Le Pizzerie Da Zero rilevate da un fondo di investimento
Era il 2014 quando tre ragazzi di Vallo della Lucania, in Cilento, decisero di aprire una pizzeria nel proprio paese. Inizia così l’avventura di Paolo De Simone, Carmine Mainenti e Giuseppe Boccia, giocata su un tema ben preciso: l’identità territoriale sulla pizza di stile napoletano: Da Zero Pizza e Territorio. Seguirono aperture e poi chiusure ad Agropoli e Matera, ma il successo viene consacrato a Milano con due sedi, poi a Torino, Bologna e Firenze. La catena di pizzerie artigianali adesso è classificata al numero 23 da 50 Top Pizza 2022-catene artigianali.
Bene la notizia è che questa catena è stata rilevata da un fondo di investimento: dei tre fondatori, resta Giuseppe Boccia perché Paolo De Simone si era già allontanato dopo il lockdown fondando a Milano Modus e comunque gestendo Storie di Pane a Vallo e a Paestum mentre Carmine Mainenti ha deciso di rilevare la Chioccia d’Oro, storica trattoria di Vallo della Lucania, fondata 43 anni fa dalla famiglia Positano che resta per l’avviamento ancora un anno.
Insomma, questa estate porta belle novità.
La riflessione da fare riguarda un po’ il Sud e le zone interne, dove la modernità, spesso confusa con il cemento e le mazzette per le licenze edilizie lancia con questa storia imprenditoriale un preciso segnale: anche nel posto più sperduto, che non ha mai conosciuto contemporaneità se non in differita, è possibile produrre sviluppo, reddito e posti di lavoro puntando decisi sulla identità territoriale e coniugandola però con una grafica e una comunicazione moderna e partendo alla conquista delle grandi città. Non ci riferiamo a Vallo ovviamente, sede di Diocesi, Tribunale, Ospedale e centro del Cilento, ma alle infinite possibilità che oggi il mondo offre anche al Nostro Sud appenninico fuori dai grandi circuiti mediatici, turistici e culturali e alle prese con problemi di tenuta democrafica.
In questa sua espansione ormai decennale, Da Zero non ha mai rinunciato alla sua filosofia: ha anzi coinvolto piccoli produttori di biodiversità incentivando le colture in via di estinzione, diventando partner nelle produzioni, garantendo insomma un reddito alle persone di buona volontà che avessero in animo di lavorare nel settore primario.
L’acquisto di un fondo, a nostro parere, non è la fine della storia. E’ un nuovo inizio. I Fondi stanno facendo shopping di catene artigianali perchè i manager hanno capito che la redditività garantita dalla pizza non è messa in discussione dalla crisi economica, ma, al contrario, proprio la diminuita capacità di spesa è alla base del successo della pizzeria.
Naturalmente il segreto è mantere il giusto equilibrio tra i profitti e l’artigianalità perchè, al contrario di quanto si pensa, più artigianalità c’è nei processi produttivi, più c’è possibilità di coinvolgere clienti altospendenti o comunque sensibili alle tematiche ambientali.
La linea sarà la stessa, proprio in autunno inizierà un giro tra i produttori locali per garantire la continuità necessaria allo sviluppo.
Una bella storia che indica chiaramente su cosa deve puntare il nostro Mezzogiorno: agricoltura sana e di precisione e artigianato agroalimentare, il vero lusso del futuro prossimo presente. Il futuro è già iniziato.
3 Commenti
I commenti sono chiusi.
Anche tante farmacie in Italia prima del virus furono acquistate da fondi di investimento.Un caso?Piccoli allevatori olandesi costretti dalla crisi stanno vendendo le loro stalle a fondi di investimento.Un caso?Forse ma in un periodo di lancio della carne artificiale la cosa puzza non di animale ma di CAPITALE con buona pace di Marx e c.Mi auguro vivamente che la storia mi dia torto ma il futuro ci dirà se ci sarà ancora spazio per le tradizionali bontà.FRANCESCO
Fondi? Attenzione….
Bene, a me sembra un’ottima notizia. In bocca al lupo a Giuseppe Boccia che ha le qualità e avrà sicuramente le capacità per affrontare con successo questa nuova e lungimirante sfida