Luigi Veronelli: “La vita è troppo corta per bere vini cattivi”
di Ilaria Pipola
Il legame tra Massimo Pulicati, titolare del ristorante “L’Oste Della Buon’Ora” di Grottaferrata (RM) e Luigi Veronelli (1926-2004) è ancora molto forte, anche dopo la sua scomparsa e proprio per ricordare il suo amico Massimo la scorsa domenica ha organizzato la presentazione del libro Luigi Veronelli “La vita è troppo corta per bere vini cattivi”, biografia scritta da Gian Arturo Rota e Nichi Stefi, edito da Giunti Editore-Slow Food Editore.
Una serata interessante, in cui si respirava la personalità e la grandezza di Veronelli, che come afferma nella prefazione del libro Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, “ha interpretato con coerenza e passione la filosofia di vita rispettosa della terra e del mondo contadino e attorno al suo pensiero è cresciuta una generazione di cittadini educati al bello e al buono”.
Luigi Veronelli è stato editore, filosofo, scrittore, anarchico, difensore della civiltà contadina, bevitore di vino, come scrive Gian Arturo Rota, presente alla cena, che spiega la figura di Veronelli con ammirazione, raccontando aneddoti sulla sua vita e sottolineando non solo la sua grandiosità nel mondo del vino, ma soprattutto la sua umanità, il suo carisma e la voglia di salvare quell’Italia, che stava andando a rotoli dopo la guerra, puntando l’attenzione sul mondo contadino, ridandogli l’importanza e la meritata dignità. Il libro è diviso in venti capitoli (come le lettere dell’alfabeto) e per temi, ogni capitolo ha come titolo una parola, che appartiene al mondo veronelliano (tra cui Anarchia, Contadini, Guide, Terra, Vini etc).
L’accoglienza di Massimo, un vero Oste, un mattatore, che mette a suo agio gli ospiti del ristorante, curato nei particolari dall’atmosfera gradevole, ha reso la serata ancora più piacevole. Il locale è a conduzione familiare, Marisa, la moglie è la regina dei fornelli, aiutata dal figlio Flavio, mentre l’altro figlio Marco si occupa della sala.
La donna di “casa” , la vera colonna portante del locale, ha deliziato con i suoi piatti i palati dei presenti con un menù particolare, basato sulla tradizione romana, dall’antipasto con bruschette di mortadella e coppiette romane, alla zuppa di fagioli con olive e schiattata romana, ai delicati e saporiti rigatoni alla coda alla vaccinara e alle gustose ciambelline dei castelli romani, ma con l’aggiunta del secondo piatto dedicato a Luigi Veronelli: Guancia di vitello brasata al vino rosso.
Il tutto annaffiato dai vini prodotti dal L’Oste della Buon’Ora: il bianco Alborea (malvasia Puntinata e Grechetto) e il rosso Luperco (Merlot, Cabernet-Sauvignon e Montepulciano) dei vitigni dell’azienda agricola “Casale Certosa”.
Un libro che racchiude un pezzo di storia dell’enogastronomia italiana, che Luigi Veronelli ancora rappresenta in tutto il mondo.
Un commento
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Grande Massimo e Marisa , mi spiace non essere potuto esserci, l,oste pozzo di scienza enogastronomica….