Kurni: vino patrimonio mondiale dell’Umanità
Di Vignadelmar alias Luciano Lombardi
Ludwig van Beethoven dedicò la sua Nona sinfonia all’Umanità. Mentre la componeva era conscio della portata universale di quello che stava creando. A lavoro finito, con la dedica, suggellò la definitiva grandezza della propria composizione.
Mentre con altre dodici persone, in Osteria, ci stavamo bevendo tutte e dodici le annate prodotte (dalla ’97 alla ’08), mentre vedevo ed ascoltavo Marco Casolanetti parlare con grande serietà ed umiltà delle sue creature enoiche, ho fatto fra me e me questo ardito parallelismo: Nona sinfonia di Beethoven e Kurni; secondo me non stona, non stride, non rischia di passare come una boutade.
Questo è un vino che non passa inosservato, non scorre nei nostri bicchieri senza lasciare il segno. E’ un vino che scava in profondità, va a pescare nel centro magmatico dei ricordi di ogni bevitore. Complesso, poliedrico, sfaccettato e sfacciato nella sua potente complessità. Fino ad ora ne sono state prodotte solo dodici annate, per questo ancora non può essere considerato un classico dell’enologia italiana, però ha inciso a fondo la memoria di ogni bevitore, ha lasciato traccia di sé, in Italia e nel mondo, continueremo a parlarne per decenni.
Riassumiamone brevemente le caratteristiche: Montepulciano 100%, circa 15.000 piante per ettaro, coltivazione ultrarispettosa dell’ambiente senza alcuna certificazione ufficiale, doppio passaggio in barrique nuove. Il vino viene vinificato separatamente da zona a zona e poi assemblato prima di essere imbottigliato. Parte del vigneto è molto molto vecchio. Le rese sono ridicole ed alla fine dai dieci ettari vengono fuori poche migliaia di bottiglie, circa 6000.
Su questo blog trovate il mio precedente pezzo sulla precedente verticale completa (’97 – ’06) di Kurni, volendo potete andare a rileggerla. Un semplice appassionato potrebbe pensare che nel frattempo poco sia cambiato, sbaglierebbe di grosso. La prima annata, la ’97, che alcuni definivano idealmente e/o concettualmente sfocata è di una bellezza impressionante. Ormai ne esistono pochissime bottiglie e tutte quelle di questa degustazione sono state messe a disposizione da un giovane appassionato, Francesco Morgese, grande collezionista. Quella che allora era stata la migliore, la ’01, ieri è stata fra le “peggiori”, forse colta in un momento di mutazione, di chiusura. Smette ora di essere giovane ed ancora non è adulta. Il trittico ’04 – ’05 – ’06 è stato accusato ingiustamente di dolcezza; andate ad assaggiarle ora, vi renderete conto quello che sono ora, sono l’esatta evoluzione che chi ha seguito il Kurni dalla nascita vi potrà confermare.
A questo punto è necessaria una considerazione: per esser capito il Kurni va seguito. Va bevuto negli anni con costanza e per quanto mi riguarda con autentica devozione. Va capito ed interpretato. Per capire le annate nuove bisogna ricordarsi come erano quelle che adesso sono vecchie. Ed allora fioriscono i corsi e ricorsi. Le verticali servono a questo, ci mettono di fronte all’evidenza, alla pistola fumante. Per questo è inutile arroccarsi in un asfittico ed aculturale sdegnoso preconcetto negativo. Per questo “accetto” critiche solo da chi questo vino lo beve da anni, con continuità, con curiosità, pagandosi le bottiglie che poi berrà, condividendole con altri sinceri appassionati come lui. Allora e solo allora le critiche sono le benvenute, frutto di sacrificio economico e spirito di condivisione. Spirito di condivisione che deve essere la molla che guida ogni bevitore. Puoi berti anche una bottiglia eccezionalmente buona, ma se lo fai da solo sarà comunque amara come il fiele.
Moltissimi ne parlano, ne scrivono, ne discutono vizi e virtù. Fra questi non tutti lo bevono con continuità, molti sono accecati dalla prevenzione enocattotalebana. Capirete che il solo fatto di fargli fare un doppio passaggio in barrique nuove, valga la scomunica senza appello, il rogo, la dannazione enoica eterna. Però noi bevitori senza fede, senza dio, senza dogmi, lo beviamo e lo ribeviamo con una certa soddisfazione.
