La rivoluzione del Vino Naturale parte da Borderwine. La sesta edizione del salone transfrontaliero ha riunito nel parco di Villa Manin 70 produttori e 250 etichette
di Francesca Di Leo e Luca Roncadin
Si è chiusa in questi giorni Borderwine 2022 con grande soddisfazione da parte degli organizzatori e una ampia conferma da parte del pubblico con oltre 1000 presenze.
Lo scenario è stato quello del parco di Villa Manin, maestoso complesso sorto verso la metà del Seicento, in cui domenica 19 e lunedì 20 giugno si è svolta la manifestazione dedicata al vino naturale che unisce i confini e promuove il territorio. Il salone transfrontaliero del Vino Naturale, giunto alla 6^ edizione, ha ospitato circa 70 produttori tra Friuli Venezia Giulia, Italia, Austria, Slovenia e Francia per oltre 250 etichette.
L’evento è stato anche valorizzato da musica e appuntamenti speciali come la verticale di Ribolla di Radikon o la masterclass per scoprire tutti i segreti di Lino Maga, volto del Barbacarlo, il vino diventato “mito” nell’Oltrepò pavese. Interessante anche la degustazione di ReValpo, l’associazione che unisce sette produttori della Valpolicella che condividono un’idea di produzione che rispetta gli antichi ritmi della terra. Ad accompagnare i calici anche una nutrita offerta gastronomica selezionata tra le eccellenze del territorio tra cui: Le focacce di Mamm (Ud); la pizza romana di Tajo (Ud); la cucina naturale del Ristorante Al Tiglio di Moruzzo (UD); fino ai piatti del Bistrot Mimì e Cocotte di Trieste e a quelli di Anna Barbina; chef dell’Osteria Contemporanea di Lavariano (UD).
Al centro della manifestazione resta il vino naturale in tutte le sue declinazioni, ma i veri protagonisti sono stati i produttori, che con il loro entusiasmo hanno saputo accompagnare i vini e le degustazioni, raccontando con passione la filosofia legata al mondo del vino artigianale.
Il progetto “Borderwine” mette le sue radici già nel 2014 diventando poi appuntamento di grande richiamo con il primo salone nel 2016. Il nome nasce dal concetto di confine, sia territoriale (Austria, Slovenia e Friuli), sia di gusto, con lavorazione e lunghe macerazioni di alcuni vini che sprigionano note molto particolari e che riescono a dare sensazioni al palato di una forte impronta caratteriale.
Tutti i produttori presenti sono stati selezionati nel rispetto di criteri quali: scelta dei terreni, rispetto della loro biodiversità, esclusione di qualsiasi tipo di pesticidi, additivi o di manipolazione chimica o fisica. Per Borderwine produrre vino naturale significa guardare al futuro non solo dell’enologia, ma dell’agricoltura in genere, opponendosi alla logica che vuole una produzione continua e massiccia ad ogni costo e da sempre vuole essere un viaggio enogastronomico per celebrare il confine come portatore di valore e identità.
Durante l’evento abbiamo assaggiato le ottime proposte di produttori friulani tra cui: Radikon; Dario Princic; Zidarich. Abbiamo molto apprezzato anche le proposte dei produttori: Radoar (Trentino Alto Adige); Castello di Stefanago (Lombardia); Ferracane (Sicilia); Kristian Keber (Slovenia).
Tra tutte le degustazioni proposte il nostro personale plauso va ai seguenti vini:
Azienda agricola “Terre Pianca” di sacile (PN) – due tipologie di refosco, entrambi molto freschi, non filtrati e beverini:
Un’altra bella scoperta è stata quella degli enoliti botanici di “Flora, Erboristeria tradizionale” di Scicli (RG), gli antenati del vermouth, con vini naturali e piante vere. Senza zuccheri, senza mistelle, senza alcool aggiunto. Ogni Enolito Botanico è dedicato ad una donna emblematica di culture e tradizioni differenti. Figure determinanti nella tradizione erboristica antica che hanno trasmesso il loro sapere ad una generazione di Donne che ancora oggi è protagonista indiscussa dell’erboristeria moderna.
La macerazione a freddo consente di “sentire” per davvero la pianta nel prodotto finale, nella sua pienezza aromatica e naturale, e non dei surrogati derivanti dal calore indotto. Le piante vengono aggiunte tali e quali nel vino e vanno lasciate a macerare per un numero di giorni variabile, da un enolito all’altro, ma anche da un lotto all’altro.
Un altro aspetto ci ha notevolmente colpiti, quello legato all’arte e alla ricerca delle etichette, che hanno dato ampio sfoggio di colori e soggetti particolari, quasi come fossero delle bottiglie speciali che racchiudono un piccolo tesoro: dalle etichette disegnate dalla figlia di un vignaiolo (come quelle dell’Azienda Agricola Terre di Pietra della Valpolicella) ai vini francesi con etichette che rimandano a creature mistiche (come ad esempio quelle della cantina del vignaiolo indipendente francese Daniel Dage).
Questo mondo enoico racchiude in sé grandi valori e si traduce, sia in vigna che in cantina, utilizzando il minor numero di lavorazioni possibili per quanto riguarda l’intervento dell’uomo all’interno del processo di vinificazione.
Sicuramente questa è una realtà che sta sempre più prendendo corpo e ben si colloca all’interno di quelle aziende attente alla biodiversità, all’agricoltura biologica, senza l’utilizzo di pesticidi chimici, all’agricoltura biodinamica, alla consapevolezza di una maggiore attenzione all’ambiente e al suo sfruttamento, con un atteggiamento sempre più resiliente.
A tutti gli esploratori del gusto diamo appuntamento alla prossima edizione di “Borderwine”.
Foto Credit © Soul Food
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