Le nuove pizzerie sono sempre più belle. Ecco quelle dell’ultimo anno
di Luciano Pignataro
Si parla di pizza, di impasto, di prodotti. Ma ancora non ci siamo soffermati sulla bellezza delle nuove pizzerie. Altro che tavoli di marmo e quattro sedie seriali! Se fossi un giovane architetto mi specializzerei e in ogni caso alcune sono davvero sconvolgenti. Passiamo in rassegna quelle che hanno aperto nell’ultimo anno a Napoli e in Campania di cui abbiamo notizia che hanno curato l’arredo in maniera speciale.
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Vesi a via Caracciolo
Ultima apertura in ordine di tempo, una pizzeria davvero spettacolare, proprio di fronte agli imbarchi di Mergellina. Piatti in ceramica personalizzati, l’aerea forni al centro come la tolda di una nave, angolo cibo e vino.
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Lievito Madre a via Partenope
La prima vera bella pizzeria sul lungomare di Napoli adesso è completa con l’uso dell’ultima stanza. Davvero ha segnato la svolta di fronte al mare. L’azzuro domina, tutto arredato con gusto.
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50 Kalò a Mergellina
Anche qua l’allargamento è completato mantenendo lo stile essenziale e preciso di partenza.
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Da Michele, I Condurro a Fuorigrotta
Uno spettacolare forno a forma di Vesuvio detta il tema al centro della sala principale. Tutto arredato con gusto, bella hotellerie e immagini che ricordano la storia.
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Sapori de l’Accanto a Vico Equense
Di questo luogo magico abbiamo già detto tutto quello che c’era da dire. Ha aperto in estate con la consulenza di Gianfranco Iervolino.Parlano le foto e il panorama di Vico Equense oltre che le preziose ceramiche.
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Pepe in Grani
In un antico palazzo del ‘600 di caiazzo giusto un anno fa Franco Pepe ha completato l’opera aprendo la sala hi-tech e rendendo operative, caso unico in Italia, due stanze da letto..
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Ciccio Vitiello
Ancora la pizza in un antico palazzo, stavolta nella frazione Tuoro di Caserta. Qui il giovane Ciccio si esprime al massimo.
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Da Nino ad Acerra
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Nino Pannella è un giovane pizzaiolo di 22 anni, vincitore a Las Vegas lo scorso anno del prestigioso trofeo con una semplice marinara. Questa è la sua pizzeria aperta con i sacrifici della famiglia ad Acerra.
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Da Gaetano Paolella, Acerra
Ancora Acerra, stavolta è Gaetano Paolella a riammodernare i locali in attesa della prossima apertura a Salerno. Ambiente intimo, in ceramica.
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Morsi e Rimorsi di Gianfranco Iervolino ad Aversa
Ancora Iervolino: è’ stata l’ultima apertura dello scorso anno. Una sede alla periferia d’Aversa assolutamente spettacolare, con forni e cucine al centro, funi di nave che arredano il locale.
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10 di Diego Vitagliano a Pozzuoli
Piccola, bianca, marinara. Proprio di fronte al mare di Pozzuoli, Diego Vitagliano adesso si esprime nella sua pizzeria.
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2.0 di Carlo Sammarco
Ancora Aversa, stavolta è Carlo Sammarco in una pizzeria dalle linee giovanili, semplici, tutta giocata sul legno chiaro.
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Re Denari
In un casolare che ha resistito al cemento una bella pizzeria in ceramica antica e pietra. Due forni, begli arredi e un bel patio dove mangiare d’estate.
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Crescimunno
Con affaccio sul Duomo di Salerno, in un antico palazzo del ‘600, pietra a vista, tavoli tradizionali.
CONCLUSIONI
La pizza tira l’agricoltura di qualità e i produttori seri. Ma inizia ad avere un indotto incredibile. Forse la bellezza di queste pizzerie conferma più di ogni altra cosa che non è più il cibo dei poveri. Ma la pizzeria resta, ancora oltre ragionevole dubbio, un luogo popolare.
2 Commenti
I commenti sono chiusi.
gran pezzo. (dice: ma come? ora che non ho parlato di cibo?) sì, perchè la vera svolta della pizza non la fanno solo impasti, materie prime e modalità di cottura (e le conseguenti polemiche su tipologie d’ imbarcazione, alimentazioni di forno e prodotti dop) ma anche e soprattutto i locali. La vera riscoperta della pizza come cibo d’autore sta in due fattori: nella digeribilità e nei locali: oggi se voglio andare in pizzeria il locale non è (quasi mai) di serie b rispetto al ristorante. questo conta sia per il cliente/consumatore che per la dignità stessa della pizza perchè anche da qui passa l’equazione che il valore della pizza sia lo stesso dei piatti della ristorazione d’autore.
La pizzeria resta e deve restare un luogo popolare che spesso e giustamente può far rima con alveare, talvolta però, anche un’ape regina può aver voglia di degustare una regina margherita in un luogo accogliente un po’ meno rumoroso e luminoso del solito, il mordi e fuggi, portafoglio in una mano e subito dopo pizza portafoglio nell’altra, rimane gioia del quotidiano in corsa.
Se il futuro è anche pizza e l’asporto penalizza il prodotto, attrezzarsi per accogliere diventa doveroso, inevitabile e alla lunga premiante, chiunque è disposto a pagare la voce coperto se quel coperto ha un senso, in termini di spazio, servizio e comodità.