Kleos 2010 Paestum Aglianico igt Maffini. Parliamone dopo dieci anni
Kleos 2010 Maffini dieci anni dopo. La bottiglia del vino base, o più elegantemente, vino di ingresso, del bravo produttore cilentano giaceva dimenticata in un mobile della mia casa di città, protetta dalla luce ma ovviamente non dal canto. Era lì adagiata fra Taurasi, Barbaresco, Gaglioppo, Montepulciano, e altri vini strutturati che tengo pronti per l’uso. Di fronte ad un piatto di paccheri con il baccalà.
Il Kleos di dieci anni fa, mi ricorda lo stesso Luigi, è 85% di Aglianico (in parte della prima vendemmia di Giungano e in parte acquistato) e per il resto uve di piedirosso, barbera e sangiovese che facevano parte del vigneto Cilento prima che la produzione si indirizzasse quasi esclusivamente su Fiano e Aglianico. Proprio perchè ricordavo che fosse un blend di uve (la percentuale conta relativamente, mettete una tazzina di caffè in un bicchiere di latte e cambiano colore e sapore) ho puntato su questo vino pensando che le altre uve e lo scorrere del tempo avrebbero sicuramente reso i tannini leigati come si conviene ad un abbinamento di mare.
Bene, tutto è andato benissimo, il vino è pimpante e beverino. Fresco, forse solo unpoco alcolico, ma ancora frutatto maturo (l’annata fu anche abbastanza calda). Questo secondo me deve spingere ad una riflessione generale: non è più tempo di vinoni, il gusto spinge verso vin isempre più freschi e adattabile al nuovo modo di mangiare (penso al dilagare di ristoranti giapponesi) e riprendere in considerazioni vecchi blend usati dai contadini per vini di ingresso non è una cosa sbagliata visto come stanno andando le cose.
In generale in questi mesi sto riflettendo moto sul sistema di monovitigno che segna quasi tutta la produzione campana, siuramente una impostazione che ha contribuito ad costruire una identità produttiva più fcile da comunicare, ma è anche vero che rende molto più difficile il lavoro in cantina in un contetso in cui si cerca molto la semplificazione.
Per tornare a bomba, magari sangiovese e barbera no, ma un po’ di piedirosso male non fa all’Aglianico in questa fascia di prodotti. Il vitigno principe ha le spalle larghe per andare avanti negli anni, ma il piedirosso accelera le possibilità di berlo prima senza per forza dover aspettare troppo tempo godendo così dell’acidità e del frutto.
L’importante, pensavo, è non affrontare questi tempi in modo ideologico qusi religioso, ma essere pratici e attenti e alle novità.
A prescindere da questi spunti, nati tra un pacchero e un sorso, resta una granitica certezza: la serietà di impostazione produttiva e culturale di Luigi Maffini, dal tappo sino al vino, non ha eguali in Cilento e ha pochi pari grado nel Sud. E questo Kleos di dieci anni fa lo ha confermato ancora una volta.
Luigi Maffini
Via Seri, 34D 84050 Giungano (Sa)
Tel. 0828 1997568 – Fax 0828 1997569
[email protected] – www.lugimaffini.it
Enologo: Luigi Maffini
Ettari vitati: 18 (4 a Castellabate e 14 a Giungano)
Bottiglie prodotte: 110.000
Vitigni: Aglianico e Fiano
Kleos Maffini
Un commento
I commenti sono chiusi.
Concordo:serietà e rigore non ne fanno certo un simpaticone ma ripagano in qualità e affidabilità.Riguardo al monovitigno ho da tempo fatta mia la semplice lezione del compianto maestro Tachis:sono un mescolatore di vini.Inoltre i francesi insegnano puntando sempre l’attenzione sul terroir più che sul vitigno e succede così che mentre noi abbiamo persino la presunzione di vinificare in purezza un loro vitigno come il Petit Verdot questa cosa a loro non è mai passata per la testa FM