Lungarotti, 50 anni di Torgiano: una verticale storica per celebrare mezzo secolo
di Monica Bianciardi
In un Aprile che sembra Luglio inoltrato la primavera improvvisa ha inondato di verde e fiori il piccolo Borgo di Torgiano. In basso nella campagna circostante vigneti ed olivi si intervallano contendendosi gli ampi spazi agricoli nei quali masserie rurali molte delle quali trasformate in ambienti ricettivi si ammirano nelle bianche strade secondarie costeggiate da alte piante di pino. Il passato si respira insieme ad un’aria terza ed asciutta nel quieto silenzio delle sue stradine, nel vociare allegro di ragazzi che giocano a pallone in mezzo a cortili assolati come nei film degli anni 50 in un tempo che sembra oscillare tra passato e presente. Il fulgido passato di Torgiano filtra attraverso muri costruiti in mattone e pietra, scandendo un ritmo lento e sornione che invita il visitatore a sostare nelle piazzette adorne di palazzi e monumenti. Torgiano nato in epoca romana ha un origine antica legata alla leggenda di Giano, il dio bifronte, al quale fu dedicato l’antico torrione denominato appunto “Torre di Giano”. Oltre alla rara bellezza del borgo gli altri protagonisti di Torgiano sono i prodotti del territorio che è strettamente legato all’affermarsi della produzione qualitativa di prodotti tipici come il vino e l’olio.
Giorgio Lungarotti, personaggio illuminato e lungimirante attraverso innovazione ed investimenti sul territorio ha contribuito allo sviluppo dell’enologia in Umbria e nel resto dell’Italia apportando quella spinta di notorietà che ha contribuito a sollevare le sorti di Torgiano. Lungarotti già nel 1962 fonda la sua azienda vinicola con la creazione di un vino dalle caratteristiche impensabili per il panorama vinicolo dei tempi, l’abbandono delle campagne a favore di centri industrializzati sembrava l’unica scelta percorribile. Controcorrente e temerario, decide di produrre un vino da un solo appezzamento e dal lungo affinamento anticipando il concetto di Cru in territorio Italiano, raggiungendo la dicitura di Doc Torgiano nel 68 e nel ’90 quello della D.O.C.G. legando in modo indissolubile l’etichetta di un solo vino alla denominazione di origine.
Personaggio vulcanico ed eclettico presto dirige la sua attenzione verso un altro progetto che completi la cultura di quei prodotti di cui si è reso artefice di successo, la costruzione di un museo del vino. Un’idea nata dall’introduzione di un concetto di enoturismo legato alla lunga storia del paese. Lo realizza con l’aiuto della moglie Maria Grazia Marchetti nel 1974, la quale come storica, impiegherà anni a scegliere personalmente pezzo per pezzo aiutata nell’impresa anche dalla figlia Chiara, rendendola una delle più complete ed importanti raccolte di oggetti e cultura vinicola in Italia.
Il MUVIT ha sede nel seicentesco Palazzo Graziani -Baglioni ed è stato recensito dal New York Times come il migliore in Italia per la qualità delle sue collezioni artistiche. Oggi l’azienda è condotta da Chiara Lungarotti e da Teresa Severini figlie dello stesso Giorgio, che alcuni anni dopo la scomparsa del padre decidono insieme alla madre di sviluppare l’ultimo ambizioso sogno del padre, quello di porre l’attenzione anche verso un altro prodotto di eccellenza, l’olio, con l’inizio di un altro museo ad esso dedicato e tutt’ora in fase di evoluzione.
Tasting Notes
Rubesco dal latino rubescere, arrossire di gioia.
Ripercorriamo i 50 anni di Lungarotti e della doc Torgiano attraverso una degustazione di Rubesco Riserva Vigna Monticchio dal 1977 al 2011. La panoramica porta alla luce attraverso gli assaggi i vari passaggi dell’evoluzione aziendale durante gli anni ed un coerente mantenimento dello stile produttivo mediante l’utilizzo di Sangiovese e altri vitigni autoctoni. A metà degli anni 2000 le prime prove di affinamento in Barrique ed un ritorno negli ultimi anni alla botte grande. Il Rubesco da sempre esegue un lunghissimo affidamento in bottiglia 40 mesi. Nelle prime annate per questo motivo si è deciso di porre in etichetta anno di produzione ed anno di messa in commercio.
