Kerres dei Pentri, il Piedirosso dell’antico Sannio
Piedirosso, piedirosso delle mie brame, qual è il più buono del Reame? Difficile rispondere a questa domanda, mai vitigno fu più diffuso e indecifrabile di questo, mai il suo varietale poco gradevole è stato sempre così netto e facilmente decifrabile nel corso degli anni. Secondo Riccardo Cotarella è il vitigno più difficile della Campania, lo stesso vigneto regala risultati completamente diversi da una vendemmia all’altra e nonostante lui sia al lavoro da dodici anni all’ombra del Vesuvio non è riuscito ancora a dominarlo. Abbiamo naturalmente decine di esempi di corretti Piedirosso in purezza, ma solo tre ci hanno davvero stupito e coinvolto emotivamente. All’inizio fu il Montegauro di Grotta del Sole, poi, abbiamo già avuto modo di parlarne, l’Agnanum Vigna delle Volpi di Raffaele Moccia, figlio di una vigna negli Astroni, pensato da Maurizio De Simone. Il terzo è il Kerres che annuncia la sua ambizione di grande vino dal prezzo di uscita e dal colore rosso rubino cupo e impenetrabile, come raramente accade a questo vitigno usato da sempre per tagliare l’aglianico ammorbidendolo. II suo cuore è nei Campi Flegrei dove fa il paio con la Falanghina, ma nel Beneventano alcuni hanno cominciato a lavorarci seriamente, prima Mimmo Ocone, adesso Paolo Cotroneo nella sua Fattoria La Rivolta. Il Kerres 2003 ha goduto sicuramente di una stagione particolare, la siccità e il gran caldo hanno favorito la concentrazione e spesso la cottura della frutta come ben si evince dalla maggioranza dei bianchi che faticano a superare il traguardo dei due anni senza scivolare nel giallo paglierino carico. Ma, cari amici, è uno di quei bicchieri da incorniciare, come solo Angelo Valentino sta dimostrando di fare ovunque mette mano: un rossista nato, questo giovane della bottega di Luigi Moio che si è fatto le ossa nei primi anni eroici di Caggiano, parliamo dal 1994 al 1998. I Pentri, il nome è quello della più importante tribù sannita a cui è stata anche intitolata una delle tre doc Molisane, quella in provincia di Isernia pur non essendoci alcuna cantina che imbottiglia, è una consolidata realtà di Castelvenere, la capitale del vino campano per quantità di bottiglie e numero di aziende. Nove ettari ben esposti a Sud nella campagna quasi ai confini con Guardia, una moderna struttura, che abbiamo visto evolvere con serietà, completata lo scorso anno, sorvegliata da una spettacolare pianta di olivo avvolta dall’alloro, curata da Dionisio Meola e dalla moglie Lia Falato. Piedirosso sia, dunque, equilibrato, ben strutturato, dotato di buona complessità olfattiva, da bere su un bel piatto di fegato alla veneziana.