Slow Food: quale cipolla per la genovese? La Ramata di Montoro batte la cipolla di Alife
di Tommaso Esposito
L’idea è venuta di ritorno dal Salone del Gusto Terra Madre a Mario Stingone, Alberto Capasso e Pino Mandarano di Slow Food.
In treno.
Si tiravano le somme e il discorso è caduto sulle cipolle portate a Torino.
Quella Ramata di Montoro o quella di Alife.
Una parola tira l’altra e nasce la disfida.
Quale sarà la migliore cipolla per ‘A Genovesa?
Piatto cult, evocativo, celebrativo e per certi tratti, nonostante il nome, identitario della cunica napoletana al pari d’ o Rraù.
Che disfida sia.
Slow Food Vesuvio e Slow Food Napoli scelgono l ’Equobar di San Giorgio a Cremano.
Qui Giovanni Russo insieme a Raffaele, il compagno papà, custodiscono il tempio del commercio equo e solidale: bottega, bistrò, cafè letterario e ristorantino gourmet.
Tutto proveniente dal mondo biologico, dai presidi Slow Food, dalla cooperazione sociale locale e internazionale.
In cucina c’è Marco Iavazzo giovanissimo cuoco a cui è toccato il compito di condurre la disfida tra i fornelli.
Questa è stata la ricetta scelta tra le tante tramandate dalla tradizione, rigorosamente realizzata per l’una e per l’altra cipolla.
Pasta Vicidomini: candele spezzate a mano naturalmente.
Rosamaria Esposito guidava la delegazione di Alife.
Nicola Barbato e Lello Tornatore quella di Montoro.
Un pubblico attento oltre misura e al di sopra delle aspettative: dopo il sold out decine e decine le richieste.
La scheda della cena-laboratorio multisensoriale viene illustrata, letta, discussa.
Chi potrà mai capire la cipollosità se non conosce ‘a Genovesa?
E allora abbasso la teoria e via tutti alla pratica.
Un po’ di antipastini per avviare le papille.
Il Coppetiello di zeppoline e piccola montanara con pomodorino del Piennolo del Vesuvio Dop.
Fritto buono, saporito, gustoso.
Rotolo di scarole con filetto di alice di menaica e crema di fagiolo cannellino dente di morto. Presidi Slow Food.
Equilibrato , dolce amaro giusto per accedere alla prima Genovesa.
Al buio la degustazione.
Eccola:
Profumata e dolce la cipolla, corposa nonostante la lunga cottura, adesa alle candele, di media durata al palato.
Vivace la sala alle prese con cipollosità e affini.
Poi la seconda.
Intensamente odorosa, un po’ meno dolce, sciuliarella sul maccherone, persistente.
Poi giunge la carne alla genovesa con i friarielli. Buoni.
C’è chi azzarda già i pronostici.
Si fanno i conti sulle schede.
4540 punti a 4081.
La seconda supera la prima.
La Cipolla Ramata di Montoro è piaciuta di più sulla Genovesa.
Alberto Capasso tira le conclusioni.
Una serata bellissima, la Cipolla di Alife non è assolutamente da meno a quella ramata, ha caratteristiche olfattive e gustative che la raccomandano per l’assoluto boccone nature, ma anche per la frittata.
La Genovesa stasera è piaciuta di più con la Ramata di Montoro.
Applausi al cuoco Marco Iavazzo e al suo aiuto Luca Donici.
Brindisi con i vini della serata scelti da Marina Alaimo:
Catalò 2011 e Lacryma Christi bianco 2011 di Sorrentino vini
Lacryma Christi bianco e rosso 2011 di Villa Dora a Terzigno.
E mentre Lello Tornatore esulta c’è chi pensa già alla Difida 2.
La vendetta?
Macché, la prova d’appello!
‘A frettata ‘e cepolla.
Appunto!
Il posto:
Equobar
San Sebastiano al Vesuvio
Via Luca Giordano 24
Tel. 081 5749320
13 Commenti
I commenti sono chiusi.
Solo una domanda…ma perchè genovesA e non genovesE?!? Sono nato a Napoli quarant’anni fa e non ho mai sentito questo termine…
OK…tutto chiaro! :) Ho letto la spiegazione nel post della ricetta:
Sì, Genovesa.
