Leo Pignalosa, il piccolo pizzaiolo che piace alla piattaforma Mighty Heights, Inc di Denver
di Francesca Pace
Se siete appassionati di pizza e siete social addicted vi sarà di certo capitato che il vostro algoritmo di Instagram o Tik Tok vi abbia proposto il video di un giovane, giovanissimo, pizzaiolo che ammacca le pizze con abile maestria. Il suo nome è Leo Pignalosa, anni 13. Se siete campani il cognome non vi suonerà come sconosciuto. È infatti l’enfant prodige di Giuseppe Pignalosa de Le Parule che di mestiere fa appunto il pizzaiolo
Insomma Leo, tra il lievito e la farina c’è nato. Mentre i suoi amichetti giocavano con i Lego, probabilmente lui preferiva giocare con gli avanzi dell’impasto.
Ma vi starete chiedendo, perché un ragazzino che gioca a fare il pizzaiolo dovrebbe suscitare il nostro interesse? Beh, perché quel ragazzino non gioca e basta, e ciò che fa è stato notato da una piattaforma che si occupa proprio di life coaching di giovani in erba che hanno qualcosa da dire, da fare, da mostrare.
Leo è stato inserito all’interno della piattaforma Mighty Heights, Inc di Denver assieme ad altri ragazzi che come lui sono grandi promesse nei loro campi di appartenenza.: l’americano Che Spiotta vincitore della settima stagione di Masterchef junior, le sorelle australiane “Twelve Parsec Band” diventate virali sui social per la cover dei Led Zeppelin “Ready to rock your world”, la modella americana di 10 anni Ava Lee Rose vincitrice del Award Multi Talent e il trio di danza italiano dei fratelli Gargarelli che hanno rubato la scena nella trasmissione di Canale 5 condotta da Maria De Filippi “Tu si que vales”.
Ma che ne pensa il papà?
“Sono felice – dice Giuseppe Pignalosa -Desideravo fortemente che mio figlio continuasse il mio lavoro di pizzaiolo. Non avrei voluto per lui mai nessuna carriera diversa. Fin da quando era piccolo ho visto in lui una manualità incredibile, una passione sviscerata e un talento straordinario nei confronti della pizza e questo mi faceva ben sperare. Non potevo fare a meno di sperare che un giorno avrebbe portato avanti la pizzeria”.
A che età Leo ha iniziato ad ammaccare? Che ricordo hai?
“Leo ha ammaccato la sua prima “vera” pizza all’età di 10 anni. Il mio primo ricordo di lui in quel contesto preciso è decisamente speciale. Lo vidi al banco, con tutta la sua simpatica goffaggine di bambino mentre cercava di stendere il suo panetto mettendoci tanto impegno. Quella immagine resterà per sempre nei miei occhi come simbolo di pura passione e determinazione”. Io al contrario quando ero bambino ero un “terremoto” questo mestiere non lo volevo fare, mio padre ha avuto l’abilità di inculcarmi l’arte bianca e da lì è nato tutto. Leo invece vuole fare questo da sempre, senza se e senza ma”.
Come è avvenuto il contatto con l’agenzia di Denver?
“Il nostro contatto con la piattaforma è avvenuto tramite Instagram. Quando ho visto che Leo aveva creato un profilo tutto suo, dedicato alla pizza e stava condividendo i suoi progressi e le sue creazioni, sono stato molto orgoglioso. Le sensazioni erano di sorpresa positiva, di gioia, mi faceva piacere vedere che il suo talento riscuoteva successi anche online. Ed è proprio lì che è stato visto dai creator della piattaforma ed è stato chiamato a bordo!”
Come vedi il futuro di Leo?
“Immagino Leo all’interno dell’azienda di famiglia, arricchito da una solida formazione personale. Amo immaginarlo mentre viaggia, cresce e si arricchisce, mentre impara cosa nuove grazie a nuove esperienze culinarie e poi quando torna qui le traduce in nuove pizze. Spero che possa espandere il nostro marchio a livello globale, portando avanti la tradizione della nostra pizza ma con un plus valore dato dall’esperienza all’estero”.
I social sono spietati, immagino siano arrivate anche critiche sul fatto che Leo lavori a 13 anni.
” Sì sono arrivate critiche a riguardo, ma molte persone non comprendono che non si tratta solo di lavoro, nel senso tradizionale del termine. Leo sta solo seguendo la sua passione, come chi sogna di diventare calciatore e pensa solo al pallone sin da piccolo. Si diverte e fa ciò che ama emulando me e suo nonno. Anzi in Leo vedo proprio il carattere e la bravura del mio papà. Non c’è alcuna pressione su di lui, è una sua scelta personale che io ovviamente sostengo. Ci sono anche tanti miei colleghi che lo ‘portano con la mano’ in questo ambiente: Martucci, Vitagliano, Sammarco, con i quali sono tanto amico, mi prendono in giro e dicono che Leo deve andare a lavorare per loro. Lo hanno visto crescere e sanno che Leo si diverte proprio”.
Leo va a scuola? Com’è la sua vita oltre la pizza?
“Ecco ci tengo a precisare che Leo va a scuola, è stato sempre promosso con ottimi voti. La frequenta con piacere, dopo aver fatto i compiti pomeridiani si vede con i compagni come tutti i ragazzi normali, gioca a calcio, mangia un gelato con loro, passeggia, come tutti gli altri. Non è ossessionato dai social, e non vede l’ora che arrivino le 18 per venire con me in pizzeria”.
Come vedi Leo tra 20 anni?
Spero che Leo abbia raggiunto i suoi obiettivi e che abbia realizzato i suoi sogni. A lui non interessano i soldi, vuole solo far bene il suo lavoro.
Tra una serata in pizzeria e una serata con la play cosa sceglie?
Assolutamente la pizzeria! A Leo giocare con la Playstation non piace. Ciò che ama alla follia è il Napoli. Quando gioca in casa o fuori cerco sempre di portarlo allo stadio, ma se la partita è di sabato sera, lui sceglie comunque di stare con me in pizzeria.
C’è una cosa che ti diceva allora il tuo papà e che poi si è dimostrata essere vera e che diresti a tua volta a tuo figlio?
Di essere se stesso, di non copiare, di non essere clone di nessuno. I miei genitori su questo insistevano molto. Mi dicevano di continuo di avere una mia identità senza guardare ciò che fanno gli altri. Di andare avanti con le proprie forze. Solo in questo modo si può crescere davvero.
2 Commenti
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Bellissima storia che speriamo stimoli tanti giovani ad impegnarsi con le mani invece che con un solo dito.Agricoltura gastronomia ma anche grande artigianato se vogliamo far rinascere l’Italia FRANCESCO
Io che conosco bene Leo e la sua famiglia senza avere alcun vincolo di amicizia diretta onde evitare da parte di terzi giudizi di parte posso asserire che le petit enfant è bravo di suo ed è una sua libera scelta. L’arte bianca non solo è la sua passione ma è la sua espressione. Che cosa replicare ad un piccolo passerotto che vuole mettere le ali per spiccare il suo volo? Bravo anche il papà non solo per il suo esempio dato che è un professionista indefesso ma anche per la sua autentica riconoscenza paterna dalle cui radici ha tratto la linfa. Leo avanti tutta . Complimenti