La Spesa nel carrello degli altri | Impoverimento del cibo, cambiamento climatico e possibili soluzioni
di Giulia Cannada Bartoli
Davvero i poveri mangiano meglio dei ricchi? No, non sempre è vero, ma neppure i ricchi mangiano tanto bene. Il saggio “La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare“, dà voce a tredici storie di sopravvivenza alimentare ed esistenziale. Il volume, uscito a fine agosto, è firmato per Baldini & Castoldi dall’economista Andrea Segrè e dalla docente universitaria Ilaria Pertot, entrambi esperti di politiche agrarie.
Andrea Segrè insegna all’Università di Bologna, è consigliere speciale del Sindaco di Bologna per le Politiche alimentari urbane e metropolitane e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero. Ilaria Pertot, docente all’Università di Trento è figura di riferimento internazionale nella ricerca avanzata agroalimentare.
Attraverso queste micro storie il saggio aiuta a conoscere i vecchi e nuovi poveri, persone che, nonostante un’occupazione, non riescono a permettersi una dieta nutrizionalmente adeguata.
Eppure, nonostante il ricco patrimonio enogastronomico, la dieta mediterranea riconosciuta dall’Unesco e l’abbondanza di marchi e denominazioni alimentari, in Italia si mangia male e si spreca molto. Ilaria Pertot e Andrea Segrè, raccontano il complesso rapporto tra economia e alimentazione e ci spiegano come riempire in modo giusto il carrello della spesa.
L’aumento dei prezzi, ancora in corso, non ha influenzato uniformemente le famiglie italiane: quelle meno abbienti hanno avuto una riduzione del 2,5% nella spesa reale (Istat). Il ceto popolare è stato colpito duramente, con un previsto aumento del 235% nell’insicurezza alimentare e le proiezioni prevedono il peggioramento delle disparità, con un aumento del 27% al Sud e del 65% nelle zone rurali entro i prossimi 12 mesi (Osservatorio Waste Watcher International). L’amara constatazione è che l’accesso al cibo è diventato un privilegio. L’indice di povertà assoluta passa in Italia dal 7,7 all’8,5% della popolazione e include 5,7 milioni di cittadini.
Cambiamento climatico e politiche agroalimentari.
Piove tanto, la situazione è critica. Tutto ciò ha un impatto notevole sulla filiera enogastronomica e sulla spesa degli italiani. Le scelte di politica agricola sono all’origine di molti disastri. Le colture intensive e la mancata differenziazione produttiva sono l’effetto di questi fenomeni, unitamente alla frequente mancata cura agronomica dei suoli.
Le specie agricole attuali sono state selezionate per un clima stabile e temperato, ma, se le condizioni climatiche cambiano rapidamente, il sistema va in tilt.
Gli strumenti per combattere gli effetti del cambiamento climatico ci sono: anche se con un grado d’incertezza, è possibile prevedere gli eventi e bisognerebbe metter mano a progetti di ristrutturazione degli impianti agricoli e relative colture. Quando il clima cambia così impetuosamente i danni, si riflettono non solo sugli agricoltori (in parte ripagati dalle assicurazioni) ma, soprattutto sul consumatore finale.
E’ qui che entra in gioco da protagonista la Dieta Mediterranea quale strumento primo per rimanere in equilibrio con il pianeta rispettando sostenibilità e biodiversità.
Per mangiar bene non è detto che il cibo vada pagato molto, è soprattutto una questione di educazione alimentare, di saper “leggere” il reale valore nutrizionale del cibo. Non è un caso che la percentuale più alta di soggetti obesi si rileva nel ceto medio – basso, dove il livello di scolarità e istruzione è inferiore.
Siamo il paese della Dieta Mediterranea ma, paradossalmente, in Italia meno del 15% dichiara di seguirne il modello. Una delle cause è l’inadeguato valore che si dà al cibo, troppo spesso utilizzato come status symbol (utilizzo del cibo sui social giusto per dirne una).
Dal punto di vista dell’educazione alimentare – afferma Segrè – il nostro paese è fermo a 30 anni fa. La scarsa cultura in materia di cibo fa sì che si acquistino alimenti di bassa qualità nutrizionale, più soggetti a deperimento e che, di conseguenza, finiscono nella spazzatura. E’ stato calcolato (Osservatorio Waste Watchers) che in Italia si sprechino circa 600 gr. pro capite di cibo a settimana: ovvero circa 7 miliardi in cibo finiscono nella spazzatura ogni settimana! Gli autori hanno stimato che, a parità di tasso d’inflazione, i ceti medio – alti hanno aumentato la spesa alimentare, mentre il ceto basso è stato costretto a diminuirla. C’è, tuttavia, un dato altrettanto preoccupante: le abitudini alimentari delle classi più agiate non sono altrettanto sane, altamente influenzate da ritmi frenetici e tendenze consumistiche.
“La spesa nel carrello degli altri” non si limita a offrire un ritratto crudo della situazione attuale, ma si propone anche come un manifesto per il cambiamento, suggerendo soluzioni concrete per affrontare e invertire queste tendenze negative. Gli autori analizzano in dettaglio le politiche pubbliche, l’evoluzione del mercato del lavoro e il costo crescente della vita, evidenziando come le attuali misure di sostegno, come la social card che fornisce solo 45 centesimi al giorno, siano del tutto insufficienti per affrontare la complessità del problema.
L’alimentazione, pur essendo un elemento chiave dell’identità culturale collettiva italiana, si sta trasformando in un lusso per molti e in uno spreco per altri. E’ da qui che bisogna ripartire.
La Spesa nel Carrello degli Altri
Baldini & Castoldi, Collana: Le Formiche – € 19,00.
Pagine: 192