InVINOveritARS: Antinori Art Project, fiore all’occhiello di una storia d’amore senza fine, a Bargino, nel Chianti Classico


Antinori nel Chianti Classico - credit Leonardo Conti

Antinori nel Chianti Classico – credit Leonardo Conti

di Ilaria Oliva

Reduce da un tour in Toscana, iniziato proprio con una visita alla cantina di Antinori nel Chianti Classico, ho ancora in mente l’impressione avuta al mio arrivo: quella di trovarmi al cospetto di una sorta di astronave gigantesca, planata su una collina, e ricoperta da vigne.

La sensazione di essere all’interno di un “oggetto non identificato” proveniente da un altro pianeta persiste per tutta la durata della visita: dai materiali utilizzati alle forme create, dall’architettura delle grandi sale di affinamento ai dettagli di design delle salette interne, tutto parla di elegante magnificenza. Cotto e corten, che scambiano energia con il legno, in un gioco di elementi ton sur ton che non fa che amplificare il senso di monumentalità: l’architetto Marco Casamonti ha lavorato molto su questo effetto, così come sulla necessità di mimetizzare nella natura un progetto così importante, e, in effetti, dalla superstrada che costeggia la cantina, quello che si percepisce sono solo delle lunghissime vetrate e tante vigne. Un investimento “forse fuori misura”, come emerge dalle testuali parole del marchese Piero nell’emozionante filmato introduttivo realizzato dalla regista amica di famiglia Cinzia Th. Torrini, ma “destinato alle generazioni future”. Un ponte lanciato nel tempo.

E di questo si tratta: la Cantina Antinori nel Chianti Classico è il simbolo del legame profondo che sin dal 1385 lega la famiglia Antinori alla passione per le arti, pittura, scultura, architettura, e naturalmente l’arte di saper trasformare i frutti della terra in grandi vini. Da oltre seicento anni, i Marchesi Antinori hanno legato il proprio nome all’eccellenza nell’arte del vino e alla migliore tradizione mecenatistica.

Cantina Antinori nel Chianti Classico

Cantina Antinori nel Chianti Classico

Pertanto, quando nel 2012 hanno inaugurato la nuova cantina, dopo cinque anni di lavori ben riassunti nel documentario mandato in loop nella saletta d’attesa, hanno trasferito parte della loro collezione privata in questa nuova location, dove hanno poi voluto inserire un nuovo progetto artistico, che unisse la tradizione con la valorizzazione delle nuove generazioni di artisti: è nato così Antinori Art Project, una piattaforma di interventi in ambito contemporaneo, realizzato in collaborazione con curatori di rilievo, uno speciale programma di commissioni annuali, molte delle quali site-specific,
rivolto a giovani ma già affermati protagonisti della scena artistica nazionale e internazionale.

E quindi, arrivando in cantina dall’ingresso principale, è impossibile non notare l’ultima opera in ordine temporale, realizzata nel 2023 da Elisabetta Benassi: un grande tappeto che dà il benvenuto agli ospiti, dal titolo La fanciulla del West, in cui viene trasposto il telegramma che il grande compositore Giacomo Puccini inviò al Marchese Piero Antinori nel 1910, in occasione della Prima di questa opera lirica alla Metropolitan Opera di New York.

La fanciulla del West - 2023 Elisabetta Benassi

La fanciulla del West – 2023 Elisabetta Benassi

Ma, andando a ritroso nel tempo, gli interventi iniziali hanno visto nel biennio 2012/2013, a cura di Chiara Parisi, il coinvolgimento di Yona Friedman che, da architetto, ha ripensato la funzione dello spazio museale proponendo un modulo tridimensionale che diviene una struttura spaziale in cui si possono esporre interventi artistici e pedagogici: Iconostasi, una soluzione strutturale interattiva che campeggia nello spazio centrale della cantina, visibile praticamente da ogni punto della stessa, e con la quale, nel 2014, hanno interagito con interventi artistici Diego Perrone e Patrick Tuttofuoco.

iconostasi - Yona Friedman

iconostasi – Yona Friedman

E Rosa Barba, che al Bargino ha realizzato un lavoro monumentale in uno dei tre cortili, trasformandolo in una macchina ottica, Sun Clock per l’appunto, dove il tempo esterno entra attraverso un meccanismo allestito attorno alla fessura circolare nel tetto: la volta viene trasformata in una lente che filtra la luce del sole e permette all’esterno di depositare il passare del tempo, fissato attraverso delle scritte sul pavimento. Jean-Baptiste Decavèle, invece, ha lavorato direttamente con le immagini, realizzando un video in cui crea una raffinata narrazione visiva che si costruisce a partire dagli oggetti presenti a Palazzo Antinori.

