 2001
Fiano di Avellino, ma non solo. Da qualche anno numerosi produttori cilentani hanno valorizzato questo vitigno, presente soprattutto sulle colline di Punta Licosa, vinificandolo in purezza e raggiungendo gradevoli risultati. Con un vantaggio per i consumatori: il prezzo decisamente più basso rispetto a quello raggiunto da alcune etichette irpine. Bruno De Consiliis (Prignano Cilento, tel. 0974 831090) e Luigi Maffini (San Marco di Castellabate, tel. 0974 966345) hanno fatto scuola, rispettivamente con il Vigna Perella e il Kratos (qui c’è però anche un po’ di Greco) ottenendo ripetutamente due bicchieri sulla guida Gambero Rosso-Slowfood. Ma sono solo la punta dell’iceberg del Parco naturale del Cilento, un territorio che sta riscoprendo la sua millenaria vocazione vitivinicola. Vogliamo infatti parlare di Rotolo, azienda di Rutino (tel. 0974 830050) che presenta sul mercato il Valentina come prodotto di punta. Molto interessante l’uso del legno: circa la metà dell’uva viene fermentato in botti di rovere, l’altra metà in barriques. In tal modo il Fiano non viene aggredito e svicola l’eterna polemica tra i sostenitori dell’acciaio e quelli del legno. Dodicimila bottiglie per una bottiglia destinata al successo. L’azienda, cinque ettari di proprietà e due in fitto, è ormai alla terza generazione, ma il giovane Alfonso, come tanti suoi coetanei campani e meridionali, la sta rinnovando completamente adeguandola alle esigenze del gusto moderno. Ben presto sarà pronta anche la nuova cantina. Un lavoro, duro e lungo, quasi paragonabile alla ricostruzione post-sisma degli anni ’80 perché altrettanto devastante sui vigneti è stata la politica attuata da alcuni funzionari regionali quando spinsero i contadini a piantare Trebbiano, Malvasia, Montepulciano e Barbera tralasciando i vitigni autoctoni. Altri tempi, si guardava alla quantità più che alla qualità del prodotto e la bottiglia era un optional. Alfonso, come Bruno e Luigi e qualche altro giovane produttore, sta tornando invece all’Aglianico, al Piedirosso e al Fiano. Ecco allora il Cilento Bianco (Fiano fermentato solo in acciaio), il Cilento Aglianico (anche qui metà in botti di rovere e metà in barriques), il Respiro (Aglianico fermentato solo in barriques). Una battaglia contro pregiudizi conservatori indispensabile per rilanciare la tradizione.