La Montanara alla Genovese dei Fratelli Salvo
di Mimmo Gagliardi
“Mimmo, ho una sfida per te!”.
Al telefono Salvatore Salvo mi coglie nel bel mezzo di una delle mie passeggiate romane a Piazza del Popolo, gremita di turisti e riscaldata da un sole quasi estivo.
La proposta che segue è di quelle che non si possono rifiutare: l’assaggio di una pizza innovativa e particolare, ma a sorpresa.
Impossibile non accettare, quindi, a distanza di poche ore dalla telefonata di Salvatore, entro nella pizzeria Salvo di San Giorgio a Cremano e mi accomodo al tavolo accanto al banco delle pizze.
Mentre Francesco Salvo mi racconta la genesi della pizza che sto per degustare, cerco contemporaneamente di capire di cosa si tratta e spio Salvatore che la sta preparando.
Quando noto che il disco di pasta che ha preparato viene portato lontano dal forno a legna mi insospettisco. Francesco mi svela di cosa si tratta e istantaneamente inizio a essere impaziente.
Appena il piatto mi arriva davanti resto a contemplarne il contenuto per qualche istante. Avevo nel piatto la “Montanara alla Genovese”!!!
Sollevo lo sguardo e noto che i fratelli Salvo mi sorridono e hanno ragione perché la mia reazione davanti alla loro nuova creazione deve essere stata molto divertente.
Su un classico disco di pizza fritta ci sono una ricca genovese fatta con la cipolla ramata di Montoro Inferiore IGP (presidio Slow Food) dell’Azienda GB Agricola srl, scaglie di Caciocavallo di Castelfranco in Miscano dell’agriturismo Caseria e pepe nero di Rimbas (presidio Slow Food della Malesia).
Gli aromi che si sprigionano dalla pizza sono molteplici, tutti forti aromaticamente e dolcemente piacevoli.
In bocca la pasta fritta è asciutta e morbida, con un sapore gradevole e con una contenuta untuosità. La dolcezza della cipolla si alterna alla saporosità del caciocavallo con la costante sensazione speziata di pepe. Tutti i sapori e le sensazioni si fondono alla perfezione distendendosi in una notevole persistenza.
Anche questa volta il mio spirito Slow Food viene notevolmente rinfrancato da questa preparazione.
Volendo azzardare per questa pizza un abbinamento con una bevanda, si potrebbe provare con una birra di buon corpo con una buona presa di spuma, con un bel Gragnano o, addirittura, con uno spumante.
Termino la pizza pensando al mio amico Luciano Pignataro. Come fu per la pizza al Conciato Romano e Papaccelle del Vesuvio, lo invito a provarla, ma stavolta o si organizza di sera oppure ho convinto Salvatore a non preparargliela. Non posso davvero mancare!!!
6 Commenti
I commenti sono chiusi.
confermo decisamente: goduria pura! (sul Vesuvio si può)
:)
signor Abate…a lei l’onore!
La genovese è la mia passione, quando entra in produzione stabile avvisatemi, corro a provarla
Puoi provarla da subito. Se ci vai segnala ai Salvo che hai letto l’articolo (non per uno sconto ma per motivi di feed back…lo sconto è discrezionale) e poi commenta qui le tue impressioni. ci tengo. Ciao!
La genovese fa parte di un ulteriore restyling al nostro nuovo menu. non piu distinzione tra pizze tradizionali e pizze dell’eccellenza, ma solo pizze realizzate con i prodotti di eccellenza della ns terra. il tutto si spera sara’ operativo da meta aprile.siamo solo in attesa che il ns grafico ci consegni le copie aggiornate del ns nuovo menu
Mi permetto di aggiungere che siamo in presenza del Sugo ai Genovesi (la cd. finta genovese) e di una sua ricetta autentica e risalente all’Opera “Dell’arte di cucinare” di Bartolomeo Scappi (1570), anch’essa già con radici nel Liber de Coquina (XIV secolo) ed arricchita con un “trucco” di cucina del Maestro Antonio Tubelli. Insomma un chiaro esempio di napoletanità riportata su una pizza fritta. Consiglio a tutti di provarla senza aver paura che sia pesante…è una nuvola di piacere!