La melanzana secondo Federico Valicenti. Due ricette classiche: melanzane al cioccolato e parmigiana di melanzane
Mulignane
“Tagliò tre melanzane a fette alte un centimetro, le salò. Mise in una padella un po’ d’olio e uno spicchio d’aglio da soffriggere fino ad abbrustolirlo. Passò nello stesso olio alcune teste di gamberi mentre ne puliva le code e tagliava del prosciutto a dadini. Tolse le teste dei gamberi e le fece bollire in un court buillon mentre dissalava le melanzane lavandole coll’acqua e le asciugava con un canovaccio, fetta dopo fetta. Nell’olio dell’aglio e delle teste di gambero fece friggere via via le melanzane che poi sistemava su un colabrodo perchè sgocciolassero l’unto. Una volta pronte le melanzane, fece dorare nello stesso olio un trito di cipolla, un cucchiaio di farina e alla besciamella, previamente preparata, aggiunse un po’ di latte e il brodo delle teste di gambero bollite. Sistemò a strati le melanzane in una pirofila, le cosparse di una pioggia di code di gambero sgusciate, dadini di prosciutto, e annaffiò tutto con la besciamella. Dalle sue mani fioccò la neve del formaggio grattugiato a ricoprire il bianco dorato della besciamella e introdusse la pirofila nel forno per gratinarne il contenuto”.
Il racconto di Manuel Vázquez Montalbán nel suo libro i Mari del Sud, del piatto di melanzane preparato dall’investigatore Pepe per la sua donna diventa accattivante sia nella preparazione che nel successivo assaggio, tant’è che continua “Carvalho la scosse fino a svegliarla, la fece alzare, la portò quasi in braccio in cucina e la mise a sedere davanti ad un piatto in cui cadde un’abbondante porzione di melanzane gratinate con gamberi e prosciutto”. Delizioso! In tutte le sue fasi, declamatorie e gustative. Al risveglio non brioche e marmellata ma parmigiana di melanzane, sembrerebbe una colazione da folli. Ma anche questo ha una sua origine storica e teorica, la melanzana nei tempi antichi era definita come la “mela dei folli”. La credenza popolare indicava il vegetale come alimento velenoso, che causava turbe psichiche e disturbi intestinali con meteorismo. Il medico arabo Ibn Botlan, vissuto nell’XI sec, riportava la melanzana nel Tacuinum Sanitatis come “portatrice di melanconici umori” e “spinge alla lussuria smodata”, da cui si deduce che la proposta culinaria di Pepe de Carvalho non era proprio lasciata al caso ma da leggere come un messaggio esplicito alla sua compagna di cibo e di letto. Per diversi secoli moltissimi naturalisti e studiosi accettavano questa antica credenza coniando per l’ortaggio il nome melanzana dal latino malum insanum, frutto insalubre.
La melanzana, come tutte le cose buone ci mise del tempo per essere portata a tavola, nel frattempo i suoi detrattori e nemici misero in giro le malevole voci di portatrice di peste e cefalea, relegata nella cattiva cucina e considerato un ortaggio da classi medio-basse. Secondo quanto riporta l’Accademia della Cucina Italiana la melanzana venne introdotta nel Mediterraneo dagli arabi, passando dapprima dalla Spagna nell’800, mentre in Italia, in modo particolare in Sicilia, e’ nota solo nel 1200 d.C. Studi antichi riportano la melanzana originaria dell’India e, pare, che fosse già coltivata nella preistoria, sicuramente 4000 anni fa in Cina e in altri paesi dell’Asia centrale. I suoi frutti sono stati trovati conservati sotto sale, con aggiunta di pimenti, genitori aromatizzati degli odierni peperoni. Il merito della diffusione in Italia à opera dei frati carmelitani che la fanno entrare negli orti dove coltivavano sia le piante medicamentose che quelle alimentari. Nel 1550 la melanzana è citata nel “Trattato della coltura degli orti e giardini” del naturalista italiano Sederini, ma solo verso la metà del 1800 inizia a diffondersi. La melanzana, infatti, entrò nella cucina nobile e quindi nella gastronomia dell’epoca attraverso il celebre trattato dell’ex frate celestino, del Convento di S. Pietro a Maiella, Vincenzo Corrado che pubblica a Napoli nel 1773 ” Il Cuoco Galante” dove si trova una ricetta riconducibile alla melanzana.
