L’anno della pizza fritta napoletana: l’Avpn la riconosce. Stardust Memories: quando nel 2016 un giornalista predisse il fallimento di Sorbillo a Milano
di Luciano Pignataro
Un cibo intimamete napoletano, che pochi fuori napoli conoscono, è la pizza fritta. Il morso più povero, che ha conosciuto un vero e proprio boom nel Dopoguerra quando anche reperire la legna era difficile e le donne della città martoriata dalla bombe e dai combattimenti mettevano un bel pentolone fuori per friggere l’impasto. Nacquero anche pizzerie specializzate solo in questa lavorazione di cui resta oggi traccia nelle due più famose, ma certamente non le uniche, La Masardona e De Figliole. Inutile dire che un colpo quasi mortale è stata l’idiosincrasia dei nutrizioni per ogni genere di frittura, il metodo forse più antico e più sicuro che ha consentito ai popoli dei paesi caldi di sopravvivere nel corso dei millenni. Poi, improvvisa, una vera e propria rinascita, con nuove aperture, come quella di Isabella De Cham alla Sanità, e alla catena artigianale di Zia Esterima Pizza fritta firmata da Gino Sorbillo. Ricordo ancora
Era il 2016 quando un giornalista, Vittorio Blum, predisse il fallimento della pizza fritta in occasione della prima apertura di Sorbillo a Milano. Blum prevedeva il fallimento Perché “Pizza fritta” già dal nome mmmm, non è esattamente la quintessenza della milanesità. Qui è un problema sia “pizza” sia “fritto”: non è che mettendoli assieme – o uno contro l’altro – i termini si elidano generando nuovi significati, ad esempio “aria” “fresca” o “leggerezza” “mattutina”. “Pizza fritta” rimane “pizza fritta”: hardcore
Perché a Milano non siamo abituati a circolare con un arnese in mano lungo una banana e mezza e largo come un vecchio vhs, una sorta di baionetta grondante olio, provolone e pomodoro incandescenti, che se lo addenti schizza molecolarmente a raggera rischiando di trascinare te e i posteri in sanguinose cause di risarcimento danni solidi e morali ai famigliari dell’avvocato d’affari appena sbucato da piazzetta Liberty che hai centrato perfettamente nell’occhio chiudendoglielo per sempre.
Perché poco allevia quel vassoio da 24 paste su cui te la poggiano avvolta da 15 centimetri di carta alimentare impregnata fino all’ipotetico settimo velo, sempre una baionetta fritta rimane, e anzi peggio, barcamenarsi sotto il monumento al Manzoni in quello stato, con un quadernone Pigna di grasso colante spalancato sotto il mento alla moda di certe signore prendisole nella Costa Azzurra dei ’70 mentre lapilli infuocati di provola anticipano, seguono e intervallano il tuo incedere sempre più incerto. Anche questa, mi dispiace, non è un’esperienza esaltante
P.S. Peraltro, Sorbillo caro, ma ci sono già 25 gradi fuori, ma che cosa mi apri il pizzafritta adesso. Cos’è, 20 luglio impegnato?
Beh, a parte la nota da crasso ignorante che dissocia il clima caldo dal fritto mentre invece vanno da sempre a braccetto, il successo invece è stato travolgente. Tanto che l’Associazione Verace Pizza ha scelto di fare della pizza fritta la protagonista della seconda edizione del Vera Pizza Day, in programma lunedì 17 gennaio 2022. Sarà questa l’occasione per consegnare ufficialmente le prime 8 tabelle di certificazione alle friggitorie che hanno fatto la storia della pizza fritta, a quelle che negli ultimi anni hanno spinto con l’apertura di nuovi locali alla diffusione di questo prodotto e alle pizzerie che hanno riservato alla pizza fritta un ruolo di pari livello, se non superiore, rispetto a quella al forno. Le tabelle saranno assegnate a: Antica Friggitoria Masardona, Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo, Guglielmo Vuolo, Isabella De Cham Pizza Fritta, La Figlia del Presidente, Pizza Fritta Famiglia Surace, Pizzeria De’ Figliole, Starita
«Da anni l’Associazione è impegnata nella promozione e nella valorizzazione della Vera Pizza Napoletana – spiega Antonio Pace, Presidente AVPN – E dopo tanti anni di successi e riconoscimenti era necessario, da parte nostra, procedere alla tutela di un’altra eccellenza del food partenopeo: la pizza fritta. Abbiamo pertanto voluto aggiungere un’appendice al Disciplinare Internazionale della Vera Pizza Napoletana dedicata alla pizza fritta, descritta nelle sue due varianti di forma tonda e a mezzaluna (calzone), nei suoi ingredienti di base, nella tipicità della stesura e della chiusura ed infine nella tecnica e nelle caratteristiche di frittura».
Ps: come classificare le critiche di questo Blum? Consigliabile rileggere le ipotesi di Freud sull’invidia del pene