La vendemmia a Capri di Raffaele Pagano (Joaquin)


Raffaele Pagano

di Mariangela Barberisi

C’è una Capri che racconta di tradizioni legate alla terra e alla storia contadina che i turisti non vedono, la Capri dei vigneti, dei terreni calcarei di Anacapri su alture dove spira la brezza del mare e dove i contadini e i viticoltori lavorano come si faceva una volta, dove le macchine e le tecnologie non arrivano ed è qui che Raffaele Pagano patron della Cantina Joaquin, ha conquistato un altro tassello per dare valore alle sue etichette, prime in Campania nel settore dei vini di lusso italiani.
Il progetto nasce nel 1999, quando Pagano costruisce a Montefalcione la cantina che accoglie le uve irpine e quelle di Anacapri con etichette che sfidano i tempi e le mode e che producono solo se, e quando, la produzione viene considerata all’altezza. Tra Lapio e Paternopoli sorgono i vigneti irpini. Dal cuore della Campania si passa al mare: a rimpolpare il piccolo vigneto ad Anacapri se n’è aggiunto un altro sul Monte Solaro.
Con quest’anno il bianco ‘Joaquin Dall’Isola’ ha raggiunto le sedici vendemmie consecutive. Ed è stata proprio Anacapri la meta per un viaggio esperienziale organizzato con Francesca Auricchio del team di Joaquin: il momento della vendemmia.

 

Le vigne sul MOnte Solaro

Il gruppo di lavoro, partito da ogni parte della Campania, ha sfidato il mare mosso per chiudere, in tempi brevi, la raccolta delle uve che andranno a costituire il tris composto da Falanghina, Greco Chiunchesa, Biancolella e una piccola porzione di Piedirosso. Le etichette di Pagano non sono per tutti, ma destinate a poche cantine all’estero, a collezionisti e ristoratori italiani. Sono appena 605 infatti le bottiglie prodotte nel 2023 e tutte rispettano uno stile ricercato e irripetibile.
«Il nome Joaquin – ha raccontato Pagano – nasce con l’intento di evocare, attraverso un marchio, la Golden Age del Sud Italia, un periodo storico in cui si celebravano la tipicità e l’eccellenza gastronomica di questa terra straordinaria, l’epoca dei Borbone. Questo è esattamente il nostro obiettivo, rappresentare l’eccellenza del territorio attraverso il vino, i vitigni autoctoni e l’artigianato vinicolo, mantenendo viva una tradizione enologica pura, immune dalle mode e dalle pratiche contemporanee spesso dettate dalle esigenze di un mercato internazionale».
Mission dell’azienda è quella di rilanciare un territorio così come è avvenuto ad Anacapri con il vigneto di Alessandra Gallo, ben visibile da piazza Vittoria invasa da turisti tutto l’anno e alle spalle dello storico Capri Palace. Un ettaro di terra, immerso nel verde, compresa la casa colonica, con un panorama che toglie il fiato e un profumo di gelsomino che colpisce persino l’olfatto più pigro. Una partnership voluta fortemente da Pagano che ha scelto un luogo storico che potrebbe risalire agli inizi del ‘900, così come riportano rare foto dell’epoca. «Il periodo di siccità di agosto ha sicuramente diminuito la produzione – ha spiegato Mauro Melchionno, capo cantiniere del team Joaquin – ma ha aumentato la qualità e siamo soddisfatti».

La vendemmia a Capri di Joaquin

Un lavoro faticoso a partire dalla consegna delle cassette per la raccolta dei grappoli che arriva in montagna, attraverso le strette stradine capresi, solo con una jeep. Poi il resto della squadra, sotto la guida di Mariaconcetta Rega, si dedica al calcolo del peso della raccolta, prepara la documentazione per avere l’approvazione da parte delle autorità locali per poter caricare in nave i grappoli e portarli fino a Montefalcione. «’Dall’Isola’ nasce dall’dea di voler dare voce a Capri – ha sottolineato Marco Paura, enologo e parte del gruppo di lavoro Joaquin – l’isola della dolce vita italiana da una parte e del lavoro dei campi dall’altra, una filosofia che ci rappresenta in pieno». Tra le novità annunciate per i prossimi mesi, il ritorno, dopo alcuni di anni di stop, del un rosato Joaquin.

Un commento

  1. Tra le viticulture così dette “eroiche”(termine che non amo perché rimanda alla guerra che non amo perché roba per ricchi che vogliono diventare ancora più ricchi)credo che questa sia la più impegnativa se non altro perché per raggiungere la cantina le uve devono attraversare il mare e ciò aggiunge anche un alone di avventura ma ancora più impegnativo è per noi santi bevitori mettere le mani non dico su una cassa ma almeno su qualche bottiglia.Assaggiato in passato grazie al produttore ma purtroppo mai bevuto e di conseguenza mai goduto.FRANCESCO

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