Lacryma Christi bianco 2007 Fuocomuorto
In questi mesi difficili e angosciati, i più tormentati da quando si occupa di mozzarella, il direttore del Consorzio Vincenzo Oliviero ha trovato un motivo personale di grande consolazione: è uscito finalmente con le sue prime 6000 bottiglie di Lacryma Christi bianco da uve caprettone in purezza. La mano è quella di Antonio Pesce, uno che nel biberon aveva già questo grande vino di territorio perché suo padre, Amodio, faceva il suo stesso mestiere. E il bicchiere di Vincenzo ha il fascino della diversità, il vigneto è a quota 400 metri, le piante sono quelle coltivate nella sabbia nera spolverata dall’ultima eruzione, c’è tanta mineralità e finezza quasi nordica nel bicchiere di un’annata ricca di profumi e povera di frutta a causa del caldo bestiale della seconda metà di agosto. Non a caso la tenuta, Fuocomuorto, è già tutto un programma, scritto nel 1780 quando gli avi di Vincenzo scavarono nella roccia lavica la loro cantina dove adesso vengono conservate le bottiglie. Una data ben impressa sulle bottiglie, in quest’era di sigle e di acronimi per velocizzare il trasferimento di miliardi di messaggi senza contenuti, una data per chiamare il vino, una cifra per ricordare oltre due secoli di tradizione familiare in uno dei terroir più affascinanti e ricchi di biodiversità.Di questo bianco ci piacciono la struttura, la sapidità, l’intensità e la persistenza, ma anche la vena acida che ne promette buona vita e consente grandi abbinamenti, primo fra tutti, perché no, proprio quello con la mozzarella di bufala. Oppure sulla pizza integrale con i broccoli di Cosimo Mogavero a fabbrica dei Sapori che haentusiasmato Luigi Cremona. Conosciamo la mano di Antonio, e ci conforta il suo vivere non omologato i profumi della sua terra, a nulla serviva un vino piacioso, urgono vini dal carattere scorbutico ma generoso, proprio come questo.Nel suo buen retiro lontano dalle polemiche Vincenzo cura per il momento il bianco, poi uscirà anche con il rosso e basta. La gamma è completata dall’olio d’oliva e dall’offerta di ospitalità per qualche straniero che voglia fermarsi lungo la strada che porta da Ercolano al cratere, siamo proprio nei pressi del famoso ristorante Gianni al Vesuvio.Un segnale confortante della ripresa vitivinicola alla falde del Vulcano, la nascita della Strada del Vino presieduta da Michele Romano e la voglia di organizzare una grande celebrazione per questi vini figli di una terra fertile e terribile, dove molto probabilmente furono piantate le primi viti dai coloni greci e poi dai romani a ridosso delle città opulente e corrotte