Le More Riserva 2003 Castel del Monte doc
SANTA LUCIA
Uva: nero di Troia
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Il tempo fa bene al Nero di Troia. Per un bel caso è finito sulla nostra tavola di Ferragosto in campagna dove siamo finalmente rifugiati da alcune ore. Ci sono però dei segni evolutivi che indicano gli anni accumulati: il primo, più evidente, è l’incupimento del colore ancora sostanzialmente rubino ma con marcate presenze granata, inoltre abbiamo riscontrato dei resididui per cui è stato necessario scaraffarlo, operazione che di solito facciamo di protocollo solo con vini che abbiamo superato i dieci anni. La materia prima esuberante del 2003 e la tecnica di lavorazione, decisa verso la concentrazione, stanno insomma presentando il loro conto alla distanza. Se dunque Le More 2003, almeno questa bottiglia, sembra aver imboccato il viale del tramonto, dobbiamo dire però che al naso e in bocca lo stato di forma del vino è perfetto, direi addirittura più euilibrato fra lo speziato, nei primi anni decisamente esuberante e la confettura di frutta, per cui abbiamo un’ottima composizione delle diverse componential naso. In bocca è tonico, pimpante, con la sua freschezza assolutamente intatta e ben ammagliata con la struttura, l’alcol e le altre componenti. Ancora un gran bel rosso, insomma, saporito, lungo, intenso e persistente, capace di reggere il confronto con formaggi pecorini e piatti di arne ben strutturati. Insomma, interessante cpire l’evoluzione di questauva che nell’ultima edizione di Radici purtroppo ha un po’ deluso rispetto alle più accorsate negroamaro e primitivo. Invece Le More dimostra appieno, a mio giudizio, le sue potenzialità, il suo poter combattere anche sul versante dell’eleganza e non solo della potenza tipica del bicchiere pugliese.
Assaggio del 23 febbraio 2007. A distanza di poco più di un anno torniamo su questo rosso giocato sulla frutta più che sulla mineralità e devo subito dire che l’ho trovato sostanzialmente stabile, con tutti i componenti in buon equilibro e l’inizio di presenza di sentori terziari: in poche parole, si sapeva che il Nero di Troia ha buone possibilià di invecchiamento, ma adesso arrivano le prime conferme grazie a quei produttori, come Roberto Perrone Capano, che ci hanno creduto. Credo che l’evoluzione è ancora da verificare tutta e che il vino, partito completo sin dalle prime battute anche grazie al fatto che parliamo della vendemmia 2003, ha possibilità interessanti di crescita man mano che procederà la scarnificazione del frutto. In ogni caso è questa la strada per la Puglia di uscire dall’anonimato. Lo beviamo su formaggi pecorini e podolici di Conza della Campania.
Assaggio del 22 dicembre 2005.La new wave dei rossi: tanta frutta, buon struttura, piacevolezza assoluta. Ne fanno parte Castello delle Femmine di Terra del Principe, la Tintilia di Cantine Cipressi, il Conca Rosso di Poderi Foglia, il Campole di Alois e questo bellissimo vino degustato prima a Bari, poi a Vitigno Italia infine tra amici per un panel improvvisato dove le sensazioni sono state analizzate meglio. Abbiamo così sentito all’inizio un tappo di vaniglia che le altre volte non avevamo riscontrato, pochi secondi, però: poi il vino si apre in tutta la sua magnificenza fruttata, un delirio maroniano come pochi vini che non siano quelli dolci riescono a provocare. E’ la terza via tra il tabacco e la concentrazione, rossi di buona beva, discreta complessità olfattiva, rotondi ma di carattere, capaci di svilupparsi in maniera molto particolare nel palato che avvolgono completamente. Le More hanno una buona struttura, del resto parliano di un 2003, ma ottimo equilibrio tra la spinta di freschezza, l’alcol e i tannini. Una grande interpretazione del Nero di Troia, uva che finalmente sta salendo di prepotenza alla ribalta. Dobbiamo aggiungere che questo vino, essendo compiuto, ha qualche difficoltà nell’abbinamento con i piatti della tradizione meridionale, ci si avvicina meglio un piatto strutturato ma ben equilibrato nelle sue componenti per evitare lo squilibrio finale. Resta però un bicchiere da incorniciare, ben lontano dalla muscolatura esibita dallo stile australiano come pure dalla tradizione della botte grande. Sicuramente il segreto è in vigna, poi nell’uso dosato del legno. Molto buona l’impostazione dell’azienda, tutta piegata sui vitigni della tradizione per il rosso e sul fiano, ben presente in Puglia come uva capace di regalare eleganza al bombino e in genere usata in piccole percentuali. Speriamo che anche nei rossi, come per i bianchi, il Mezzogiorno riesca ad esprimere queste performance in questa fascia: non vogliamo vini indimenticabili, ma dimenticare certi vini.
Sede a Corato. Strada Comunale San Vittore, 1. Tel. 081.7642888. Fax 081.7643760. www.vinisantalucia.com. Enologo: Paolo Caciorgna. Ettari: 10 di proprietà. Bottiglie prodotte: 80.000. Vitigni: nero di Troia, fiano, aleatico.