#IORESTOACASA, UNA RICETTA E UN VINO AL GIORNO 47: Braciole ripiene al sugo e Aglianico del Taburno “Vigna Cataratte” di Fontanavecchia
di Adele Elisabetta Granieri
C’è chi leggerà il Decamerone e chi scriverà “Le mie prigioni”, noi abbiamo pensato di suggerirvi una ricetta e un vino al giorno, affinché la cucina, il buon cibo e il buon bere ci siano di conforto nel trascorrere qualche serata a casa. Le ricette saranno semplici, da realizzare con ingredienti facilmente reperibili andando a fare la spesa come previsto. Quanto al vino, saranno suggerimenti di massima, da sostituire con quello che avete già in casa, che trovate facendo la spesa ordinaria o che potete acquistare online.
Braciole ripiene al sugo
Per le braciole
6 fette di carne
80 gr di pecorino grattugiato
2 spicchi d’aglio tritati
1 ciuffo di prezzemolo
50 gr di uvetta
50 gr di pinoli
sale e pepe q.b
1/2 bicchiere di vino rosso
1/2 bicchiere di olio extravergine di oliva
Per il sugo
1 lt di passata di pomodoro
1 cipolla tritata
sale e pepe q.b.
Procedimento:
In una pentola versate il pomodoro, l’olio, l’acqua e la cipolla insieme al sale e al pepe. Mettete il coperchio e fate cuocere a fuoco medio per circa 35 minuti.
Intanto stendete su un piano le fette di carne, battetele con il batticarne, salatele e pepatele e ricopritele con il pecorino, il prezzemolo, l’aglio, l’uvetta e i pinoli. Arrotolate e chiudete ogni braciola con stuzzicadenti e spago da cucina.
Sul fuoco mettete a cuocere in un tegame mezzo bicchiere d’olio e adagiate le braciole. Fate rosolare per qualche minuto, sfumando con il vino.
A questo punto adagiate le braciole nel sugo e lasciate cuocere per non meno di due ore.
Nella ricetta classica la braciola può anche essere fatta con la cotenna di maiale. Il procedimento per riempirla è lo stesso della braciola di carne.
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Vino
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Aglianico del Taburno “Vigna Cataratte”, Fontanavecchia: una grande interpretazione di Aglianico del Taburno, in cui le note di mora e amarena si fondono ai sentori di carruba e rabarbaro e si arricchiscono di delicati accenni di tabacco e terra bagnata. Un vino dal sorso intenso e profondo, rinfrescato da piacevoli ritorni balsamici e reso armonico dai tannini perfettamente integrati.
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- Ribollita e Chianti Istine
- Pizza in teglia e Gragnano Ottouve
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- Polpette alla napoletana e Ariapetrina di Masseria Felicia
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- Uova in purgatorio e Idea di Varvaglione 1921
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- Carciofi in cassuola e Lacryma Christi bianco Territorio de’Matroni di Cantine Matrone
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- Bombette pugliesi panate ed Es di Gianfranco Fino
- Calamari ripieni e Vermentino di Gallura Clos di Atlantis
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3 Commenti
I commenti sono chiusi.
Buongiorno, grazie per la descrizione tutto chiaro a parte per la carne, che fettine devo comprare ?( perché vivo al nord Ovest ed i tagli sono differenti). grazie e Saluti a Voi Tutti Antonio
Antonio, si usa un taglio chiamatoo Pezza a cannello che sarenne la noce.
Ti riporto i nomi regionali dal web.
La noce
“Belluno, Mantova, Milano, Padova, Perugia, Rovigo, Trento, Treviso, Verona e Vicenza non si scostano da noce. Bari, Foggia, Napoli e Potenza preferiscono chiamare la noce come
pezza a cannello.
L’Aquila e Perugia la chiamano tracoscio, a Macerata lo scannello, a Mantova la spola mentre a Messina diventa il tanno. Genova? Pescetto. Venezia? Culatta. A Bologna è il bordone e a Torino la noce diventa la boccia grande”
In alternativa si usa anche il taglio “reale” o “locena” di manzo.
Ma, Antonio, puoi usare anche un taglio più tenero. Devi controllare la cottura e cuocerà prima.
Se hai la possibilità chiedi al tuo macellaio un pezzo di cotenna di maiale(solo la cotenna senza il grasso) (ma lo puoi togliere anche tu il grasso con un coltello ben affilato) e fai, con lo stesso procedimento, una braciola ancora più gustosa(nella ricetta è accennata) che cuocerai insieme alle altre braciole.
Saluti
A roma La Rosa PS Sinceramente non capisco le due cotture separate del sugo e delle braciole per poi assemblarle e continuarne la cottura .Trovo pratico soffriggere nella stessa pentola cipolla e braciola per poi aggiungere il sugo che faccio partire a fuoco vivo per poi regolare la fiamma fino a cottura ottimale con la carne di vitello o maiale in un sugo denso dal sapore niente male che chiama la scarpetta nel finale innaffiata da un falerno d’annata per una cerimonia mai scontata che è cibo e vino in una tavolata FM