La proposta di Maurizio Teti: sinergie fra VitignoItalia, Campania Stories a Wine&theCity per puntare su Napoli. Ora si può!
di Mariangela Barberisi
«Venti anni fa, come antichi pionieri, organizzammo una manifestazione in una città poco attrattiva e con pochi eventi come il nostro. Oggi c’è una grande frammentazione, ci sono troppe manifestazioni dedicate al vino. E’ arrivato il momento di creare sinergie con chi ha conquistato esperienza e competenza in questo settore, unire le forze e sposare un progetto unico». E’ la proposta di Maurizio Teti, Direttore di VitignoItalia, il Salone dei vini e dei territori vitivinicoli italiani più importante del Sud Italia giunto alla sua XVIII edizione, che si svolgerà da domenica 2 a martedì 4 giugno nelle sale della Stazione Marittima di Napoli.
Insomma un nuovo modo di pensare e organizzarsi?
«Me lo auguro,in Campania abbiamo manifestazioni indipendenti qualificate e consolidate come Campania Stories e WineandCity che sono perfettamente compatibili fra loro, possiamo creare un cartellone unico e sinergico del vino sfruttando la magia di Napoli, grande capitale del Mediterraneo, senza che ciascuno perda la sua identità»
Quali sono le novità per questo 2024?
«Abbiamo scelto una location diversa, ideale dal punto di vista logistico, ha spazi più ampi pur restando nel cuore della città».
La Stazione Marittima rappresenta un valore aggiunto alla kermesse?
«Certo. Anche dal punto di vista dei servizi è più completa rispetto ad una sede storica come un castello. Il sottopassaggio della fermata Municipio della linea 1 della metropolitana conduce gli avventori direttamente da noi, non perdendo mai di vista il mare».
Prima dell’inaugurazione ci sono altri appuntamenti?
«Abbiamo voluto organizzare tre serate immerse nel verde della Villa Floridiana di Napoli. Per il 25 maggio, abbiamo creato un aperitivo divertente nato in collaborazione con il Festival del Giallo dal titolo “Degustazione al buio”».
Protagonisti i vini e il mistero?
«In questo contesto ci siamo un po’ allontanati da quelle connotazioni tecniche e teoriche tipiche di una degustazione, accompagnati da un sommelier non vedente capace di guidare i partecipanti a riscoprire il vino amplificando i sensi. E’ un grande esperto ed è riuscito ad affinare una tecnica differente da quella a cui siamo abituati e che ha fatto propria».
Ci sarà poi un fuori salone?
«Una preview che si terrà sempre in Villa Floridiana da stasera 31 maggio a domani 1 giugno. Grazie a tre Consorzi e dieci sommelier avremo la possibilità di far scoprire ben 50 cantine che rappresentano l’eccellenza dei territori italiani».
Torniamo a VitignoItalia, non ci saranno solo vini campani?
«Il 40% coinvolge aziende campane, il resto sono italiane. Sono fiero anche del lavoro e della fatica degli ultimi venti anni. Siamo riusciti a portare buyers internazionali e per questo alcuni eventi sono dedicati solo agli stranieri. Avremo 200 cantine, 2000 etichette, 25 buyer di 13 Paesi: Libano, Germania, Francia, Israele, USA, Serbia, Canada, Ungheria, Irlanda, Croazia, Danimarca, Svezia e Brasile».
Cosa è cambiato rispetto alle prime edizioni?
«All’inizio è stato difficile portare a Napoli aziende del nord Italia. La città era invasa dai rifiuti e nessuno credeva che ci potesse essere un potenziale dietro una manifestazione come la nostra. Oggi l’invasione riguarda i turisti e si fa meno fatica, avremo tanti appassionati e curiosi, esperti e turisti che avranno la possibilità di incontrare i produttori di ciascuna etichetta».
Tante novità ma una collaborazione resta la stessa.
«Quella con il maestro Gennaro Regina che ha realizzato una locandina mettendo al centro i calici del bianco e del rosso, trasformando le grandi aperture della Stazione Marittima in bellissime bottiglie di vino».
Ripete spesso che questa non è una fiera tradizionale. Cosa intende?
«Penso si possa inquadrare come hub: ci sono numerosi eventi satellite con date spalmate tutto l’anno e chi verrà a giugno avrà la possibilità di essere coccolato, di incontrare i produttori, di assistere a presentazioni di libri e masterclass. Non una serie di meeting di lavoro ma un’esperienza unica».
Secondo lei è questo il segreto del successo di tante edizioni?
«Rappresentiamo sempre più un punto di riferimento per gli appassionati del vino e per i professionisti, per le aziende e per i sommelier. Sono le tante persone si avvicinano al mondo del vino e vogliono acquistare un prodotto che ha una storia da raccontare. Perché vino è confronto, convivialità, conoscenza e nuove scoperte».
Ci può anticipare qualcosa?
«Una delle masterclass riguarderà gli underwaterwines. E’ un progetto sperimentale ed è stato impegnativo trovare aziende che avessero bottiglie pronte per la degustazione. Si tratta di una nuova frontiera: il vino non invecchia in cantina ma subisce un affinamento subacqueo in vetro dopo l’imbottigliamento. E questo particolare appuntamento sarà dedicato alla stampa e ai bayers internazionali. Abbiamo coinvolto anche scienziati della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli creando così un momento di contaminazione tra scienza e degustazione tecnica».
Progetti per il futuro?
«Il mio sogno più grande l’ho realizzato ma immagino un VitignoItalia all’estero, portando oltre i confini del Belpaese l’enogastronomia dell’eccellenza campana».