Basta, mi rendo conto di averla fatta troppo lunga. Il pistolotto è fin troppo ridondante. Vi invito solamente ad andare in un’enoteca, cercate una bottiglia di Kurni degli inizi del 2000 ed una giovanissima, anche la neo uscita ’08. Vi sembreranno due vini ben diversi, giocati su note e contrappunti diametralmente ed apparentemente opposti. Probabilmente la ’08 di oggi, fra dieci anni avrà caratteristiche simili a quella di inizi 2000. Liberi di non crederci, però io ho fatto molteplici esperienze in tal senso, voi invece ???
p.s. Come aperitivo Casolanetti ci ha fatto assaggiare il suo Kupra 2008, da uve grenache, localmente dette Bordò, da un piccolissimo vigneto vecchio 110 anni.
Ma questa è un’altra storia, un’altra bellissima e buonissima storia.
Le foto sono di Nico Morgese
33 Commenti
I commenti sono chiusi.
Luciano, un titolo del genere é giustificabile solo se quando l’hai scritto eri in stato di solenne ubriachezza e inconsapevolezza di te. Bacco perdonali, perché non sanno quello che dicono!
Mi piacerebbe sapere quante bottiglie di Kurni tu abbia bevuto negli anni e quanto fossero invecchiate al momento della loro bevuta.
Giusto per capire se il tuo sia un giudizio ponderato e aggiornato oppure aprioristico e datato.
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Comunque no, non ero ubriaco, anzi quella definizione del Kurni come vino patrimonio dell’Umanità la coniai quando bevvi la allora neo uscita 2006. Devo dire che ci presi in pieno.
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Ciao
Amen.
(si può dire amen?!?)
Grande Luciano e grandissima la generosità Francesco: ha davvero compiuto un gesto di amore verso il prossimo! Gli voglio bene!!!
Bellissima, bellissima, giornata.
Grazie Davide, per me il vino è condivisione, amore, passione… Ed averlo condiviso con Voi quel giorno è stato un vero e immenso piacere… Spero di rivedervi presto… Per il Kurni non aggiungo altro a quello che Luciano ha detto… Posso solo controfirmare e approvare tutto!!!
Leggo avidamente e non commento :(ho solo assaggiato qualcosa qua e là)
“circa 15.000 piante per ettaro”. Significa sesto d’impianto circa mt 0,80 x mt 0, 80 ?
Non sono espertissimo ma a vista l’impianto ha una fittezza sovraumana, è un vero spettacolo, credo sia uno dei più fitti al mondo
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Ciao
A me risultano essere da 12.000 a 20.000 (0.50 x 0.50).
I bicchieri nella foto………..bellissimi !
Grazie Beppe…
non ho suficienti elementi per commentaare, mi viene solo da ricordare che sempre di più il vino assomiglia a chi lo fa e qui si legge una grande compenetrazione tra il vigneron e le sue creature
Anch’io amo questo vino e detesto i pareri talebani di coloro che lo snobbano perchè magari, secondo i propri dictat, insegue uno stile superato. Ma che vuol dire superato? Ha un carattere ben definito, ti coinvolge pienamente quando lo sorseggi e immagino quanto sia stata toccante questa verticale. Si la sua possenza ed il continuo divenire nel bicchierre, possono essere associati alla nona sinfonia di Beethoven. Però, Vignadelmar, Ludwig era profondamente credente, e più che dall’uomo, era ispirato dalla fede, meravigliosamente ispirato.
Una bellissima giornata a cominciare dalla presenza dei produttori di casa Oasi degli Angeli e per finire alla soddisfazione che il Kurni ha dato!
