La storia. Dopo 104 anni la pizzeria Umberto chiude per la prima volta. Massimo Di Porzio: ma abbiamo lasciato la luce accesa


da Umberto, il menu

da Umberto, il menu

 

“Cosa vi serve? Stiamo chiusi” Massimo Di Porzio mentre sta al telefono è nel suo locale storico, Da Umberto a sbrigare le ultime faccende dopo il provvedimento del Governo. “Come chiusi? E io come faccio”. “Volete un po’ di parigiana? E’ avanzata da ieri”. In questo siparietto improvvisato si riscoprono le ragioni profonde della ristorazione, quella di essere un servizio. Soprattutto nelle grandi città come Napoli dove, non a caso, ha mosso i primi passi urbani il cibo da strada sin dal ‘600, per non parlare del secolo successivo, quando nacque il simbolo dello street food mondiale, la pizza.

Allora Di Porzio, dopo 102 anni chiudete davvero per tutti questi giorni. Era mai successo?

“Mai, è davvero la prima volta. Il nostro forno è sempre stato accesso,un riferimento per il quartiere nei momenti più tristi. Sembrerà un paradosso, ma a resistere e ad attrezzarsi per resistere sono state proprio le insegna storiche, il Gambrinus, Da Michele, Cafasso, Surace, Trianon e altri che non hanno mai pensato si potesse chiudere per una emergenza”.

ristorante umberto

Eppure ne avete viste e subite di cose negli ultimi decenni.
“Come no. Noi stessi siamo nati durante la prima guerra mondiale, nel 1916. Durante la seconda Napoli è stata piegata dai bombardamenti, ma noi non abbiamo mai chiuso”.

Sì, Alessandro Condurro mi ha raccontato che sfornavano pizze mentre gli americani entravano a corso Umberto dopo la liberazione.

“Ma certo, le pizzerie sono sempre state un servizio per il popolo. Solo con il benessere degli anni ’60 la situazione è cambiata, per non parlare degli ultimi dieci anni che ha registrato il boom. Di fronte al nostro ingresso c’è una edicola votiva voluta da mio padre Giuseppe perché durante il bombardamento del 3 agosto 1943 cade una bomba dentro il palazzo che rimase inesplosa. La leggenda vuole si fermasse nel letto di una signora”.

Edicola Votiva Di Porzio

Edicola Votiva Di Porzio

E durante il colera, il terremoto?

“Sempre aperti, mai un giorno di chiusura. Proprio in queste circostanze la pizzeria, un po’ come i forni del pane durante le guerre e le pestilenze, diventano il riferimento, il segnale che la vita continua. Durante il terremoto ero ancora ragazzo, ma ricordo che si lavorava tra una scossa e l’altra perché il palazzo era stato dichiarato agibile”.

Insomma, il Coronavirus segna una svolta epocale.

“Si, noi abbiamo resistito. Ma non perché siamo noi, semplicemente perché nei locali che ne hanno viste tante non c’è proprio l’idea di dover chiudere per un motivo esterno”.

Lei è d’accordo con il provvedimento del Governo?

“Sicuramente si. Basti pensare che sino a sabato scorso nella vicina zona dei baretti si sono accalcate centinaia e centinaia di ragazzi come se nulla fosse. Speriamo di non vederne le conseguenze nelle prossime due settimane”.
Allora perché non avete fatto come altri che hanno preceduto il il provvedimento dicendo che chiudevanoo per responsabilità?

“Il discorso sarebbe lungo e non è il caso di farlo in questo momento così difficile Ma la verità è che da domenica scorsa c’è stato un calo impressionante di clienti. Per molti che sono nuovi del settore è stata una novità, per noi che abbiamo visto tante altre crisi no. Noi siamo abituati ad attenerci a quello che prevedono le norme. Se abbiamo ritardato rispetto ad altri non è solo per gli aspetti culturali di cui ho parlato prima, ma anche perché c’è stata molta confusione sulle direttive dall’alto. Chi incitava ad aprire, chi a far ripartire l’economia, insomma, un po’ di campagna elettorale. Adesso mi sembra che le cose si siano messe in ordine. Ieri Conte ha parlato chiaro e noi rispettiamo queste direttive perché prima lo facciamo e prima ne usciamo”.


Bene, e adesso cosa farà?

“Regalerò la parmigiana al nostro cliente che mi sta aspettando. Poi andrò a casa e aspetterò le nuove disposizioni del governo. Però voglio fare una precisazione”.

Prego

“La luce del locale resterà sempre accesa”.