Anche se per trovare la prima ricetta delle melanzane chiamate alla parmigiana bisogna aspettare il 1837 quando Ippolito Cavalcanti duca di Buon vicino dona alle stampe la sua opera “Cucina teorica pratica.”. Cosi mentre l’alta cucina borghese assaggia la melanzana col pomodoro i frati del convento San Francesco in Tramonti (SA) preparano le melanzane fritte ricoperte di un intingolo dolce e liquoroso. Questi monaci divulgarono tra le comunità religiose della penisola e della regione la nuova ricetta, che subì varie trasformazioni fino a che le fette di melanzane vennero ricoperte con salsa di cioccolata. Le melanzane al cioccolato! Specialità gastronomica della costiera amalfitana dove il segreto è l’unione tra il gusto amarognolo/dolce della melanzana e l’aroma deciso del cioccolato fondente.
Ricette
Melanzane al cioccolato
Antica tradizione le melanzane al cioccolato, “mulegnane c’a’ ciucculata”, sono una sorta di parmigiana che col suo aroma addolcisce la sagra che si svolge in agosto a Maiori (SA)
Ingredienti
1 Kg di melanzane(nere lunghe)
6 uova
200 g di mandorle
1 pacco di amaretti
1/2 Kg di cioccolato fondente
250 gr cacao in polvere
olio per friggere
1/4 di latte
Preparazione
Sbucciate le melanzane, tagliatele in lunghezza a fette piuttosto spesse, poi friggetele al naturale in olio già bollente. Sgocciolatele ben bene e, quando ben asciutte, bagnatele nell’uovo sbattuto, infarinatele, e friggetele nuovamente. Sgocciolatele e lasciatele a riposare.
Nel frattempo preparate una crema al cioccolato non troppo liquida, facendo sciogliere nel latte il cioccolato fondente ed il cacao in polvere ,opportunamente allungandolo con altro latte, fino a ottenere la giusta densità; frullate le mandorle, gli amaretti ed un bel pezzo di fondente. Intingete le fette di melanzane nella cioccolata, e sistematele a strati in una terrina possibilmente ovale. Spolverate senza parsimonia ogni strato col frullato e, sull’ultimo strato versate abbondante cioccolata ed ancora spolverate. Mettete in frigo per un paio d’ore e servite
La parmigiana di melanzane napoletana
Ingredienti
1kg di melanzane lunghe
1 bottiglia di passata di pomodoro
1 scatola di polpa di pomodoro a pezzetti
2 uova
farina
basilico
olio extravergine d’oliva
500 gr di fior di latte
30gr di parmigiano reggiano grattugiato
1 spicchio d’aglio
sale
Preparazione:
Come prima cosa lavate le melanzane, senza togliere la buccia. Poi tagliatele a fette, orizzontalmente seguendo la loro lunghezza, non troppo sottili. Mettetele poi a bagno in acqua fredda e sale per una ventina di minuti in modo che possano rilasciare tutto l’amaro
Nel frattempo in una padella abbastanza larga mettete a riscaldare una buona quantità d’olio per friggere. Va bene anche se possedete una friggitrice o una di quelle pentole che si usano oggi dal
bordo alto, vi faciliteranno il compito permettendovi di friggere più melanzane contemporaneamente. In un piatto battete le uova con un pò di sale. Poi preparate su un piano uno strato di farina sufficiente ad impanare le melanzane, e un vassoio con della carta assorbente dove far colare l’olio in eccesso man mano che le friggete Una volta risciacquate le melanzane, procedete in questo modo: bagnate una melanzana nell’uovo, impanatela con della farina e poi friggetela. Quando saranno tutte fritte lasciatele ancora qualche minuto nella carta assorbente. Adesso preparate il sugo – preparare una melanzana alla parmigiana coi fiocchi è un lavoro duro – . In una pentola mettete a soffriggere con un pò d’olio lo spicchio d’aglio. Quando sarà dorato aggiungete tutto il pomodoro, sia la passata che la polpa, e qualche foglia di basilico. A fuoco vivo portate ad ebollizione e salate, poi coprite e a fiamma bassa lasciate cuocere per una ventina di minuti.
