InVINOveritARS: Il giardino incantato di Maurizio Zanella a Erbusco, in Franciacorta
di Ilaria Oliva
La magia inizia quando Annamaria Clementi Zanella, madre di Maurizio, acquista “Ca’ del Bosc”, una piccola casa in collina ad Erbusco, due ettari di proprietà immersi in un fittissimo bosco di castagni. L’incontro fra il giovanissimo Zanella e la dolcezza della Franciacorta fa scoccare una scintilla che durerà per sempre. Dopo un viaggio in Champagne, per studiare ed approfondire gli stili e le modalità produttive delle storiche maison, Maurizio ritorna con l’idea irremovibile di realizzare qualcosa di simile. Quella che era una casa immersa in un bosco di castagni, si trasformerà negli anni in una delle più moderne e avanzate cantine d’Italia. Da allora un unico principio definisce l’essenza di Ca’ del Bosco: la ricerca dell’eccellenza, al punto da sfiorare la maniacalità, quando, nel 2014, con la conversione totale al biologico, si decide di sottoporre le uve ad un procedimento di lavaggio acino per acino, che viene da Zanella stesso ironicamente definito“la SPA dell’uva”.
Nel 2023, a seguito del completamento del patrimonio viticolo e delle aree in cantina, Ca’ del Bosco ha raggiunto gli obiettivi prefissati 50 anni fa e inaugurato una nuova fase della sua storia, celebrando questo traguardo con il Franciacorta Annamaria Clementi R.S. 1980.
Tanto per dare qualche numero, oggi l’azienda produce due milioni di bottiglie di vino da 283 ettari di vigneti per un fatturato di 50 milioni di euro.
Ma non è tutto: come stiamo imparando a comprendere dai nostri approfondimenti sul tema, vino e arte sono due mondi da sempre molto vicini, ed oggi i progetti artistici delle case vinicole – italiane e non – lo confermano. Le motivazioni alla base di questo genere di iniziative sono varie e spazianodalla passione personale, al collezionismo, dal desiderio di continuare nell’opera di mecenatismo di una casata importante, all’intenzione di valorizzare il paesaggio culturale, per finire con la semplice voglia di lasciare un segno di sé differente.
Maurizio Zanella sembra appartenere alla prima categoria, quella dell’appassionato d’arte, ma il suo progetto non si può assolutamente riassumere in modo così sbrigativo: l’ho incontrato qualche anno fa in azienda, dove, dall’apertura del “Cancello solare” di Arnaldo Pomodoro – una sorta di “stargate” spaziotemporale – si viene introdotti in un parco sculture variegato, che racchiude in sé l’idea del mondo del vulcanico proprietario.
A partire, innanzitutto, dalla scelta della scultura, per la sua tridimensionalità che la rende affine alla percezione del vino: visiva, olfattiva e gustativa. Da qui una serie di “incontri ravvicinati” con artisti a lui noti o del tutto sconosciuti, dai quali si è lasciato affascinare e con i quali ha condotto serrate trattative per convincerli a dar forma ai suoi desideri: come nel caso di Pomodoro, che non voleva assolutamente saperne di realizzare un cancello (“Io non faccio cancelli!” fu la sua chiusa lapidaria al primo incontro, ed oggi invece il cancello c’è); o Igor Mitoraj che ha sempre realizzato lavori in bronzo, ma che alla fine ha ceduto alla richiesta di realizzare un’opera di grandi dimensioni in marmo; o il cinese Zheng Lu, che pur non conoscendo l’inglese è riuscito ad interpretare il sogno di collocare una sua esplosione di parole liquide all’interno della cantina. Il tutto senza intermediari, curatori o altro: il suo era un desiderio di allargare la visione in modo da catturare anche un pubblico più ampio, quello degli appassionati d’arte, basandosi sul suo istinto personale.
Per cui a Ca’ del Bosco trovano spazio varie tipologie di interventi: dal neoclassicismo rivisitato di Mitoraj, alla transavanguardia di Mimmo Paladino, dall’arte povera e concettuale di Spirito Costa all’iperrealismo di Stefano Bombardieri, all’arte pop e di stampo ecologista del collettivo Cracking Art, il tutto con una sua peculiare coerenza.
E così sostare nel parco, rispecchiandosi nella natura riflessa nelle colonne di acciaio di Rado Kirov, o affacciarsi sul laghetto a rimirare le sculture geometriche di Bruno Romeda; camminare all’interno delle bottaie, sotto lo sguardo severo del “Testimone” di Mimmo Paladino; guardare dal basso “Il peso del tempo sospeso” di Bombardieri, o confrontarsi con il concetto dell’uovo ripetuto all’ennesima potenza nel lavoro di Costa, diventano un valore aggiunto alla visita ad un’azienda storica, in continua espansione, in perpetuo movimento, come lo spirito perennemente in progressdel suo patron.
Negli ultimi anni altri lavori si sono aggiunti alla collezione, ma l’ultima novità in ordine di tempo è la concretizzazione di un’anticipazione che mi aveva rilasciato già nel 2019, cioè l’intenzione di scommettere sui giovani artisti con un premio biennale di scultura: Zanella quando dice una cosa poi la fa, e infatti nel maggio 2023 è stato istituito il Premio Scultura Ca’ del Bosco, concorso riservato a grandi sculture da esterni per artisti under 40. Il premio mira a rendere istituzionale il forte rapporto già esistente tra l’azienda e l’arte, aggiungendo un’azione di mecenatismo che punta sulla nuova generazione artistica.
Per realizzarlo, stavolta Zanella si è avvalso della collaborazione di Venetian Heritage e, in particolare, del suo direttore Toto Bergamo Rossi, per l’individuazione di una giuria di qualità che, per questa prima edizione, ha coinvolto personalità che rappresentano e gestiscono le risorse del mondo dell’arte e della creatività in generale: Mario Codognato, direttore della Fondazione Berggruen; Davide Dotti, critico d’arte e curatore di Palazzo Martinengo a Brescia; Arturo Galansino, dg della Fondazione Palazzo Strozzi a Firenze; Pepi Marchetti Franchi, senior director Gagosian; Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino; Maria Luisa Frisa, teorico della moda, curatore, professore ordinario all’Università Iuav, Venezia.
La giuria ha proceduto alla selezione degli artisti su invito e vincitrice di questa prima edizione è stata designata l’opera handandland di Irene Coppola (Palermo, 1991), un lavoro che indaga il confine tra natura e cultura, tra vegetale e artificiale, tra luce e materia: una installazione di neon realizzato in vetro verde soffiato a Murano che illuminato diventa arancione, in cui si rincorrono le parole hand e land, a sottolineare come la mano dell’uomo viva in un equilibrio delicatissimo e inestricabile con la terra.
Le spirali della scritta, da cui emergono le parole “hand and land”, si rifanno alla struttura del viticcio tipico delle piante rampicanti come la vite. Il 21 novembre scorso handandland è stata inaugurata negli spazi aziendali, andando ad abitare la tenuta assieme alle altre opere già presenti: inizialmente destinata ad essere allocata all’aperto, ma, a causa della delicatezza del vetro, ricollocata su una grande parete più riparata, ma ancora più vicina ai reparti produttivi.
Caratterizzato da cadenza biennale, la seconda edizione del premio sarà annunciata nel 2025 per concretizzarsi nel 2026, ma già Zanella ha in mente di rivedere il regolamento, pensando alla possibilità di alzare il limite di età degli artisti. D’altronde un “Codice genetico” di questo genere è difficile da tenere fermo come la scultura di Rabarama all’ingresso della cantina.