Lüderitz (Namibia), l’Africa che non ti aspetti
di Enrico Botte
Incastrata all’interno di una baia che la protegge dalla veemenza dell’oceano Atlantico, Lüderitz è situata a sud-ovest della Namibia. Conta circa 20.000 abitanti ed è detta “la Monaco del deserto” per le sue strutture architettoniche tipicamente bavaresi.
Il nome le venne attribuito nel 1883 dal commerciante di tabacco Adolf Lüderitz, che acquistò la zona in cerca di minerali preziosi; sfortunatamente non trovò molto e la cittadina. Inizialmente colonizzata dai tedeschi, in seguito dagli inglesi e dai boeri, subì un’enorme crisi per poi risollevarsi grazie alla pesca.
La sua fonte principale di reddito è proprio questa: qui si pescano aragoste, crayfish crostaceo di medie dimensioni a metà tra un gambero e un’aragosta e si allevano ostriche. In verità, con il nome crayfish, qui vengono chiamate anche le aragoste. A vedere i due crostacei, delle differenze ci sono. L’aragosta è bene riconoscibile per forma, mente l’altro tipo di crostacei somiglia più a un grosso gamberone.
Da qualche anno è diventato anche un importate porto, dal quale partono le navi che effettuano esplorazione ed estrazione mineraria: si cercano e si trovano in mare i diamanti, enorme voce nell’economia dell’intera Namibia.
Sono qui per lavoro, ma questo non mi ha impedito di fare qualche giro per ristoranti alla ricerca di prelibatezze.
Prima di iniziare i miei giri, faccio scorta di Biltong presso uno dei negozi locali. Per chi non la conoscesse, si tratta di carne essiccata, marinata, speziata e tagliata a strisce sottili. Di solito è fatta con carne di manzo o anche con diversi tipi di selvaggina, per esempio struzzo, orice, springbok e kudu. Venni introdotto, anni addietro, alla biltong da un carissimo amico del Sud Africa dove, come in Namibia, se ne fa larghissimo uso. Ottimo snack da accompagnare a birra freddissima.
Prima tappa al Waterfront. Ristorante molto carino che si trova nella marina di Lüderitz, direttamente affacciato sul porto e sulla baia. Menù essenziale: pochi starter, quattro piatti di pesce e quattro di carne.
Non c’è traccia di game meat (zebra, antilope e cose del genere) e ne sono un pò deluso. Qui d’altra parte siamo lontani dai grandi parchi nel nord, quindi tradizionale manzo e pesce. Qualche bottiglia di vino, manco a dirlo sudafricano, e tanta birra!
Qualcuno si dedica alla carne (me compreso), qualcun altro al pesce. Ovviamente filetto e T-bone dominano il menù, ma anche spare ribs (tracchie) e agnello. Prendiamo anche degli antipasti: gamberetti stufati, onion rings e anche lumache, squisite.
Arrivano le nostre birre Windhoek (nazionale) ghiacciate e poco dopo arrivano le nostre bistecche!!!
Che visione, per qualche istante mi sono sentito Kit Carson: “Una monumentale bistecca alta tre dita e una montagna di patatine fritte”. Sembravano proprio le bistecche che mangiano lui, Tex Willer e i loro pards…
La mia T-Bone era praticamente cruda e grondante sangue, a me piace così… che goduria!!!
Tutto ottimo, ma le emozioni forti arrivano dal piatto di crayfish.
Un generale coro di meraviglia ha salutato l’arrivo dei crostacei a tavola, il fortunato che li aveva ordinati, gongolava inorgoglito e godeva dell’invidia generale suscitata in tutti noi.
Ma io mi sono appuntato piatto e ristorante con la promessa di tornarci.
Prezzi assolutamente e vergognosamente bassi…solo un numero per tutti: il piatto di crayfish nella foto precedente, circa 1kg di soli crostacei, per la folle cifra di 15€.
Seconda tappa al Penguin Restaurant, all’interno dell’hotel The Nest.
È l’albergo migliore di Lüderitz direttamente sul mare poco più a sud del centro della città.
Tutt’altra ambientazione rispetto al Waterfront. Tovaglie impegnative, posateria e bicchieri adeguati ad un posto sciccoso. Veniamo subito accolti da una direttrice di sala molto premurosa e simpatica. Ci accomodiamo e arrivano, poco dopo, menu e carta dei vini. Menu decisamente orientato sul pesce: e pesce sia. Diamo uno sguardo alla carta dei vini… panico!!!
Una lista lunghissima e fitta fitta di nomi impronunciabili. Distinguevo di tanto in tanto qualche vitigno a me familiare: chardonnay, Sauvignon Blanc, Merlot, Cabernet Sauvignon, ma ovviamente le etichette era tutte sconosciute. Ho invocato l’intervento delle divinità Malgi e Tornatore (elencati non in ordine di importanza), affinché mi guidassero nella scelta. Alla fine abbiamo optato per uno Shiraz sudafricano, manco a dirlo.