Mi spiego meglio… Ho provato sempre a spiegare,in modi cauti e non la composizione e l’estrazione di questo nettare,ho litigato,ho difeso, ma qualche perplessità da parte di qualcuno,non mancava mai… Vino da dessert, Vino troppo dolce, e bla bla bla… Alla degustazione, il Kurni ha steso tutti i pareri discordanti e scettici dei partecipanti… Le annate più vecchie ne hanno dato la dimostrazione. Difatti ho associato un primo ed un secondo Kurni… dalla 1997 alla 1999 il Kurni ha una composizione più scarica nel colore e nella struttura ma sempre con grande acidità e lunghi tannini che garantiscono ancora lunga vita… in ogni modo, la 1997 vince il premio nobel per la sua integrità e la sua longevità Probabilmente il ’97 potrebbe dare ancora tra 4 o 5 anni… dall’annata 2000 si riesce a riconoscere il Kurni, si riempie di struttura, colore carichissimo e composizione di amarene e ciliege riconoscibilissime… bhè, anche un bel pò di pepe nero…
dalla 2001 alla 2005 è sempre un salire di composizione. Mi stupivo nel vederlo versare nei bicchieri, un succo quasi denso, corposo, quasi da definirlo una polpa di uva schiacciata… sarò grezzo e superficiale nel descriverlo, ma questo è quello che mi è parso… e poi, la 2006, la mia preferita… Una squisitezza indescrivibile, di una bevibilità instancabile, da ubriacarsi tutti i giorni… Mamma mia ragazzi! Provare per credere… e per finire la 2007 e la 2008, di grandissimo carattere, un polpa di frutto che piange per esser stata tolta dalla cantina e dalle bottiglie… un baby Kurni che vuol stare ancora nel grembo… Quindi ragazzi, prima di giudicare sua maestà, bevete bevete e bevete… e non definite un Vino appena in fasce… Bevete del vecchio e crescete insieme a lui… e sui dolci c’è ben altro da bere!!! :P
Le foto a questo link
http://cid-fa037b37a13b2a71.photos.live.com/browse.aspx/Kurni%20in%20verticale%201997-2008
Una bellissima giornata a cominciare dalla presenza dei produttori di casa Oasi degli Angeli e per finire alla soddisfazione che il Kurni ha dato!
Mi spiego meglio… Ho provato sempre a spiegare,in modi cauti e non la composizione e l’estrazione di questo nettare,ho litigato,ho difeso, ma qualche perplessità da parte di qualcuno,non mancava mai… Vino da dessert, Vino troppo dolce, e bla bla bla… Alla degustazione, il Kurni ha steso tutti i pareri discordanti e scettici dei partecipanti… Le annate più vecchie ne hanno dato la dimostrazione. Difatti ho associato un primo ed un secondo Kurni… dalla 1997 alla 1999 il Kurni ha una composizione più scarica nel colore e nella struttura ma sempre con grande acidità e lunghi tannini che garantiscono ancora lunga vita… in ogni modo, la 1997 vince il premio nobel per la sua integrità e la sua longevità Probabilmente il ’97 potrebbe dare ancora tra 4 o 5 anni… dall’annata 2000 si riesce a riconoscere il Kurni, si riempie di struttura, colore carichissimo e composizione di amarene e ciliege riconoscibilissime… bhè, anche un bel pò di pepe nero…
dalla 2001 alla 2005 è sempre un salire di composizione. Mi stupivo nel vederlo versare nei bicchieri, un succo quasi denso, corposo, quasi da definirlo una polpa di uva schiacciata… sarò grezzo e superficiale nel descriverlo, ma questo è quello che mi è parso… e poi, la 2006, la mia preferita… Una squisitezza indescrivibile, di una bevibilità instancabile, da ubriacarsi tutti i giorni… Mamma mia ragazzi! Provare per credere… e per finire la 2007 e la 2008, di grandissimo carattere, un polpa di frutto che piange per esser stata tolta dalla cantina e dalle bottiglie… un baby Kurni che vuol stare ancora nel grembo… Quindi ragazzi, prima di giudicare sua maestà, bevete bevete e bevete… e non definite un Vino appena in fasce… Bevete del vecchio e crescete insieme a lui… e sui dolci c’è ben altro da bere!!! :P
Scusa non è per polemizzare, ma “premio nobel per la sua integrità e la sua longevità” ad un vino del 1997 non si può sentire.
Il premio nobel se lo merita tutto senza peccar di presunzione dato che secondo opinione di Casolanetti, la 97 dovrebbe dare il massimo della sua espressione tra non meno di altri 5 anni… il vino era intatto e non dimostrava per niente i suoi 14 anni…
Beh, almeno Casolanetti è onesto a non voler spingere la durata del suo vino oltre certi limiti. Molti produttori lo sono un po’ meno quando dicono che i loro vini durano 20 anni e poi sono cadaveri dopo 10.
Comunque, anche se il paragone non ha molto senso, chiosavo sul fatto del “premio Nobel” in senso generale perchè sono “tarato” su longevità ben diverse; per capirci ho bevuto di recente dei nord Piemonte e dei Baroli anni ’60 e ’70 in perfetta forma.
Copio, integro e completo un mio commento di ieri su Facebook:
Sul Kurni c’è tanto da dire, ma andrebbe detto partendo da posizioni nè di venerazione assoluta, qual’è quella di Luciano “Vignadelmar” e neppure di preclusione assoluta, non è mai giusto essere talebani, nè in positivo nè in negativo.
