La Giribaldina di Calamandrana (At) e la calata dei Vichinghi
di Enrico Malgi
Nel Piemonte enologico non sono solo le Langhe ad esercitare un fascino attrattivo, ma è anche il Monferrato (a cavallo tra le province di Asti e di Alessandria) a richiamare frotte di enogastroturisti da tutto il mondo, tra cui negli ultimi tempi si sono distinti in modo particolare i norvegesi che si sono talmente innamorati di questo splendido territorio che molti di loro hanno deciso di risiedere proprio qui, dove hanno avviato fiorenti attività commerciali, comprando vigne e strutture ricettive, come alberghi ed agriturismi.
Ed è stato proprio un folto gruppo di norvegesi che ho trovato durante la mia recente visita presso l’Azienda Agricola La Giribaldina di Calamandrana sulle colline astigiane, intenti a curiosare in cantina, a sbirciare tra i filari, ad assistere alla lavorazione delle uve appena raccolte ed a degustare entusiasticamente Barbera e Moscato.
Alla fine poi hanno portato a casa motli vini, tra cui delle bottiglie speciali caratterizzate da una personale etichetta curata appositamente per loro da un artista norvegese, che richiama l’agriturismo che hanno acquistato ad Asti.
Franco ed Emanuele Colombo (padre e figlio) e Mariagrazia Macchi (tutti di origine gallaratese) sono naturalmente molto contenti di questa fruttuosa collaborazione, anche se la loro azienda, nata nel 1995 quando fu ristrutturata l’antica cascina Giribaldi risalente al XIX secolo, va comunque a gonfie vele.
Circa un anno e mezzo fa ero già venuto in visita qui e mi ricordo che fui subito colpito dall’incomparabile bellezza del luogo e dall’eccellenza dei vini prodotti. In questa occasione ho degustato annate più giovani, che ho trovato sempre molto interessanti.
Ferro di Cavallo Monferrato Bianco Doc 2016. Solo sauvignon blanc, che in questa zona ha attecchito molto bene. Acciaio e vetro per nove mesi. Alcolicità di quattordici gradi. Prezzo finale intorno ai 12,00 euro.
Giallo paglierino lucente. Note di frutta tropicale a go-go: mango, papaya, lime e pompelmo soprattutto e/o sussurri floreali di sambuco e di biancospino. Poi avanzano sentori vegetali di citronella, di menta, di timo, di finocchio, di melissa, di foglia di pomodoro e di tè verde, accompagnati da credenziali di mineralità e di pietra focaia. Sorso cesellato da un equilibrio gustativo accattivante, in cui emergono l’ottima freschezza, un corpo agile ed affusolato e buona morbidezza e sapidità.
Monte del Mare Barbera d’Asti Docg 2016. Solo sei mesi di acciaio e poi elevazione in vetro. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo in enoteca di 10,00 euro.
Luminoso il bel colore rosso rubino. Intensi i profumi di frutti rossi come la ciliegia, la prugna, la mora ed il ribes. Florealità doviziosa e penetrante, abbinata ad un piglio vegetale ancora lievemente erbaceo e clorofillizzante, che si stempererà a breve. In bocca entra un sorso freneticamente fresco per l’elevata acidità, ma anche morbido, seducente, elegante e sensuale. Tannini assenti. Buona la struttura portante. Slancio finale dinamico e pervasivo.
Vigneti della Val Sarmassa Barbera d’Asti Superiore Docg 2015. Maturazione prima in acciaio e poi in botte grande per un anno e dopo il vino riposa in bottiglia per altri sei mesi. Tasso alcolico di quattordici gradi. Prezzo finale di 15,00 euro.
Colore rosso rubino. Tipici, varietali e territoriali i riscontri olfattivi che si evidenziano, in cui la fanno da padrone sentori di sottobosco, di amarena e di viola. Il dosato uso del legno contribuisce a esprimere poi voluttazioni balsamiche e mentolate. L’ingresso del sorso in bocca dona subito freschezza ed armonia, per un palato aggraziato, rotondo, ed equilibrato. Come da copione, anche qui tannini morbidi e levigati, che deliziano tutto il cavo orale. Progressione finale estremamente piacevole.
Cala delle Mandrie Nizza Docg 2014. Nuova denominazione prettamente territoriale e non più generica, perché Nizza Monferrato confina proprio con Calamandrana, dove crescono le uve per questa etichetta al top. Diciotto i mesi che il vino trascorre in fusti di rovere da 500 litri. Affinamento in boccia per altri mesi. Gradazione alcolica di quattordici e mezzo. Prezzo in enoteca di 20,00 euro.
Colore già bene assestato sul rubino carico e scintillante. Al naso frutti e fiori rossi in abbondanza. Prevalgono umori odorosi di sottobosco, come il ribes, il mirtillo ed il lampone e/o pregevoli profumi di frutta secca. Speziatura tipicamente orientale: chiodi di garofano, noce moscata, cannella e vaniglia. Vibrazioni sapide e minerali. La bocca accoglie un sorso sempre fresco al massimo, come da copione, pieno, composito, intrigante, rotondo, grasso, austero e sontuoso. Trama tannica soft. Allungo finale avvolgente, persistente.