Mentre la salsa è in cottura preparate una teglia da forno, preferibilmente quadrata o rettangolare, in cui verserete un filo d’olio extravergine. Stendetelo con la mano su tutto il fondo il fior di latte, che se possibile sarebbe sempre meglio acquistare un giorno prima per farlo stare un pò in frigo, ne facilita l’assorbimento del latte che in fase di cottura al forno rischia di rendere acquosa la parmigiana. Accendete il forno a 200° gradi, mentre arriva temperatura, se la salsa è pronta, procedete a preparare la vostra parmigiana. Con un mestolo fate uno strato di salsa sul fondo della teglia, poi stendete le melanzane e copritele con uno strato di fior di latte , ricoprite ancora con della salsa e poi ripetete i passaggi. Proseguite fino ad esaurimento degli ingredienti, di solito con una teglia di grandezza media si raggiungono circa cinque strati. Ricordate che la vera parmigiana deve chiudersi con uno strato di melanzane ricoperte solo da un pò di salsa, se dovesse restarvi del fiordilatte non mettetelo sulla superficie, che va invece spolverata con del parmigiano reggiano grattugiato. Infornate la vostra parmigiana e lasciate a cuocere per circa venti minuti. Dopodichè lasciate a riposare a forno spento. Come ogni piatto cucinato in forno più lo lascerete a riposare più sarà buono da mangiare, se possibile quindi vi conviene preparare la parmigiana sempre con un po’ d’anticipo così da farla riposare almeno un’ora. Pronta e gustosa non vi resterà che servirla. E ricordate di dire che state per mangiare la vera parmigiana di melanzane, come solo a Napoli la sanno fare.
Parmigiana di melanzane
Ingredienti
2 grosse melanzane
150 gr di mozzarella
500 gr di polpa di pomodoro in scatola
1 spicchio d’aglio,
4 foglie di basilico
80 gr di parmigiano grattugiato
4 cucchiai d’olio d’oliva,
sale.
Lavate e mondate le melanzane e sbucciatele. Tagliatele a fette di circa mezzo centimetro di spessore. In un scolapasta sistemate le melanzane salando ogni strato senza eccedere. Dopo un ora strizzate le fette di melanzane tra due fogli di carta assorbente.
Ungete una larga padella antiaderente con poco olio e fate rosolare le melanzane finché saranno dorate sui due lati.
Versate un cucchiaio d’olio in una padella e fate soffriggere l’aglio sbucciato e sminuzzato,aggiungete la polpa di pomodoro e fate cuocere per 10 minuti circa, spegnete la fiamma, unite il basilico, aggiustate di sale.
Ungete una pirofila con un mestolo di salsa e disponete un primo strato di melanzane, senza sovrapporle. Versate un altro cucchiaio di salsa sulle melanzane e stendetela uniformemente Cospargete con un po’di parmigiano.
Tagliate la mozzarella a fettine sottilissime e distribuite a pioggia sopra la salsa.
Procedete ad alternare le melanzane , la mozzarella e la salsa fino a esaurimento degli ingredienti. L’ultimo strato deve essere di salsa, cospargete di parmigiano . Versate l’olio rimasto sulla superficie e cuocete la parmigiana nel forno già caldo a 200° per circa 45 minuti. Fate raffreddare per qualche tempo nel forno stesso e servite.
10 Commenti
I commenti sono chiusi.
Melanzane al cioccolato? la ricetta della Locanda Liuzzi di Cattolica era improponibile come dessert. Questa non so, ma se è un dessert io non la voglio manco vedere. Non voglio essere complice di certi esperimenti. Gli ortaggi hanno da fare gli ortaggi. L’arte pasticciera non può diventare arte pasticciona. A Maiori facciano pure, il “successo” di export la dice lunga. Ciao.
la ricetta della Locanda Liuzzi di Cattolica era improponibile …..Ahhh c’è ancora gente al mondo a cui piace farsi del male…
Sig.ra Sara io sono un emiliano, forse come lei, e le possom assicurare che le melanzane al cioccolato fate in Costiera sono una delle cose più buone che esistano… C’era qualcuno una volta che diceva : “PROVARE X CREDERE” io aggiungerei da Quelli Bravi però…
Ciao Sara
la ricetta melanzane al cioccolato è molto antica, diffusa soprattutto nei conventi della Costiera AmalfitanaNegli anni ’70 c’era una famosa e ben fatta sagra a Penta, frazione di Fisciano in provincia di Salerno.
