La Locanda di Bu a Nusco
di Andrea Docimo
La Locanda di Bu è a Nusco, piccolo comune irpino di poco più di 4000 abitanti.
Un borgo che raccoglie tanta storia, testimoniata efficacemente dai numerosi luoghi di interesse del centro tra cui la splendida, imponente Cattedrale che si staglia sotto un cielo che qui incanta, scuote.
Proprio questo cielo, che al calar del sole viene ad essere drappeggiato da lingue di fuoco vivo, è ammirabile anche dal “balcone” della Locanda di Bu, regno di Antonio Pisaniello e della moglie sommelier Jenny Auriemma ricavato all’interno di un antico convento di suore stigmatine (ancora in ristrutturazione).
Il posto perfetto per un meraviglioso aperitivo con il Talento Metodo Classico Brut Rosè Athèsis Alto Adige DOC di Kettmeir, che va ad intonarsi perfettamente all’ambiente sia sotto il profilo cromatico che quello olfattivo-gustativo.
Vista fantastica a dominare la valle, buon vino e da poco anche un menu ad hoc: l’Aperitivo con la A maiuscola.
Il giorno della mia visita non era presente lo chef Pisaniello, ma c’erano la moglie ed in cucina i due talentuosi ragazzi Costantino Della Corte (21 anni) e Maria Monzione (20 anni).
Sì, perché qui si fa anche didattica con il CENA (Campus Enogastronomico Nusco Avellino) ed ai ragazzi sono destinate 5 delle 7 camere di cui dispone il complesso; le altre due, invece, sono fruibili nel fine settimana per gli avventori propensi a pernottare dopo la cena.
Gradevolissimi, poi, sia gli esterni (con un bel cortile dove vengono coltivati anche germogli e piante da impiegare in cucina) che gli interni. Sia chiaro, è un ristorante nel senso più proprio del termine: vi si trova un ristoro senza filtri di sorta.
Pregevole anche il modo di presentare le posate e, in toto, la mise en place.
Ad accompagnare la cena pane fragrante (ottimo quello con cipolla), chiacchiere salate e grissini tirati a mano.
Interamente giocato sul timbro vegetale il mini-panino con bun artigianale a fare da scrigno a rape rosse e mugnoli. Il tutto accompagnato da chips di patate fritte leggerissime e non unte.
Buono anche il battuto con verdure pastellate e fritte.
Ode alla tradizione con una soppressata dalla buona tenuta di fetta.
Squisitamente armoniche ed intense le zuppe.
Questa è la zuppa di fagioli e mugnoli.
Quest’altra, invece, è una zuppa di cipolla e caciocavallo. Molto gradevole anche visivamente.
I primi.
Freschi e di notevole persistenza palatale i ravioli di ricotta con limone, alici, menta, pomodoro confit ed emulsione di olio ravece e limone. Bel piatto.
Sapidità e tema vegetale sono, invece, i temi portanti del risotto Carnaroli Acquerello con piselli e gorgonzola.
Coinvolgente la degustazione di formaggi: caciocavallo dolce stagionato 4 mesi, caprino de La Malvizza, pecorino stagionato circa 10 mesi, pecorino al pepe bagnolese con lunga stagionatura e podolico stravecchio.
In accompagnamento, le composte di cipolla e di zucca.
Il maialino con mele, pistacchi, olio alla vaniglia ed il suo fondo colpisce per la notevole intensità: i sentori decisi di cioccolato e frutti rossi, le consistenze perfettamente armonizzate e la qualità della materia, portano il palato nel ben ritmato valzer degustativo.
La cena è, dunque, terminata con il gelato al cardamomo ed al passion fruit con pinoli e cioccolato. Esoticità, dolcezza e acidità equamente ripartite per un fine pasto che convince.
Infine, qualche dolce della casa ed un buon caffè, più una visita nella cantina.
In ultima analisi, la cucina de La Locanda di Bu sa toccare i punti giusti: gli acuti non sono tenuti ma picchettati delicatamente, la resa espressiva è ottima e le materie prime sono di squisita fattura.
Il costo di un menu da 5 portate è di 45€, mentre per uno di 7 portate è di 65€. E nella carta dei vini non mancano anche quelli naturali.
La Locanda di Bu
Indirizzo: Via Stigmatine, 1, 83051 Nusco AV
Tel: 0827 64644
Giorni d’apertura: Aperti tutti i giorni a pranzo e cena, tranne la domenica sera ed il lunedì
Sito web: www.lalocandadibu.com
Un commento
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Non basta essere chef stellati, bisogna anche rispettare i clienti. Ok, abbiamo avuto la notizia che il Ristorante sta per chiudere (attenzione avete pubblicato questo articolo il 9, ma sarà di qualche anno fa, non è realistico che in una settimana siano cambiate tante cose), lo chef se la gode a Capri ed ha lasciato moglie e personale nella confusione più totale. Potrà anche essere il numero 1 degli chef, ma fuggirò al suo nome. Servizio buono, ragazzi motivati e gentili, la metre, credo si tratti della moglie disponibile ad ogni osservazione e gentilissima. Il problema è che non avevano il controllo della situazione, nonostante in sala non ci fossero più di 10 persone. Il menù riportava soltanto due voci: Degustazione 5 portate e degustazione 7 portate e relativi costi (45 e 65), niente carta dei vini, nessun riferimento ai piatti. La metre ha provato a spiegarci il menu da 5 che avevamo scelto, un antipasto, 2 primi, 1 secondo ed un dessert. Sono iniziati ad arrivare gli aperitivi, 2 portate (non dichiarate né a menu, né dal metre), un’ottima pasta cresciuta aromatizzata ed un terribile “per’ e muss”. Il secondo l’abbiamo lasciato lì tutti, non soltanto un piatto difficile (andava perlomeno annunciato) ma presentato in un cubo, con una gelatina insapore. Poi arriva l’antipasto, preceduto dalla scelta dei vini, senza carta e senza prezzo, e con scelta misera. L’antipasto era buono, un involtino di ricotta su salsa di zucchine ben presentato. I primi dovevano essere 2, invece ne era uno. L’abbiamo fatto notare e ci hanno detto che avevamo capito male ne era previsto uno (anche un altro paio di clienti si è lamentato della stessa cosa). Il fatto che la metre ce lo avesse spiegato nel dettaglio e facendoci anche scegliere non li ha minimamente interessati. Ho preso una pasta fatta in casa al pesto, veramente poca cosa, gli altri commensali degli spaghetti con sugo di peperoni che dicevano fossero buoni. Il secondo un altro cubo di maialino, in verità solo grasso, niente carne e poco sapore. L’altro secondo a scelta era un altro cubetto di carne di vitello, carne bollita con unici sapori quelli delle patate che lo accompagnavano nel medesimo cubo. Nessun contorno. Dessert, altro cubo, questa volta una sedicente millefoglie, sinceramente imbarazzante. Ricapitolando, gusto poco, prodotti non eccellenti (ho ancora mal di stomaco), presentazione dei piatti veramente carente (gli era rimasto giusto un cubetto per fare tutti i piatti e presentarli minimal, non una fantasia di colori, non un’idea decorativa). E per finire, pessimo caffè. Manco a dirlo, “non funzionava” il pos per la carta di credito, e quando siamo usciti ci siamo accorti che il conto non era un documento fiscale. Che delusione, che vergogna! Il genio della cucina a Capri, il locale che sta per chiudere tenuto aperto solo per spillare soldi agli ignari clienti. Ovunque andrà questo chef lo eviterò come la peste!