Minchia! (si può dire??) mi sono calato in un ruolo (non mio!) di vecchio democristiano!
CERCHIOBOTTISMO ALLO STATO PURO :-) :-) :-)
Prima di domenica ero scettico nei confronti del Kurni, ma conoscevo solo la 2008…. perfetta col dolce ;-).
Domenica mi sono in gran parte ricreduto bevendo 1997 e 1998 (peccato quel tappone della ’99) e forse anche la 2000 e la 2001 (o la 2002? credo di aver avuto un problema di inversione di bicchieri, comunque una delle due era certamente sottotono).
Poi due gruppi successivi:
– 2003-2005 con le piacevoli evoluzioni delle annate precedenti e la grande morbidezza delle successive;
– 2006-2008, morbida ed opulenta dolcezza, progressivamente crescente nelle annate più giovani.
Resta un vino che divide e dividerà sempre, ma è un gran vino fatto con amore, passione, cura e competenza grandissime, rare e forse uniche.
E’ impossibile dire che non sia buono (giudizio tecnico, legato a punteggi mediamente attorno al 90), ma non è detto che debba piacere per forza (giudizio legato al gusto, che non ha “punteggi assoluti”).
Per il Kupra 2008 sono d’accordo con Luciano…., è un’altra storia.
Purtroppo troppo piccola, a causa delle esigue quantità prodotte, troppo breve, credo di aver capito che siamo di fronte a due o tre annate sinora prodotte, ma è un vino che potrebbe mettere d’accordo tutti….portafoglio permettendo!
Adriano, permettimi solo di dirti che definire come genericamente “buono” un vino come il Kurni sia quantomeno riduttivo. Buono è il vino che si beve tutti i giorni, senza difetti, piacevole, ben fatto, corretto.
Certo, poi tu dici che siamo attorno ai 90 punti, mentre io voti in centesimi questa volta non ne ho dati. Perchè è difficile quantificare la complessità, la profondità, la grandiosità.
A me il berlo mi smuove nel profondo. Nel mio panorama di ultra ventennale bevitore è un vino unico. Il paragone con la Nona nasce anche da questo fatto: io sono nato, cresciuto e vissuto ascoltandola. Mille e mille volte. Mi ricordo mio padre che mentre lavorava la ascoltava rapito, in estasi. Ed ancora oggi quando la ascolto mi sorprendo nel carpirne sempre nuove sfumature, suoni inascoltati. Così mi capita con il Kurni. Per questo è impossibile definirlo solo e riduttivamente come buono. Per lo stesso motivo è un vino che non può dividere, fatte salve posizioni preconcette e/o prive di riscontri oggettivi e recenti.
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Ciao
“Buono” era una definizione fatta solo per inquadrare la categoria: BUONO / CATTIVO.
Neppure io ho dato punteggi alle singole annate bevute e, “attorno al 90”, è una valutazione media data a posteriori, comunque su quei punteggi si parla solo di eccellenze.
Mi lascia perplesso la tua sicurezza che Kurni non possa/debba dividere se non chi parte da “posizioni preconcette e/o prive di riscontri oggettivi e recenti”.
NOI ABBIAMO RISCONTRI, OGGETTIVI E RECENTI, COME POCHI HANNO E QUESTO È UN DATO CHE NESSUNO PUÒ CONTESTARCI e proprio per questo rimango dell’idea, confermata anche dai tanti commenti, su questo e su altri blog, che si tratta di un vino che divide.
Piuttosto l’assaggio del Kupra mi ha fatto capire che l’atteggiamento del produttore nei confronti dei propri vini non sia sempre la ricerca esasperata dell’opulenza, della concentrazione o della morbidezza, ma si indirizzi, invece, verso l’obiettivo di ottenere il massimo dal vitigno su cui sta lavorando ed in questo caso il massimo ottenuto è veramente molto elegante……e a me, mi piace !
Adriano, forse mi spiego male, ma quali sono queste caratteristiche così estreme che possano dividere un degustatore?
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Lo chiedo perchè io credo che se non facciamo o non prendiamo delle posizioni preconcette questo vino non ha caratteristiche tali e/o estreme che possano dividere.
Cioè, insisto, chi lo critica, spesso, anzi quasi sempre, ne ha bevuta una bottiglia, forse due, quasi mai invecchiato. Addirettura per alcuni i ricordi sono vecchi di anni, bevuto quella volta non è stato bevuto più.
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Ciao
sono d’accordo con patrimonio mondiale dell’umanità perchè è un vino UNICO; inoltre le bottiglie sono poche.