Sal De Riso, quando aveva la sua piccola bottega vicino alla Vhiesa di Santa Trofimenta a Minori era rinomato tra noi ragazzi per questo dolce.
Attualmente la Taverna del Capitano lo ha regolarmente in carta mentre la Caravella lo tira fuori.
Devi immaginare la melanzana non salata e senza buccia: ha un evidente tendenza dolce come la zucca. Naturale duque assecondarla.
Detto questo può non piacere, io per esempio non ci vado particolarmente dietro. Ma non è un’assurdità.
Di assurdo c’è tutto e niente, dipende da come si vedone le cose. A me non piace e questo s’era capito. Datosi che la melanzana è diffusa in tutta Italia ed in buona parte del mondo, mentre i dolci a base di melanzana no (quelli di zucca si, invece) debbo presumere di non essere sola. Un gran conforto. Grazie e ciao.
A casa mia è stata per 50 anni la diatriba tra mio padre (vissuto per alcuni anni con i genitori a Napili) e mia madre nata e vissuta in provincia di Napoli. Per mio padre la parmigiana era “indorata” (con le uova) e fritta, per mia madre le melanzane andavono solo fritte dopo salamoia e passaggio al sole per asciugarle bene. Devo dire la verità la parmigiana di mammà, che Dio l’abbia in gloria, era più leggera e gustosa rispetto a quella “passata” nell’uovo che piaceva a mio padre e che più spesso mangiavamo per farlo contento. Ma qual’è la vera parmigiana??? P.S.: Provatela, è il caso di dirlo, con la provola è buonissima!!!
Grande dilemma!!
Mia madre la fa con le melanzane esclusivamente fritte (senza farina e senza uovo).
Mia moglie le fa dorate fritte.
…concordo con te: la parmigiana di mammá é “cchiú sapurita”! :-)
Bellissimo post, che mi capita a pennello per mettermi la voglia di preparare una parmigiana. :)
Unica annotazione, se mi permetti, lla presenza del parmigiano. Ormai diffusissima, quasi una regola ormai, ma nulla a mio parere ci azzecca nè con la storia di questo piatto, ne’ con l’insieme di sapori che ne deriva. Contrariamente a quanto comunemente pensato (soprattutto nel nord Italia), il nome di questo piatto non vuole assolutamente intentere “melanzane all’uso di Parma” o melanzane al parmigiano (reggiano). Il piatto, infatti, deve il suo nome al fatto che sembra una “parmiciàna”, ovverossia una particolare finestra a quattro ante che si sovrappongono una all’altra. E le melanzane, fritte, nella parmiggiana si mettono in file parallele sovrapposte. Cosa sia stato a dare il nome all’altro pero’ non si sa. a riprova di ciò va anche citato il fatto che già cinquant’anni fa, in Sicilia, il parmigiano era roba di lusso per pochissimi mentre la “parmiggiana” e’ sempre stato un piatto povero molto popolare, preparato con formaggi locali (come il caciocavallo stagionato).
E sulla diatriba raccontata da angelo, sono sicuramente con mamma’. :)
Sulla storia del termine la disputa e aperta. Resta di fatto che è un piattio diffuso in tutta italia. Persino il borbonico Raffalee Bracale avvalora la tesi che si dica così in oaggio a Parma
https://www.lucianopignataro.it/a/ok-ci-siamo-divertiti-ma-perche-la-parmigiana-si-chiama-parmigiana/13687/
Ma io sono sulla tua versione:-)
Albertone, le proverò, se mai passero’ da quelle parti. Sono romagnola. Ha qualche nome oltre a Valicenti? Ciao
devo dire che io le preferisco fritte e rifritte pero’ diventano per stomaci forti