Moscato d’Asti Docg 2016. Solo cinque e mezzo di alcolicità per questo classico e tipico moscato bianco, che è diverso dall’Asti Spumante. Prezzo intorno ai 10,00 euro.
Bel colore giallo paglierino limpido e brillante. Al naso si esaltano aromi intensi di muschio e di frutta a pasta gialla come la pesca e l’albicocca e poi fragranze di glicine, di tiglio, di zagara, di salvia, di timo e di miele. In bocca entra un sorso dolce, profumato, fresco, vivace, gradevole, elegante e delicato, che non ti stancheresti mai di bere, anche per il ridotto tasso alcolico. Finale appagante.
Moscato Passito Piemonte Doc 2012. Ottenuto da uve moscato appassite in cassette e poi fermentate ed affinate in barriques. Tenore alcolico di tredici gradi. Prezzo in enoteca intorno ai 20,00 euro.
Colore giallo dorato carico, che vita verso l’ambrato. Elegiaci ed esplosivi i profumi che assalgono le narici, stuzzicandole con effluvi di frutta secca come i fichi, le albicocche ed i datteri. Emergono poi aromi di frutta candita e di miele e lievemente speziati. Sorso denso, quasi viscoso, dolce, carezzevole, persistente, equilibrato ed armonico. Elevata l’acidità per l’ottima freschezza che sbaraglia così la paventata stucchevolezza, che prelude poi ad un finale gradevolissimo.
In conclusione, penso che i vichinghi abbiano saputo scegliere bene queste contrade, da preferire non solo per i vini, ma anche per l’ottima cucina locale ed il magnifico paesaggio.
Azienda Agricola La Giribaldina
Calamandrana (At) – Frazione San Vito, 39
Tel. 0141 718043 – Fax 0141 769842 – Cell. 348 5205041
[email protected] – www.giribaldina.it
Enologo: Giuseppe Caviola
Ettari vitati: 11 – Bottiglie prodotte: 80.000
Virigni: barbera, merlot, moscato e sauvignon blanc
Possibilità di trascorrere un soggiorno in Foresteria in B&B
6 Commenti
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Bentornato Enrico .Eravamo in pensiero:Dio non voglia che si esaurisca la tua curiosità e ,sopratutto,che ti si finisca l’inchiostro(doppio senso Cilentano che sta per vino,va da se rosso scuro).Parafrasando il comune amico Massimo Corrado potrei dire :buono ,non lo conoscevo e di questo ti ringrazio.PS.Forse colpa del Galeti ma ormai ,con la sortita nello stato Sabaudo,possiamo indiscutibilmente riconoscerti come il nostro inviato speciale nei due regni:vincente e perdente che il vino felicemente e francamente unisce .Ad maiora da Francesco Mondelli.
Ciao Francesco. Ogni tanto è bello spostarsi in altro luogo che non sia il Meridione, che pur amo tanto come sai. Si trovano sempre spunti molto interessanti, come nel caso in oggetto. Grazie anche al Galetti, ho spaziato un pò di qua ed un poco di là e sono rimasto molto soddisfatto. Adesso, però, è ora di tornare agli usi antichi.
“…però, è ora di tornare agli usi antichi” forse perché l’unica bufala che possiamo offrire da Nord è che qui non è ancora stato scoperto l’uso del cavatappi, comunque il Malgi si muove con estrema disinvoltura tra le risaie, non l’hanno nemmeno fermato al controllo passaporti…
Ho sempre problemi con il tuo cognome Marco e di questo mi scuso ,ma puoi essere più esplicito sul cavatappi?Grazie anticipate da FM.
Caro Francesco il Galetti è sempre molto simpatico, spiritoso ed effervescente. E’ sempre un enorme piacere stare accanto a lui, come ho sperimentato reiteratamente nei giorni scorsi. E’ una continua miniera di gradevoli sorprese. Per quanto riguarda il cavatappi, poi, Marco si riferisce allo stappo di una bottiglia di vino tentata da una “ostessa” non propriamente in modo canonico. La mia, naturalmente, era solo una battuta e niente più. Un’altra occasione per riderci su. Resta il fatto che nel complesso durante il mio soggiorno in Padania mi sono molto divertito e sono rimasto totalmente soddisfatto di tutto.
@FM, veramente mi riferivo al fatto che, pur essendo un Cilentano fuor d’acqua immerso nella nebbia, il Malgi è parso subito a proprio agio con vini più o meno riusciti, quanto all’ostessa, che non ho nominato per primo, è giusto che tu sappia che in mancanza di Provolone del Monaco, il baffo ha fatto il provolone spudoratamente, tanto che, a pomeriggio super inoltrato, ho dovuto dir loro che giochi, pranzo & liaison erano finiti…