Rubesco Vigna Monticchio 2011 Sangiovese 100%
Ultima bottiglia uscita in commercio. Frutto di un annata complicata da un caldo anomalo tra fine Agosto e metà Settembre, vendemmia molto anticipata effettuata insolitamente durante le ore notturne. Il Colore rubino fitto ed intenso denota una buona carica estrattiva. Il frutto appare in primo piano nero polposo e maturo. Palato con struttura e materia a cui dopo un ingresso morbido non manca di freschezza e spinta gustativa contratta però sul finale da una tannicità leggermente polverosa con finale amaricante.
Rubesco Vigna Monticchio 2010 Sangiovese 100%
Annata fresca lunga e tardiva che continua a far parlare di se che ha prodotto vini dalla grande completezza ed eleganza con raccolta fine settembre ottobre. Luminoso e di bella trasparenza. Olfatto ampio con impronta floreale di rose, glicine, viole ed un frutto rosso fresco croccante, integrato in sensazioni fresche di erbe aromatiche, tè verde e menta. Palato integro e pieno con andamento lineare, denotato da struttura agile e freschezza, finissima la trama tannica in cui l’integrità gustativa risulta scattante e ben modulata. Persistenza lunghissima.
Rubesco Vigna Monticchio 2005 Sangiovese 70% Canaiolo 30%
Affinamento in barrique nuove di rovere francese di 1 e 2 passaggio per circa 12 mesi. Andamento stagionale regolare con belle escursioni termiche. Corredo cromatico integro con unghia granato. Note mature con cenni di frutto nero in confettura, caldo ed potente. Vino bipolare in cui convergono note erbacee aromatiche fresche e tonalità mature. Pepe nero, alloro, ginepro, rosmarino, cenni mentolati di incenso e resina di pino. Palato morbido con ingresso avvolgente, struttura tannica spinta, che frena sulla lunghezza in un finale amarognolo.
Rubesco Vigna Monticchio 2000 Sangiovese 70% Canaiolo 30%
Annata regolare durante il quale si ha un passaggio di stile e l’immissione delle uve dei nuovi impianti realizzati verso la fine degli anni 90. Rosso profondo con unghia granato ha un olfatto intessuto da erbe officinali eucalipto, frutto in confettura, seguito da china cipria, tabacco, cioccolato amaro, cera e resina. Potenza e palato ricco, volumico, dotato di freschezza con tessuto tannico fitto, finale di rabarbaro e liquirizia.
Rubesco Vigna Monticchio 1997 Sangiovese 70% Canaiolo 30%
Insieme alla 90 una delle migliori annate del decennio. Periodo di passaggio dove si passa da 12,5 a13,5 di alcolicità verso uno stile proiettato verso gli anni 90. Ampio e ben articolato il bouquet è dato da note mentolate con fiori appassiti, spezie nere, foglie di tè nero, geranio. Con il frutto ben maturo in primo piano ha struttura e freschezza ancora spiccata, tannini puntuali con lieve cedevolezza nel finale che chiude sfumato.
Rubesco Vigna Monticchio 1982 Sangiovese 70% Canaiolo 30%
Anni 80 caratterizzato da una delle ottime annate considerate pilastri per la qualità della vendemmia. Colore profondo e luminoso ben conservato, al di là dell’eta anagrafica e l’inevitabile terziarizzazione dimostra nerbo e profumi distinti di cenere, pietra focaia, cuoio, smalto, il frutto è rosso ben conservato. Ingresso vivido con spina acida che costituisce l’intera asse portante del vino, tannini che diventano più cedevoli sul finale che riporta al tabacco.
Rubesco Vigna Monticchio 1977 Sangiovese 70% Canaiolo 30%
Sangiovese 70% Canaiolo 30% Botti di legno grande seguito da affinamento lunghissimo in bottiglia messo in commercio nel 1986 a distanza di 10 anni dalla vendemmia. Nota cromatica smagliante con spunti rubino e granato luminosissimo. Corredo aromatico integro e olfatto austero dalla perfetta tenuta, cenere bagnata, grafite, foglia di tabacco, rose appassite, ginepro, tratti balsamici, liquirizia. Vino che stupisce per l’ottima tenuta temporale ed una vivace integrità data da palato energico e salino, tannino teso e vivo che fa salivare allungandosi sul lungo finale.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno
Miguel de Cervantes, “Don Chisciotte”