Invecchiato Igp. Cappello di Prete 2009, Candido
Il Cappello di Prete di Candido è una delle grandi creazioni enologiche dell’indimenticabile enologo Sverino Garofano. Ci sono vino che vano bevuti in occasioni speciali, in primo luogo con persone con cui stiamo bene insieme. Se poi sei nel posto giusto allora fai Bingo.
Nel posto giusto giusto ci siamo eccome: precisamente nella Osteria degli Spiriti a Lecce, il regno di Tiziana Parlangeli e Piero Merazzi che si ricordava perfettamente il posto dove ero seduto proprio con Severino Garofano e la figli Renata a pranzo tanti anni fa. Stavolta con i cari amici Davide Gangi, vulcanico inventore di format sulla comunicazione del vino, Beniamino D’Agostino della cantina Botromagno e del collega Pino de Luca, storica firma del vino in Puglia, ci godiamo una buona cena con i controfiocchi. Al momento clou, le braciole di carne di cavallo, Piero, da oste consumato ed esperto, tira fuori quest’ultima grande bottiglia che gli è rimasta.
Il vino ha di bello questo. Come d’incanto, è come se Severino fosse entrato e si fosse accomodato al tavolo con noi. Il mago del Negroamaro, che con lui ha toccato vette difficilmente eguagliabili, si rivela ancora una volta nei profumi di spezie e di frutta matura, ciliegia al cento per cento, rimandi fumè e carruba, poi nello scatto al palato agile, veloce, al tempo stesso caldo e piacevole con una chiusura straordinariamente pulita e precisa. Tralasciamo la considerazione, banale, sulla gioventù di questa esecuzione, una delle migliori di sempre in una annata tra l’altro abbastanza complicata per le uve tardive.
L’azienda Candido fu una delle prime ad imbottigliare i vini a partire dal 1957, proprio con un giovanissimo Severino Garofano che dall’Irpinia si era trasferito in Salento. Ed è con Francsco Candido che nel 1974 nasce il Cappello di Prete che darà mille soddisfazioni al figlil Alesandro, tra cui la citazione nei 1001 vini da bere almeno una volta nella vita di Neil Beckett.
E la serata si chiude così, con un grande brindisi alla memoria di Severino, il piacere immenso di stare insieme e di condividere ciascuno dei ricordi del suo vissuto e dei suoi vini e la gioia di poter fare ancora tante cose insieme.