In lingua italiana si dice Salsa Genovese.
In napoletano più correttamente si dovrebbe scrivere Genoesa.
Vedi La Grammatica della Lingua Napoletana di Francesco Oliva scritta intorno al 1728.
E pronunziare ‘A Geno(v)es con quella v muta, tra la o e la e, tanto simile al digamma o vau del greco antico.
GENOVESA del resto la chiamano Carnacina e Veronelli nella loro mitica La Cucina Rustica Regionale vol. III il Sud.
E così sono affezionato a chiamarla io.
E’ una dizione arcaica direi…in disuso da un bel po’! :D
Luciano veramente una bella serata … Adesso dobbiamo pensare alla “‘A frettata ‘e cepolla “
Bene, sono un Montoriano della primissima ora. Sulla genovese è un amore profondo. Pure la zuppa di cipolle può essere un buon banco di prova!
Quindi si passa alla fase 2! Non resta che decidere se frittata o zuppa:-)
Come era serio il Tornatore! Ha sorriso solo dopo aver appreso la vittoria ufficiale della ramata di Montoro.
i maglioni a rombi sempre di moda…..
Queste cene sono momenti di allegria conviviale, di amicizia e di piacere – e questo è nel nostro DNA. Ma sono pure occasioni di conoscenza. Un contadino in questa serata ha raccontato di come, grazie all’aiuto di Slow Food, si stanno riconvertendo campi recentemente destinati alla coltivazione di tabacco (molto poco remunerativa) in coltivazioni dell’antica varietà di cipolla di Montoro, ormai quasi estinta. Di quanto sia stato importante riappropriarsi dei propri semi e delle proprie antiche tecniche di coltivazione. Dell’aiuto che la nostra associazione dà loro per aiutarli a sviluppare forme di coltivazione e commercializzazione sostenibili. Di quanto tutto ciò abbia ridato a giovani nuova speranza nel futuro e nuove prospettive di lavoro. Una storia che ha colpito molto i non soci presenti, che hanno capito che dietro il gioco c’è un lavoro importante, che il nostro approccio al cibo lega i problemi dell’alimentazione a quelli dell’ambiente e della legalità… e in 5 si sono associati. E tutti hanno capito che pure acquistare una cipolla può trasformarsi in un atto consapevole e attento; così, tra l’altro, è pure più divertente. E questo significa trasformare consumatori in coproduttori. Sono sempre così le cene di Slow Food – vi ricordo che con tre cene abbiamo finanziato tre orti in Africa, che questa estate abbiamo fatto conoscere la papaccella napoletana e il fagiolo cannellino di Acerra ad oltre 10.000 persone… le cene e cenette di Slow Food sono questo, non perdetele!
Il nostro obiettivo è valorizzare i prodotti locali promuovendo la diversificazione delle attività economiche per creare nuove opportunità di lavoro ed evitare lo
spopolamento delle aree Rurali.
Sono le nuove frontiere dello sviluppo sostenibile, in cui l’agricoltura svolge un ruolo da protagonista nel ridurre gli squilibri socio-economici, rafforzare i legami tra attività produttive e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio,valorizzare la tradizione, non solo dei prodotti tipici, ma anche della cultura rurale e della vita contadina.
La nuova agricoltura ha bisogno del proprio territorio e dei giovani che ci vivono per essere valorizzata, perché il “prodotto locale” garantito e tracciato è il prodotto che si associa al patrimonio culturale di cui il nostro territorio è ricco. L’ intenzione del Comitato dei Promotori della Cipolla Ramata di Montoro è quella di contribuire a far conoscere i prodotti della nostra terra e di conseguenza i territori che li esprimono.
Onore e gloria alla Genovesa ma….è un piatto “barocco” c’è la carna,è per ricchi.Invece io mi farei una tirata sulla Finta Genovesa,dove non sarebbero ammessi ne nervi ne ossi ne cotene.
VIVA SLOWFOOD !!
Grazie a Slow Food!
Nicola e Lello sono grandiiiiiiiiiiiiiiiii