Sono d’accordo anche con la nona di B. perchè quel vino è veramente un inno alla gioia (che mi pare sia una parte della nona ; o della quinta…?);
Io lo paragonerei (e lo berrei con ) anche a My Way cantata da Frank o, in un giorno di malinconia, a I giardini di marzo cantata dall’autore.
La vigna del Kurni sembra un campo di pannocchie tanto è la fittezza….
Ho 2 bottiglie di Kupra (non ancora bevute) :visto che lo avete bevuto, raccontatemi qualcosa di questo vino.
TI STIMO!!!
Sono dispiaciuto per non aver preso alla verticale di domenica e quindi di non essere titolato a dire la mia su questo vino tanto caro al Supremo Soviet Lucianone. Ma credo che nessuno mi vorrà male se pur non avendo bevuto il Kurni in tutte le sue annate spendo due parole.
Mi reputo un enocurioso e le bottiglie vuote (quelle della precedente veriticale) in bella mostra nell’osteria di Vigna hanno sempre suscitato in me forte interesse concretizzatasi nell’acquisto di una boccia del 2007 e bevuta qualche mese fa con la mia ragazza.
Per farla breve il Kurni non entrerà mai nella mia personale hit parade ma questo non significa che non sia un prodotto simbolo, frutto di un’ìdea e di scelte che lo rendono unico. Penso alla densità degli impianti, alle rese bassissime, alle pratiche naturali senza la necessità di enti certificatori, e a tutta una serie di politiche che fanno onore a Oasi degli Angeli e a chi diligentemente e appassionatamente la conduce.
Detto ciò il Kurni che ho bevuto mi è rimasto impresso per i suoi eccessi. Molto potente, concentrato, molto frutto, ma sopratutto, molti zuccheri.
Lo trovo anche di non facile abbinamento a tavola data la sua tendenza a sovrastare la stragrande maggioranza dei piatti che abitualmente consumo. Questo il mio personalissimo giudizio.
Mi sarebbe piaciuto riassaggiarlo, nonostante stilisticamente non sia tra quelli che prediligo, e degustare le precedenti annate per capire meglio questo vino tanto amato e discusso. Credo di aver perso una buona occasione ma con Luciano Ambasciatore-Sacerdote del Kurni in Puglia sono convinto che non mancheranno ulteriori occasioni.
Mah, sull’abbinabilità difficile ho tantissime riserve.
Io l’ho proposto con dei salami, dei vincisgrassi e dell’agnello al forno con patate ed olive. Non mi sembra difficile, non mi sembra azzardato, non mi sembra così strano.
Poi sulle annate recenti, visto che è così dolce anche una bella fetta di torta…..dai, non scherziamo…….
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Inoltre non capisco perchè ad un barolo siamo disposti a dargli il beneficio della potabilità goduriosa dopo qualche anno, meglio decennio, mentre dal Kurni vogliamo che sia perfettamente godibile da subito ? (cosa che secondo me è reale)
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Comunque, ripeto, se possibile bevetene una bottiglia non giovanissima…..forse cambierete idea….
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Ciao
Da novizio, ed ignorante, mi permetto due note:
– la prima è che il Kurni secondo me è invece abbinabile piuttosto facilmente, l’importante è avere un piatto dai sapori corposi: pulisce ed accompagna ma non schiaccia mai il piatto, addirittura neanche i meravigliosi cantucci realizzati da Mimma in chiusura hanno subito un “sopruso” da tutta la sostanza che il giovanissimo 2008, ad esempio, ha;
– la seconda è che concordo pienamente con Luciano per quanto riguarda il concedere del tempo ad un vino che vuole e ben sa essere un vino da invecchiamento. Chi ha bevuto di dato vino la stessa annata in momenti diversi della sua vita, semplicemente sa che è così.
Per le annate 1997-2005 l’abbinamento sul pranzo proposto da Luciano era riuscitissimo.
In quest’ottica, per me, 2006 e 2007 sono risultate le annate più difficili da abbinare mentre la 2008 aveva il dessert finale quale mirabile accompagnamento ;-)
Adriàno, scherzi col fuoco ;-)
Adriano considera che la 2005 per alcuni, un paio di anni addietro era considerato un perfetto vino da dolce, con un residuo zuccherino notevole. Così come la 2006, anzi per alcuni la 2006 era addirettura più dolce.
