Piante a Lapio 2011 Joaquin debutta a Milano con i piatti di Andrea Aprea


Andrea Aprea e Raffaele Pagano Joaquin

Nei giorni scorsi abbiamo parlato del galateo di presentazione di un vino, regole semiserie ma molte efficaci a cui si è attenuto il buon Raffaele Pagano nella presentazione del progetto Piante a Lapio 2011 realizzata per la stampa specializzata al Park Hyatt con i piatti di Andrea Aprea

Piante a Lapio, Joaquin

Il progetto ha tempi lunghi, ne parlammo su questo blog nel gennaio scorso durante una nostra visita a caccia di viti vecchie di Lapio

la sala

Per il vino preferisco rubare la degustazione a un professionista, per la precisione a quella fatta da Andrea Gori su Intravino: mostra un naso di zolfino e pepe, squillante e incisivo, ginestra e rosa gialla, menta bianca, alloro, canfora, borotalco, miele millefiori, vaniglia e sale, molti precursori aromatici ma entusiasmante; bocca meno espressiva ma con nocciole ed episperma, agrumi e salsedine. Peperone e pomodoro da legno di castagno, un vino tumultuoso e in fieri, tremendamente affascinante. Voto 88

Vino della Stella 2012

Si è tratta di un lavoro molto lungo, una sorta di archeologica della vite perché si sono cercate nelle colline silenti di Lapio le piante centenarie pre-fillossera che, come ci insegna l'esperienza in Costiera Amalfitana, regalano al vino note particolari, in linea di massima maggire morbidezza rispetto alle durezze.

Caprese…dolce e salato

La fermentazione avviene in botti di castagno di Agerola costruite proprio per questo vino con una sosta sulle fecce di circa sei mesi. I lieviti usati sono locali, selezionati a Lapio dallo Stapa-Cepica di Avellino, braccio operativo della Regione in agricoltura e viticoltura. Infine l'obiettivo è quello di eliminare del tutto l'uso della solforosa.

Andrea Aprea: riso, limone, scampi, capperi e rosmarino

Insomma, il progetto è restituire al Fiano una sua originaria identità, sicuramente molto diversa da quella al quale siamo abituati, risultato di lieviti e barbatelle selezionate oltre che di sistemi di allevamento a spalliera.

Andrea Aprea: cernia, panzanella, olive verdi, salicornia, zuppa di acqua di mare

Una scelta di rigore insomma, non semplicemente raccontata ma vissuta in un bicchiere che non cerca in alcun modo di essere piacione o ruffiano, anzi, destinato a dividere gli appassionati come nota argutamente Alessandro Marra sul suo blog Stralci di Vite: Ne è venuto fuori un vino primordiale che ha lo stesso fascino delle idee di chi lo ha pensato, un bianco che divide e che va a rompere, in un sol sorso, tutta una serie di più o meno radicate convinzioni sul Fiano di Avellino e su quelle che potrebbero dirsi le peculiarità dei vini provenienti dall'areale di Lapio, tendenzialmente più ricchi e opulenti rispetto a quelli di altri distretti della denominazione.

Stefano Caffarri e Enzo Vizzari

Andrea Aprea ha interpretato alla perfezione il vino con piatti efficaci, semplici e molto ben eseguiti. le due ore, nota sempre Alessandro, sono letteralmente volate via.

Chiara Giovoni e Andrea Gori

Prima lo Champagne selezionato da Raffaele, poi l'ottimo Vino della Stella 2012 e infine il Piante a Lapio 2011. Un crescendo in piena armonia con i piatti di Andrea Aprea, bravissimo.
Piante a Lapio è destinato a durare molto, secondo me il momento ideale per berlo arriverà nei prossimi tre, quattro anni. Impossibile dire però sulla durata, tanto è diverso daquelli che si trovano in giro. Certo acidità, alcol e corpo sembrano essere ottime premesse per il futuro.

La sommelier Valentina Benedetti

Lo troverete a circa 70 euro in enoteca, sicuramente di più al ristorante.
Lo berrete non freddo, appena fresco come un rosé o un rosso non tannico come il Piedirosso, in un bel bicchiere molto ampio.
Andrea e Raffaele, orgoglio campano a Milano

www.joaquinwines.com

3 Commenti

  1. Il progetto di Raffaele Pagano sicuramente è intrigante : andarsi a cercare l’uva da piante centenarie, chilo per chilo, vite per vite ( si perchè di questo si tratta, cari amici…) in un areale ristretto come Lapìo, non rappresenta un giro in bicicletta. Ma per chi conosce quel vulcano di Raffaele, la sfida da lui intrapresa è più che normale. Come pure la scelta di presentare il vino a Milano, la dice lunga sulla visione imprenditoriale del soggetto. Le attività promozionali più importanti dei vini del nostro territorio, ormai, vanno messe in campo, come dice lui, “giocando al Maracanà”!!! Abbiamo tutte le carte in regola per uscire fuori dalla nostra regione e direi, meglio ancora… anche dall’Italia. In quanto al vino, solleciterei tutti gli amici degustatori a valutare questi vini in una categoria a parte. Come è sbagliato confrontare, mò ci vuole, patate e cipolle, così è sbagliato approcciarsi a questi vini con i soliti parametri di valutazione adottati per gli altri. Auguri Raffaele, hai coraggio…almeno tu!!!

  2. Onore e merito a uno dei più grandi produttori che abbia mai conosciuto. Un professionista veramente oltre.
    Con Stima
    Nando

  3. Chiaramente ,se dovessimo paragonarlo ad una cipolla,non potrebbe che essere quella di Montoro!

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