Tornando alla cena, io ho preso un piatto misto: crayfish, ostriche, cozze, calamari e del kingklip (strano pesce oblungo dall’aspetto non proprio affascinante). Altri hanno preso il piatto di soli crayfish (sperando di ripetere l’esperienza del giorno prima).
Questa cena ha decisamente tradito le attese nonostante i presupposti. I crayfish decisamente meno buoni rispetto alla sera prima, e anche gli altri pesci presenti nel mio piatto non brillavano per prelibatezza. Tutto un tantino stopposo e “addormentato” da salse e intingoli. Gli altri commensali non sono andati meglio me. Anche l’aspetto economico, considerata la location, ha registrato un più che sensibile incremento nei numeri, almeno rispetto al Waterfront.
Ristorante di pesce certo, ma siamo ben lungi da come s’intende la cucina di pesce in Italia (e non è campanilismo spicciolo). Qui, come in molti altri ristoranti all’estero di fascia media, salsette e cremine coprono sempre la genuinità dei prodotti e i loro sapori originali.
C’è stato anche il tempo di fare un salto allo Shearwater Oyster Bar.
E’ un bar di recentissima apertura, annesso allo stabilimento di stabulazione delle ostriche. Si, Lüderitz è famosa anche per i suo allevamenti di ostriche. E che cosa si serve qui? Ostriche naturalmente.
Crude o cotte e di diverse dimensioni. L’arredamento è prettamente marinaresco e molto allegro e c’è un simpatico ragazzo che apre le ostriche con una velocità incredibile.
Ovviamente ho ordinato una bella porzione di ostriche crude, cinque minuti ed eccole arrivare!
Che dite, erano buone?
Volete sapere quanto costano 10 ostriche aperte praticamente davanti ai tuoi occhi all’Oyster bar? 40 dollari namibiani, circa 4 euro!!!
Da Lüderitz, Namibia è tutto. Alla prossima trasferta internazionale.
Waterfront Ritzi’s Restaurant
Hafen Street, Waterfront Block D
Lüderitz (NAMIBIA)
Lat: 26°38’40.46″S Long: 15° 9’23.02″E
Penguin Restaurant (Nest Hotel)
Diaz Street
Lüderitz (NAMIBIA)
Lat: 26°39’10.16″S, Long: 15° 8’59.62″E
Shearwater Oyster Bar – Shearwater Oyster Farm
Insel Street (la strada che porta a Shark island)
Lüderitz (NAMIBIA)
Lat.: 26° 38.609’S, Long.: 15° 9.089’E
8 Commenti
I commenti sono chiusi.
E sta bene al grande Enrico, che a dispetto del cognome col vino non ha un rapporto, diciamo così, proprio idilliaco, avendo scelto un syrah o shiraz che dir si voglia, per accompagnare un pranzo a base di pesce e crostacei…ma intanto ti aspettiamo , insieme a Romualdo, con ansia di ritorno dalla Namibia …e non venire a mani vuote, almeno tre o quattro chili di aragoste e altrettanti di ostriche, poi per il vino da abbinare, non ti preoccupare, ci pensiamo noi..
P.s. puoi anche portare qualche bottiglia di shiraz sudafricano…lo abbineremo alla trippa che mi premurerò di farti trovare ;-))
bravo, Lello, decisamente meglio che il vino lo scegliamo noi… non immagini la mia faccia quando ho saputo di quel rosso…
…però, sembra di sentire Susy Blady… :-D
Dear Henry,
I eagerly await your arrival with my father Romy.
caro lello, quanta saggezza…
effettivamente davanti a cotanti intenditori, io sto al vino come Romualdo Scotto “Driver” Di Carlo sta al senso dell’orientamento.
ed è anche per questo che cerco di circondarmi dei migliori esperti del settore.
sempre vostro
susy blady
Bell’articolo EnrAico! Me lo ricordo ancora quel delizioso e delicato vino “BIANCO” che ordinasti per accompagnare le aragoste!a prestooooooooo
Bravo Enrico, è davvero una Namibia che non ti aspetti……. a proposito ma non eri a Nairobi???? Sono sicuro che la scelta del vino è stata condizionata dalla precedente birra ghiacciata, del resto si nota dal volto della foto!!!! Mi raccomando alle ostriche, non portare solo il guscio.
Complimenti! per un paio di minuti ho creduto di essere in Namibia…e poiché noi non ci facciamo spaventare dalle distanze, un giorno verremo a verificare quanto racconti! buon lavoro!!