Tu che eri presente alla verticale ti sei reso conto che tali dolcezze, presunte zuccherine, nella 2005 erano sparite ed anche nella 2006 non erano così marcate. Ma lo zucchero in un vino non si perde, rimarrà sempre tale, anche dopo 100 anni. Come spiegare allora questa miracolosa trasformazione?
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Casolanetti ha più volte ribadito che il suo è un vino secco. Che quelle dolcezze sono date dalla potenza del frutto. Dalla enorme potenza del frutto. Potenza, figlia dei metodi colturali estremi e rigorosissimi e dalle fittezze d’impianto. Secondo Casolanetti cioè, il Kurni giovane sfugge all’umana facile comprensione (parole mie per rendere chiaro il concetto) perchè è un vino unico. Unico per caratteristiche intrinseche e colturali. Non siamo cioè ancora abituati a ragionare, a confrontarci con un vino così estremo.
Con l’andare del tempo, queste caratteristiche così estreme si trasformano ed allora trovi in bottiglia un vino molto diverso, che via via perde determinate dolcezze.
Se noi beviamo un barolo giovane sappiamo ed accettiamo che abbia determinate caratteristiche. Se lo stesso barolo lo ribeviamo dopo dieci anni, accettiamo che tali caratteristiche si siano modificate ed evolute nel tempo: Che il Kurni possa subire tali notevoli trasformazioni per alcuni è inaccettabile fino ad arrivare a negare l’evidenza della prova data dalla verticale.
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E bada, che ci sarebbe stata questa verticale lo sapevano in tanti. Due anni fa alla stessa maniera molti ne erano al corrente. I detrattori si son ben guardati dall’alzare la cornetta e chiedere di partecipare, di farsi un’idea di fronte a 12 annate ed al titolare. Certo, è meglio voltare la testa dall’altra parte e parlare d’altro. Così ognuno rimane con le proprie certezze inossidabili e siam tutti contenti. Tu, al contrario, da scettico quale eri hai fortissimamente voluto partecipare, bravo.
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Ciao
Oohhhhhh….
Comincio dalla fine. Sono orgoglioso per essere riuscito a strappare un complimento a te che, con la tua burbera bonomia mandi a quel paese anche chi ti dà ragione e questo nonostante io non sia passato dalle tua parte e nonostante io continui ad accostare l’annata 2008 al dolce ;-).
Capisco il tuo disappunto verso chi dissente più o meno aprioristicamente e poi non partecipa ad un assaggio di tutte le annate (con il bonus della presenza dei produttori), occasione più unica che rara per testare l’evoluzione del vino nel tempo mettendo a confronto i propri assaggi fatti negli anni precedenti e, soprattutto, mettendo a confronto le attuali annate più giovani con TUTTE le altre (non saranno tantissimi 14 anni, ma non sono neppure pochi) e comunque ricorda: GLI ASSENTI HANNO SEMPRE TORTO!
Le “dolcezze” (morbidezze, frutto, chiamale come vuoi!), a mio avviso, come ho detto in un precedente post, sono ben presenti nelle ultime tre annate (2008-2006), in via di risoluzione nelle tre precedenti (2005-2003), “assorbite” in tutte le precedenti, certo, se mi chiedi perché quella sensazione si attenui in maniera significativa nel tempo, non so rispondere.
Il fatto che in occasione della precedente verticale abbiate definito “dolci” le ultime due annate di allora (2005 e 2006) e che oggi, perlomeno la 2005, sia solo morbida, ma di certo non dolce, conferma questo tipo di evoluzione…. va a finire che tra vent’anni la 1997 sarà tannica ed allappante come un Sagrantino appena uscito ;-) ;-) ;-)
Domandona finale a te che di Casolanetti sei amico: A NOI COMUNI MORTALI È DATO CONOSCERE IL RESIDUO ZUCCHERINO DEL KURNI NELL’ANNO DI USCITA IN COMMERCIO????? quello si misura, per cui dovrebbe essere un dato noto, insieme ad estratto secco, acidità ecc…
I dati analitici sugli zuccheri non li conosco e devo dirti che nemmeno mi interessano tanto. Per piacermi deve solo continuare a farlo così come lo sta facendo ora.
So che il vino viene definito secco da Casolanetti quindi avrà, penso, dei dati che lo confermino come tale.
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L’acidità invece la conosco perchè ne abbiamo parlato proprio domenica e mi ha detto che normalmente è ben oltre il 6
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Ciao
Le foto della giornata a questo link: http://cid-fa037b37a13b2a71.photos.live.com/browse.aspx/Kurni%20in%20verticale%201997-2008