Istituto Grandi Marchi: Posizionamento 2021 e Prospettive
di Antonio Di Spirito
L’Istituto Grandi Marchi è un’associazione fondata nel 2004 da 18 grandi aziende vitivinicole italiane con lo scopo di diffondere la cultura e la tradizione del vino italiano di qualità nel mondo.
Le aziende associate sono: Alois Lageder, Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Col d’Orcia, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi.
Ogni anno l’Istituto Grandi Marchi traccia una sorta di bilancio e corrobora quei risultati con le evidenze di ricerche di mercato effettuate da NOMISMA, una società che realizza ricerche di mercato e consulenze per ogni tipo di aziende, rappresentato, come sempre, da Denis Pantini.
Quest’anno il convegno si è svolto i primi di marzo ed aveva un significato più importante del solito; innanzitutto è il primo dopo la lunga pausa imposta dall’epidemia; in secondo luogo, erano molto importanti i requisiti oggetto della ricerca commissionata a NOMISMA WINE MONITOR, restringendo la ricerca ai due limiti temporali: dal pre-Covid (ottobre 2020) a settembre 2021
I numeri dei fatturati danno una foto impietosa, ma confortante al contempo: le vendite del 2020 si erano attestate su 54.255 Milioni di Euro e sono risalite a 66.353 Milioni di Euro nel 2021; se confrontiamo questi volumi con le vendite record del 2019, pari a 85.504 Milioni di Euro, possiamo constatare che nel 2020 c’è stato un crollo del -36,5% anno su anno. Nel 2021 si è registrato una crescita del 22,3% rispetto al 2020, ma resta un ulteriore 22,4% da recuperare rispetto al fatturato dei tempi normali (2019).
Molto interessante la variazione del consumo del vino nel periodo Covid; nel 2020 l’84% degli intervistati dichiara di consumare regolarmente vino; di questi il 34% lo consuma fuori casa; nel 2021 la percentuale dei consumatori sale al 86% ed il 54%, però, lo consuma fuori casa.
Inoltre, il 52% degli intervistati nel 2020 dichiarava di aver diminuito il consumo del vino fuori casa, mentre nel 2021 questa percentuale è scesa al 43%. Il canale di vendita che ha limitato meglio questa contrazione è il ristorante (-41%), contro il -46% di winebar, enoteche, pub e bar.
Proprio quel canale, la ristorazione, che ricopre importanza strategica non solo dal punto di vista business, ma anche culturale, soprattutto per i “fine wines”, che è la fascia sulla quale Istituto Grandi Marchi punta di più. Non a caso, per rinsaldare un rapporto privilegiato con l’alta ristorazione, dimostrare la propria vicinanza al settore ed auspicare una ripresa forte e rapida, nel mese di novembre 2021 è stato messo in scena il format “Il Gusto nella Sfida – The Night’’, ideato proprio dall’Istituto, con il quale ognuno dei 18 associati ha promosso una serata in un ristorante rinomato nella zona di appartenenza: 18 grandi chef in 12 diverse regioni italiane hanno ideato e realizzato un menu appositamente per essere abbinato ai grandi vini del territorio di appartenenza.
Finita la “foto” finanziaria e le ragioni che l’hanno determinata, il sondaggio passa alla parte “intervista”, quella che serve a capire l’opinione e l’umore (il “sentiment”) che determineranno l’andamento economico del comparto vino; capire, insomma, quali saranno i criteri di scelta (drivers) del mercato nei prossimi mesi.
Con una lettura attenta e comparata dei dati, soprattutto quelli del 2021, si può desumere che i consumi saranno orientati sempre più a criteri di qualità e di sostenibilità della produzione (il 64% degli intervistati dichiara massima attenzione per ambiente e salute); il consumo al ristorante privilegerà in primis vini a denominazione e brand noti, con una maggiore attenzione alla provenienza locale o da vitigni autoctoni.
In particolare, ce lo confermano i dati in aumento di alcuni criteri di scelta, quali: “Caratteristiche organolettiche superiori”, “Produzioni da territori altamente vocati”, “Brand storici”, “Denominazioni importanti”, “Popolarità del vitigno” soprattutto se “Autoctono”, “Consigliato da Guide e sommelier”, “Presenza del marchio Bio”.
Piero Mastroberardino, presidente dell’Istituto, conclude dicendo che “molte aziende puntano con convinzione già da tempo su questi aspetti; tutti elementi che connotano il profilo imprenditoriale delle famiglie del vino che fanno parte dell’Istituto Grandi Marchi. Non ho dubbi che si continuerà a concentrare gli sforzi su questi fattori chiave del nostro posizionamento competitivo, sia con riferimento alle singole aziende, sia come progetto corale di promozione del vino italiano nel mondo”.