L’ Etna a Sicilia En Primeur in cinque etichette imperdibili
di Raffaele Mosca
Cinque etichette da quella che, a detta della grande critica internazionale, è la nuova destinazione per i fine wine in Italia.
Tenuta Ferrata – Etna Bianco Veni 2022
Buona la prima per questo Carricante di azienda esordiente con sede in zona Rovittello, nel cuore del versante nord. Le vigne sono abbastanza giovane, ma il vino convince già al debutto, grazie anche al savoir-faire di un giovane enologo che si è formato da Frescobaldi, nel Nuovo Mondo e poi da Planeta. Fa un passaggio in tonneaux che addolcisce appena il bel corredo di ginestra, acacia, nespola e mandorla salata, con soffio di pietra focaia a completare. Dritto, citrino e poi più ampio e glicerico, nitido nell’espressione varietale e salino in chiusura. Sarà anche meglio con qualche anno in più sulle spalle.
Generazione Alessandro – Etna Rosato Vignazza 2021
“ Volevamo fare un rosato che si distinguesse da tutti gli altri che si producono sull’Etna”. Parole di Benedetto Alessandro, uno dei due cugini omonimi che gestiscono Alessandro di Camporeale a Monreale e, più di recente, hanno messo le radici anche su ‘A Muntagna. Vignazza proviene da una parcella con un’esposizione ombreggiata, dove le uve non raggiungono grandi concentrazioni e quindi si presentano più al rosa che al rosso. È un esperimento ambizioso che sfida i pregiudizi sul rosato con un affinamento di oltre due anni in legno e sulle fecce fini. Spezie dolci e un soffio affumicato s’impongono su frutti rossi in confettura, susina e lavanda. Agile, ma di spessore, con soffi delicati di vaniglia e zenzero candito a incorniciare il frutto integro e croccante, tannino leggero che dà la terza dimensione e finale lungo e salino
I custodi delle vigne dell’Etna – Imbris Etna Bianco Contrada Caselle 2019
La faccenda delle contrada è assai complessa: non è possibile paragonarle ai cru di Borgogna perché esposizioni ed altitudini variano molto da una parcella all’altra, e vini con lo stesso nome possono essere completamente diversi. Ma se c’è una contrada che davvero si sta guadagnano la reputazione di Grand cru dei bianchi etnei per la quantità di vini notevoli che sforna, è sicuramente Contrada Caselle, la più importante del territorio di Milo, nel versante est, quello più esposto al mare e quindi più piovoso. I Carricante che ne vengono fuori sono quasi sempre elettrizzante: questo in particolare, realizzato con la consulenza del maestro Salvo Foti, mette insieme agrumi, soffi balsamici e una parte più barocca e ossidativa di nocciola tostata e miele di zagara. Tonico, reattivo, ma senza austerità, anzi con rimandi mielati di fondo che fanno un po’ Côte d’Or, zenzero e pietra focaia a siglare il finale ampio e garbato.
Anima Etnea – Animantica Etna Rosso Contrada Santo Spirito 2022
Fresca di restyling completo l’azienda della famiglia Moretti Cuseri in quel di Contrada Santo Spirito, una delle zone più vocate del Versante Nord. Anche l’occhio vuole la sua parte e, oltre al cambio passo stilistico con la nuova consulenza di Emiliano Falsini, l’enologo che ha firmato molti dei progetti più importanti sul vulcano negli ultimi anni, è stato anche introdotto un packaging sbarazzino, chiaramente legato all’esperienza della famiglia nel fashion. Animantica, il cru aziendale da vigne a 800-900 metri, sfoggia un’etichetta spolverata di cenere dell’Etna, quasi a voler preannuncia l’identità di un vino che, nel calice, sprigiona toni d’ incenso, cenere, pepe rosa e cannella, con lampi di frutti rossi e un accenno floreale a completare. Un soffio di spezia da legno incornicia il frutto puro e suadente, lasciando spazio a ritorni balsamici e arancia sanguinella nel finale lungo e preciso. Sorprendente.
Cusumano Alta Mora – Etna Rosso Alta Mora Guardiola 2020
Forse il più grande merito delle famiglie del vino siciliane è stato l’avere il coraggio e la capacità di gettare le radici in più territori, foraggiando in questa maniera la crescita dell’isola nel suo complesso. Sull’Etna questo trend è stato ancora più forte: tutti i grandi hanno i gettato
le lororadici in più luoghi e ognuno di loro ha saputo declinare il territorio in maniera originale. E se famiglie come Planeta, Tasca e hanno dato anche alla produzione etnea un tocco personale, i Cusumano sono stati i più bravi a reinventarsi, adottando un approccio radicalmente diverso rispetto a quello dell’azienda storica nel palermitano e facendo forza su equilibrio, trasparenza e delicatezza.
La cartina tornasole del lavoro è il Guardiola 2020: un vino di soavità e delicatezza rare, ampio e allo stesso tempo delicato nei profumi che ricordano le erbe officinali e i fiori rossi, con lampi fumè e un accenno insolito di cioccolato di Modica. Il tannino è giovanilmente irruente, ma ben bilanciato dal frutto ricco, succoso e suadente, che sfuma lungo tra rintocchi balsamici e di spezie esotiche. Quintessenziale.