Sun Clock, Rosa Barba

Sun Clock, Rosa Barba

Nel 2014, con l’arrivo di Ilaria Bonacossa alla direzione artistica del progetto, protagonista è stato Tomàs Saraceno che ha realizzato l’opera Biosphere 06, cluster of 3, installata nello spazio verticale dello scalone interno della cantina: attraverso forme che evocano la struttura e la leggerezza delle bolle di sapone, catturate in una compagine architettonica di cavi neri, simile a una ragnatela, Tomás Saraceno sembra rendere stabili e abitabili spazi sospesi e volatili.

Biosphere, Tomas Saraceno

Biosphere, Tomas Saraceno

Nel 2015 la collettiva Still Life Remix, dedicata all’intramontabile tema della natura morta, ha condotto all’acquisizione, l’anno successivo, dell’opera site-specific Giant Fruit di Nicolas Party: una gigantesca Natura Morta in risposta all’architettura innovativa della cantina, che ne trasforma la percezione con un imprevisto cambio di scala.

Giant-Fruit, Nicolas Party

Giant-Fruit, Nicolas Party

Sempre del 2016 l’installazione di Clessidra dell’artista Giorgio Andreotta Calò, la cui ricerca si articola attraverso un sofisticato rapporto tra naturale ed artificiale: Clessidra nasce da un tronco corroso dalle maree nella laguna veneziana in cui l’acqua viene evocata dall’aspetto simmetrico dell’opera che sembra rispecchiare sé stessa.

Clessidra, Giorgio Andreotta Calò

Clessidra, Giorgio Andreotta Calò

E ancora, la commissione dell’opera “Portal del Angel” dello scultore Jorge Peris, un precario arco di trionfo realizzato attraverso la riappropriazione di materiali locali, come gli antichi orci di terracotta usati storicamente per conservare l’olio, frutto di studi approfonditi dell’artista sullo spazio architettonico specifico, monumentale e quasi invisibile della cantina, simbolo dell’unione simbiotica tra natura ancestrale e produttività contemporanea.

Portal del angel, George Peris

Portal del angel, George Peris

Nel 2017 è stato poi commissionato a Stefano Arienti un nuovo progetto nato per essere in dialogo con un capolavoro della storia dell’arte rinascimentale, la lunetta raffigurante La resurrezione di Cristo di Giovanni Della Robbia, detta “lunetta Antinori”, oggi proprietà del Museo di Brooklyn, che tornava a essere presentata al pubblico, dopo 500 anni, al Museo Nazionale del Bargello a Firenze, nell’aprile 2018, a seguito di un importante restauro sostenuto negli Stati Uniti dalla famiglia Antinori. In contemporanea, nella cantina del Chianti Classico, veniva esposta una nuova installazione site-specific di Arienti, “Altorilievo”, nata per la vinsataia e che si articola come la scomposizione di un alto-rilievo scultoreo, disegnata su teli antipolvere, assumendo una tridimensionalità quasi marmorea, che permette all’artista di ricreare uno spessore simile a quella dell’opera originale.

Altorilievo, Stefano Arienti

Altorilievo, Stefano Arienti

Chiudendo ancora in ordine temporale, nel 2019 Sam Falls ha realizzato un’opera pittorica ambientale site-specific: Untitled, una grande tela, lunga e stretta, quasi un orizzonte, cosparsa di pigmenti a secco, è stata lasciata tra le vigne. Attraverso il contatto con elementi naturali e atmosferici, come il sole, l’umidità, la caduta spontanea di foglie e arbusti, la tela è stata ‘dipinta’ dalla natura e, successivamente, istallata in uno dei due scaloni che attraversano in altezza la cantina Antinori. In questo modo, la vita naturale del paesaggio del Chianti Classico è entrata nell’architettura ipogea della cantina, dando vita a una sorprendente crasi tra interno ed esterno, tra natura e architettura contemporanea, trasformandosi metaforicamente in una finestra naturale.

Cantina Antinori

Cantina Antinori

Un progetto corposo, ben connotato e perfettamente dialogante con la struttura, dalla quale, tuttavia, rischia di essere un po’ fagocitato: il mio consiglio è di andare a visitare la cantina, magari dopo aver letto questo pezzo.

bottaia

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