La Veceta: il volto internazionale de La Fortezza di Torrecuso
di Pasquale Carlo
Il mare del Golfo di Napoli come scenario per presentare la nuova Linea Veceta della cantina torrecusana La Fortezza’ Una giornata insolita per far degustare agli addetti ai lavori le tre etichette varietali ottenute da uve Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Merlot, con la wine manager dell’azienda, Antonella Porto, a fare gli onori di casa e a presentare questo nuovo progetto enologico, illustrando anche il lavoro che l’azienda di Enzo Rillo sta portando avanti per giungere nel prossimo autunno all’apertura del primo museo virtuale dedicato al vino sannita, in particolare alla storia del vino Aglianico.
I tre vini della ‘Linea Veceta’ non nascono semplicemente per ampliare la gamma dei prodotti aziendali, perché l’obiettivo – spiega l’enologo aziendale, l’abruzzese Vittorio Festa, non è certamente quello di seguire le mode. Del resto, i dati delle vendite in Italia – in particolare nel canale GDO – non sono particolarmente favorevoli alle varietà internazionali: lo Chardonnay, che è il vino più venduto tra quelli ottenuti da vitigni internazionali, nel periodo 2020/2023 ha perso quote di vendita del 9% circa. Certo, le cose cambiamo se spostiamo l’attenzione al mercato mondiale, ma la vera sfida – puntualizza Festa – è stata quella di andare a conoscere in profondità le caratteristiche di questi vini, comprenderne le peculiarità che li rendono vini versatili, capaci di evolversi con i tempi e di saper reggere il confronto con le rivoluzioni dei gusti.
Uno studio da mettere poi in pratica sulle varietà specificatamente sannite: Falanghina e, soprattutto, Aglianico, la varietà che più risente gli effetti (in termini di criticità, soprattutto di mercato) di queste rivoluzioni. Tant’è che già con la vendemmia che ci sarà fra circa quattro mesi si inizieranno a mettere in campo i primi accorgimenti enologici con l’obiettivo di “trasformare” la potenza del vino Aglianico, rendendone più leggibile la sua complessità. Nuovi processi di vinificazione che mirano ad esaltare la croccantezza del frutto, restando fedeli alla sua originalità. Rendendolo moderno, per esprimere tutto con un’unica parola.
Quella modernità che è il segno distintivo dei tre calici della ‘Linea Veceta’. Tre vini incredibilmente puliti al naso e in bocca, ricchissimi di intense sfumature olfattive, con un corpo pieno ma mai pesante. Tre vini che si offrono con un linguaggio gusto-olfattivo semplice da decifrare, immediati. Cosa che non deve intendersi come vini semplici e banali, ma vini diretti, che conquistano già al primo sorso.
Altro aspetto interessante che emerge dalla degustazione è che i vitigni internazionali non scalfiscono l’identificazione, in termini territoriali, con il Sannio. Ognuno dei tre calici riesce a raccontare le caratteristiche del suolo e del microclima in cui nascono, a trasmettere l’impronta territoriale, che non ne fa semplici rimodellamenti delle produzioni di altre aree vocate alla viticoltura, ma vini di personalità, con una loro precisa identità e, per questo, originali.
I tre vini hanno accompagnato il risotto al limone con zucchine e tartare di gamberoni preparato in barca dal noto chef Giuseppe Silvestri e i piatti di mare del ristorante O purticciull nello scenario del porto di Ischia.
Ultimo aspetto da cogliere è l’immagine con cui queste tre etichette vengono proposte. Veceta, il nome della specifica Linea, vuole essere un omaggio all’anziana donna che si svegliava prestissimo al mattino per andare a lavorare nelle vigne, prima che il sole diventasse troppo caldo e prima di dedicarsi alle tante altre faccende domestiche che riempivano intensamente le giornate delle donne della civiltà contadina. Quella veceta che troviamo raffigurata (stilizzata) sull’etichetta, chinata, intenta a lavorare – e custodire – la terra.